venerdì 14 agosto 2009

FRA CINQUECENTO ANNI SAREMO TUTTI NERI

Repubblica — 21 agosto 1993 pagina 21 sezione: CRONACA

L' EVOLUZIONE della specie umana è finita. L' uomo e la scimmia, i cui destini si divisero alcuni milioni di anni fa, rimarranno alla stessa "distanza genetica", che è molto piccola, per i prossimi millenni. Unico cambiamento atteso: il colore della pelle. Migrazioni, viaggi e mobilità crescente dell' umanità favoriranno gli incroci e tra cinquecento anni tutti dovremmo avere la pelle più scura. La "sentenza" è stata espressa al convegno mondiale di genetica in corso a Birmingham da uno dei biologi britannici più famosi, Steve Jones, professore all' University College di Londra. Secondo lo scienziato sono scomparse quelle condizioni che, secondo la teoria evoluzionistica inaugurata da Charles Darwin, determinano il progresso biologico di una specie. In sintesi, la teoria dice che ad ogni generazione, quando si trasferisce il patrimonio ereditario, si verificano un certo numero di mutazioni nei geni. Spontaneamente. La stragrande maggioranza non ha alcun effetto. Poche invece determinano una modificazione dell' organismo, più o meno evidente. Alcune sono indubbiamente sfavorevoli: basti pensare a quelle che causano le grandi malformazioni. Per altre invece è l' ambiente a decidere. Un esempio classico è l' anemia mediterranea: chi ha il gene mutato responsabile di questa malattia del sangue ha maggiori probabilità che i suoi figli abbiano la forma più grave e rapidamente mortale ed egli stesso ha qualche problema di anemia e di fegato. Ma è invulnerabile alla malaria. Non a caso sino a che in Italia vi erano zone malariche, uomini e donne col gene dell' anemia mediterranea vivevano e si riproducevano quanto gli altri, rappresentando una parte molto consistente della popolazione. Ora che la malaria non c' è più, chi ha questo gene ne soffre solo gli svantaggi e gli italiani con anemia mediterranea stanno diminuendo rapidissimamente. Le mutazioni genetiche quindi, se da una parte sono fonte di malattie, dall' altra sono il "motore" dell' evoluzione. Ma questi piccoli errori che avvengono durante il trasferimento del Dna ai figli stanno diminuendo per tre motivi che Jones ha voluto sintetizzare così: "La progressiva scarsità di genitori anziani, il tumultuoso aumento delle conoscenze mediche e l' invenzione della bicicletta". Il motore evolutivo delle mutazioni, ha ricordato il biologo, "accelera", con i relativi effetti patologici, al crescere dell' età dei genitori e della consanguineità delle unioni. "Al giorno d' oggi - ha detto Jones - se si comincia tardi ad avere figli, poi si finisce a 35 anni. La mobilità (di cui la bicicletta è stata il primo simbolo) ha progressivamente aumentato la distanza media tra le residenze dei due promessi sposi e la possibilità quindi che vi sia della consanguineità. In America siamo ormai a 500 chilometri. E la distanza è destinata a crescere: proprio per questo alla fine tutti avremo un po' di geni neri. Infine la medicina sta appiattendo la selezione naturale del meno valido geneticamente". Ma su quest' ultimo punto non tutti i biologi si sono detti d' accordo.

di ARNALDO D' AMICO

2 commenti:

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Sulle capacità di prevedere il futuro, mantengo le mie riserve. Dal punto di vista geometrico, una operazione del genere si definirebbe estrapolazione, etutti coloro che si occupano di scienze sperimentali sanno quanti errori si possano commettere quando si voglia estrapolare, che poi in fondo significa prendere una tendenza di questi ultimi anni e pretendere che essa si preservi anche in futuro. Se qualcuno l'avesse fatto pretendendo di descrivere il novecento con il metro dell'ottocento, avrebbe sbagliato clamorosamente!
Con questa premessa, ritengo anch'io che la tecnologia impedisca che la selezione naturale svolga la sua funzione. Delle tre cause che tu elenchi, proprio il progresso della medicina, che tu poni come il più problematico, a me pare invece quello più evidente. Sui primi due, avrei delle perplessità a ritenerli così fondamentali. Le mutazioni possono verificarsi anche durante la vita per effetto ad esempio dei raggi cosmici, e questi individui possono a loro volta propogare nei loro eredi le loro mutazioni, che poi non necessariamente devono portare a malattie (dipende ovviamente, dallo specifico tipo di mutazione).

Paola D. ha detto...

@Vincenzo:quando si cerca di prevedere il futuro, io penso che nessuno voglia "pretendere" che esso si avvererà tale quale. Riguardo alle estrapolazioni, infatti, sono d'accordo con te.
Purtroppo però l'uomo ha sempre bisogno di punti di riferimento, non solo nelle sue operazioni mentalì, ma anche per definire la qualità della vita stessa: ecco perchè si azzardano tante previsioni ed è inutile negare che questo è un campo che mi affascina.
Prendi per esempio Einstein: nessuna delle sue "previsioni" o teorie si è avverata, per ovvi morivi.
Questo non significa però che esse non siano ancora ritenute vere e che costituiscano la base per le ricerche successive.
Il campo delle scienze sperimentali è per me sconosciuto, però ritengo che è con questo spirito che bisogna accostarsi ad esse.
Scusa, non voglio, nè sono in grado di darti lezioni in questo campo, sto solo cercando di esprimere le mie convinzioni( che ci devono essere, ripeto, chiamali pure pregiudizi, se vuoi).
PS:la rilettura del tuo libro mi ha consentito ancora una volta di apprezzarne il rigore logico-argomentativo.
Purtroppo, anzi volutamente, mi riservo di leggerne ancora la parte conclusiva. Ti farò sapere.Ciao.