domenica 16 agosto 2009

L'ISOLA SENZA PONTE

(Stretto di Messina)

Al centro del Mediterraneo. Nel cuore della storia e della cultura dell’Europa occidentale. Eppure inaccessibile e incomprensibile, talvolta, da chi osserva dall’esterno.
La Sicilia è un punto geografico nell’atlante ma, soprattutto, un luogo simbolico. Un’isola a sé stante. Un’isola più isola delle altre. Abbastanza vicina alla terraferma eppure così distante, lontana. Un luogo assoluto, dove gli opposti si attraggono e si respingono in continuazione.
Un’isola senza ponte. Come la definisce nel suo libro l’agrigentino Matteo Collura, scrittore e giornalista del Corriere della Sera .

Quel ponte che con ostinazione il governo VORREBBE costruire, sfidando le leggi della natura e della storia.

Collura riflette sulla ’solitudine’ della Sicilia, quella attuale e quella letteraria. Richiama alla memoria grandi autori, da Pirandello a Sciascia, da Verga a Gesualdo Bufalino a Giuseppe Tomasi di Lampedusa. E disegna una storia costellata di fughe precipitose e di commoventi ritorni.

«Il titolo del mio libro - dice lo scrittore siciliano - ha un aggancio all’attualità politica ma in realtà è fortemente simbolico. Pur essendo sempre stata al centro della storia e della cultura, la Sicilia ha continuato a essere un’isola non abbastanza isola come diceva Giuseppe Antonio Borgese, ma in ogni caso molto più isola delle altre. Più della Sardegna, più della Corsica».

«Il legame che tiene stretti i siciliani alla loro terra non si scinde mai - continua Collura - un po’ come accade per gli irlandesi. Si tratta di una condizione di insularità particolare, un fatto che appartiene alla mitologia, qualcosa di ancestrale».

Nel libro, Collura svela il mistero dell’epitaffio di Leonardo Sciascia, “Ce ne ricorderemo, di questo pianeta”. “Lo scrittore di Racalmuto non ha scelto questa frase pensando al suo autore, Villiers de Lisle-Adam” dice Collura “Grazie ad alcune carte ora rese disponibili dagli eredi” continua “si evince che egli la conobbe quando era molto giovane grazie alla lettura di un libro di Leo Longanesi. Dopo averla usata ricorrentemente in appunti e articoli in uno degli ultimi giorni prima di morire decise di darla alla moglie, senza specificarne la paternità”.

Ma è su un altro scrittore, Tomasi di Lampedeusa, che Collura si esprime in netto contrasto con quello che ha sempre sostenuto: “A mio parere, Il Gattopardo è uno dei romanzi italiani più importanti, secondo solo ai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Sul suo autore e sulla sua opera ci siamo sbagliati tutti, perfino Leonardo Sciascia”.

8 commenti:

Paola D. ha detto...

Indipendentemente dal fatto che il ponte venga costruito o meno,la caratteristica insularità dei siciliani sembra irrducibile.
Il libro di matteo Collura, in effetti mi lascia un po' di amaro in bocca:questa presunta centralità della Sicilia,questo sentirsi gli unici depositari della saggezza, e nel contempo queto consapevole isolamento, sono contrari alla mia natura.Eppure molti siciliani sono così.

riccardo uccheddu ha detto...

Che dire? Proprio nel “Gattopardo” il Principe di Salina afferma che i siciliani pensano d’essere “dèi.”
Ma ho trovato quelli che ho conosciuto io, senz’altro sicuri di sé; mai, però, così superbi o… megalomani.
Che esista allora una “cifra” sconosciuta ai non-siciliani, un modo insomma che porti i siciliani a considerare sé stessi “dèi”… ma a non farlo capire agli altri? Chissà.
A voi… l’ardua sentenza.
A parte questo, condivido anch’io il giudizio di Collura sul “Gattopardo.”
Infatti, anche volendo tralasciare(?) architettura dell’opera, affresco storico, psicologia dei personaggi ecc., per me il “Gattopardo” è straordinario anche per musicalità.
E la musicalità è molto scarsa in parecchi romanzi italiani.
Ciao
Riccardo

Paola D. ha detto...

Il Gattopardo:l'ho riletto questo inverno e mi ha riempito di emozioni forti, anche se non sempre positive.
Tomasi di Lampedusa? Un grande.

riccardo uccheddu ha detto...

Aggiungo che anche noi sardi tendiamo ad una certa emh... autoreferenzialità.
Pur senza aver mai avuto una tradizione artistico-letteraria minimamente paragonabile alla vostra.
Che comunque, tutto ciò dipenda proprio dall'esser rimasti (gli isolani in genere cioè irlandesi, sardi, corsi, siciliani ecc.) per tanto tempo... isolati?
Il "Gattopardo", certo, lascia anche l'amaro in bocca per quanto d'attuale possiamo ancora trovarci. Ohi ohi!
Ciao

lella ha detto...

cio carissima
sono venuta con molto piacere a trovarti ,ancor + visto ke parli della mia terra di origine e di Messina, dove ho ho trascorso i primi anni della mia vita.
Sono a tua disposizione se hai bisogno....
a presto
Lella

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

L'idea di costruire quel ponte é una buffonata.

Ma penso non succederà. E' l'unica opera che non é mai davvero partita.

L'insularità sicula come quella sarda resteranno sempre forti e fiere. Non ci cancella il DNA di un popolo.

Paola D. ha detto...

@RICCARDO:hai proprio ragione,difficile cancellare il nostro DNA di eterni isolani.
Ma non impossibile,credo.

@Lella:sei la benvenuta nel mio blog, e non solo quale isolana:-)

@Daniele:non credo proprio che l'idea di quel ponte sia una buffonata:oltre che a rovinare il paesaggio, credo sia un modo per rimettere in moto l'economia di queste regioni meridionali.
Bisogna vedere a quale prezzo,però.

Miriam ha detto...

Ciao cara Kinnie, leggo solo ora questo tuo sentito post dove traspare tutto il tuo amore per la tua Sicilia e mentre scorrono le tragiche notizie dell'alluvione a Messina, non posso non pensarti ed essere vicina a chi si trova ora nel dolore per aver perso tutto e purtroppo sono in molti ad aver perso il bene più grande...la vita stessa!
Con sofferenza penso a chi ancora è sepolto sotto quel mare di fango e che non dà scampo.
Nessuna polemica da parte mia, ma sono in molti ora, a dire che è stata una tragedia annunciata e che si poteva evitare!
Spero che tu sia lontana dalla tragedia, sono in pensiero...
Un abbraccio!!! (Fatti sentire se puoi!)