martedì 21 luglio 2009

QUELLO CHE C'E' DI BUONO IN JEAN JACQUES ROUSSEAU

Un pensatore tanto bistrattato ai giorni nostri, come anche ai suoi tempi,che io ho assunto come guida nel mio percorso di educatrice sia in ambito scolastico che familiare, sfrondandolo però degli elementi contingenti legati al periodo storico in cui visse e assumendo come principi quegli elementi universali che ho ravvisato nel suo pensiero pedagogico.

Non so se sia corretto definirlo ILLUMINISTA, dati i rapporti che ebbe con gli altri illuministi del suo tempo, in particolare Voltaire.

Certo che ormai sono passati tanti anni da quel mio primo approccio, non ho più i libri sui quali ho studiato e non posso quindi fare alcun riferimento oggettivo.

Di Rousseau mi sono rimasti alcuni concetti che forse ho interpretato in maniera personale e che ho coniugato con le "note a margine" dei pensatori, in particolare pedagogisti, che son venuti dopo di lui.

Quello che io ho conservato come assunto è che la natura in generale, e umana in particolare, è fondamentalmente buona (il buon selvaggio),ma ciò tuttavia non mi ha condotto, come il Rousseau, al rifiuto della cultura che egli vedeva come una sovrastruttura in grado di contaminare la natura fondamentalmente buona dell'uomo, ma anzi, effettuando una strano connubio tra le teorie di Rousseau e quelle cosiddette "strutturaliste" di Bruner, sono pervenuta alla conclusione che "tutto può essere insegnato a tutti" e che è proprio la cultura ( così come io la intendo) che è in grado di favorire il processo di emancipazione dell'uomo e la sua capacità di adattamento e di interazione con l'ambiente(in senso lato).

Secondo Rousseau, il ruolo dell'educatore non deve considerarsi attivo ma passivo,intendendo con questo che egli non deve esercitare un'azione di tipo impositivo o coercitivo ma,al contrario, deve limitarsi a togliere gli ostacoli che si frappongono al libero sviluppo della personalità.

Volendo esemplificare: l'educatore si pone come colui che, per indirizzare il corso di un ruscello in modo che non produca effetti rovinosi nell'ambiente circostante, ma che anzi le sue acque siano pienamente utilizzabili in maniera positiva, scava uno o più canali entro i quali il fiume spontaneamente si dispiegherà. Oppure, per fare un altro esempio, come l'agricoltore che, volendo garantire il miglior sviluppo ad un albero, lo libera dalla vegetazione infestante e ne toglie i getti che si stanno sviluppando nella direzione sbagliata, orientando la vegetazione verso uno sviluppo il più possibile equilibrato e armonico.

Ne consegue la messa al bando di ogni lezione cattedratica che miri ad imporre conoscenze da acquisire acriticamente, limitando la lezione frontale agli aspetti organizzativi di una più ampia attività didattica che vede l'insegnante non più al centro del rapporto insegnamento-apprendimento, ma come piuttosto una guida che predispone le condizioni più idonee a che il discente consegua da sè la capacità e l'interesse all'apprendimento( inteso come modificazione strutturale in senso evolutivo, di processi di interazione col mondo circostante e presa di coscienza dei propri processi cognitivi in prospettiva meta-conoscitiva).

Adesso mi fermo perchè altrimenti questo post rischia di trasformarsi in un trattato pedagogico e anche perchè vorrei lasciare spazio a qualche commento.

13 commenti:

Licia Titania ha detto...

Che cosa posso dirti? Finché ci saranno mamme ed educatrici che si ispirano a Rousseau, c'è speranza per il mondo di domani. Questo anche se lui aveva abbandonato, non ricordo se uno o più, figli illegittimi. Il suo pensiero resta grande; educare come e-ducere (giusto?), tirar fuori quello che c'è di buono. Sono contenta che anche tu ci creda. Ciao.

Paola D. ha detto...

E-ducere...il latino lo capisco ancora, per fortuna.
Per quanto riguarda i figli di Rousseau, si sa: il calzolaio ha le scarpe rotte, l'ingegnere la casa destrutturata, e via dicendo...:))
Ciao,Licia.

Miriam ha detto...

E la fisioterapista ha la madre con i problemi articolari...
Ho fatto in tempo a studiare un po' di latino alle scuole medie prima che sparisse dai banchi della scuola media, ma francamente non posso reggere il confronto con voi!
Tutti i pensieri sono grandi se messi in pratica, bisogna ricordarsi che è sempre meglio rimboccarsi le maniche piuttosto che aspettare la manna dal cielo!
Ma lasciando da parte i miei fuochi...voglio sperare che possiamo fare ancora molto per il futuro dei figli di domani.
Ciao a entrambe!

Paola D. ha detto...

Miriam: non ti porre questi problemi:per ogni cosa che uno sa più di un altro,ci sarà qualcosa che l'altro sa e lui no.Insomma, in fondo parlare è bello e facile, ma è chi si rimboccsa le maniche che fa la differenza, come giustamente tu dici.
Un caro saluto e buona notte!

Miriam ha detto...

Bè, è proprio il caso di darci la Buonanotte!!!
Sogni d'oro, carissima!

Licia Titania ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Licia Titania ha detto...

Ciao Kinnie, nel mio primo commento non volevo fare sfoggio di cultura latina, chiedevo davvero se è giusto perché anche se conosco bene le lingue straniere, la mia cultura classica è MOLTO superficiale e limitata. Spero di non essere stata fraintesa. Tornando a Jean-Jacques e al discorso del "figlio del calzolaio", il mio amato figliolo rifiuta tenacemente di imparare l'inglese che io insegno e, se potesse, financo l'italiano...limitandosi a poche (e sboccate) espressioni genovesi. Buonanotte .-))

md ha detto...

Jean-Jacques è stato uno dei miei maestri per molto tempo, e proprio sulla sua concezione del "buon selvaggio" (piuttosto complessa e un po' diversa da quel che di solito si trova nei manuali o per cui veniva deriso da Voltaire) ho fatto la tesi. Non saprei dire se le sue teorie pedagogiche siano ancora tutte valide (Emilio resta comunque un testo ricco e affascinante), è vero però che la sua concezione di "uomo naturale" va proprio nella direzione dello sviluppo onnilaterale di tutte le facoltà (non solo di quelle intellettuali, com'è ovvio).
E come riconosce il suo "allievo" Levi-Strauss, l'antropologia e le scienze umane cominciano davvero e seriamente con lui.
Un saluto!

riccardo uccheddu ha detto...

La questione del Rousseau "illuminista" è un po' complessa. Appartiene, come tale, a temi... tecnicini della storia della filosofia.
Ma semplificando, io concordo con eminenti storici della filosofia (come per es. l'Abbagnano) che considerano il buon J.J. un illuminista ma sui generis, particolare.
Particolare perchè alla ragione anteponeva l'istinto, benchè anch'egli si proponesse di contrastare l'ignoranza ed il fanatismo.
Tuttora validissima, secondo me, la sua impostazione pedagogica e la fiducia che egli nutriva nei confronti della spontaneità e delle potenzialità dei bambini e dei giovani, che vanno guidati nel rispetto della loro personalità, non repressi.
Concordo inoltre col legame tra lui e Levi-Strauss, come ricordato da md.
Buona domenica!

Paola D. ha detto...

Riccardo e MD, sono contenta che anche voi concordiate sul parere favorevole nei confronti di Rousseau.
Finora mi sono sentita un po' "anomala":(
Grazie e buona domenicA a voi (tanto ormai è finita!)

Paola D. ha detto...

Licia: era solo una battuta.:)

Miriam ha detto...

"Anomala" tu? Dio mio...allora io devo nascondermi....
Un caro abbraccio, eddai che la Domenica non è ancora finita....

Jacqueline Spaccini (Artemide Diana) ha detto...

Sarà, ma non appena appresi - sui banchi di scuola - che il beneamato Jean-Jacques aveva abbandonato alla "ruota" i suoi figliolini infanti, nati dall'unione con la sua serva Thérèse... non lo seguii più.

Chi predica bene dovrebbe altrettanto bene razzolare.

A mio parere, perlomeno.

Ciao e buon blog!
(una ex-settecentista)