sabato 30 gennaio 2010

ENTROPIA

Il termine ricorre sempre più spesso nelle discussioni tra ecologisti e in quelle di approfondimento della politica energetica. Ma ultimamente è stato applicato anche alla realtà sociale e finanziaria.

Per scoprire il suo significato è necessario rispolverare i due principi della termodinamica. Il primo principio afferma che "nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma". E' il ciclo della materia e della vita stessa a cui ogni studente occidentale viene abituato ed educato fin dai primi anni di scuola. In altri termini, in qualsiasi sistema chiuso, e nello stesso universo, la quantità di energia è costante. Il primo principio ci rassicura su di una sorta di eternità dell'energia.

Se l'energia si trasforma allora può anche essere recuperata all'infinito in una sorta di moto perpetuo. Purtroppo non è così. A ricordarcelo arriva il secondo principio della termodinamica affermando che un qualsiasi sistema chiuso tende a raggiungere la max. entropia, ossia la massima quantità di energia non utilizzabile e non disponibile e che quindi crea disordine e caos, infatti oggi il termine entropia è diventato sinonimo di questi due termini.
In breve, durante ogni conversione di energia se ne perde per sempre una parte in modo non reversibile.
Un esempio molto diffuso è quello dell'attività di riciclaggio del metallo: per quanto ci si sforzi non si riuscirà mai a riciclare il 100% del metallo dai rifiti delle merci. Anche se tutte le merci fossero recuperate tramite la raccolta differenziata al 100%, di per sé impossibile, comunque una parte dei metalli sarebbe andata precedentemente perduta per usura durante il loro utilizzo.

L'entropia pone un limite invalicabile all'equilibrio perenne del primo principio, infondendo anche un pò di pessimismo nella visione di lungo periodo al punto da sconfinare nel filosofico.

La realtà più concreta che si può associare al concetto di entropia è costituita dall' inquinamento nelle sue varie forme e in particolar modo quello, allo stesso tempo più tragico, banale e diffuso, che consiste nella iper-produzione di anidride carbonica (CO2) con le conseguenze dell'aumento dell' effetto serra e del "riscaldamento globale".

Le responsabilità della scienza sullo stato di salute del pianeta terra sono enormi. Alla base c'è proprio una questione di fondo di carattere epistemologico e cioè il fatto di aver alimentato una immagine del funzionamento della natura basata sulla reversibilità dei fenomeni.La natura è stata chiusa in una gabbia per poter essere controllata e sfruttatta meglio, in corrispondenza ed omogeneità alla logica di dominio sociale.

In realtà bisogna guardare la natura e la realtà sociale con occhi oggettivamente diversi per far fronte alla impellente necessità di progettare un futuro a "bassa entropia".

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Il post offre molti spunti di riflessione
Ma permettimi una puntualizzazione:
la scienza non ha nessuna responsabilità (se per scienza intendiamo le scoperte scientifiche e le conoscenze che gli studiosi ci mettono a disposizione)
La responsabilità è della "tecnologia" dell'applicazione delle scoperte scientifiche
E quindi dell'economia e de3lla politica.... buon tutto
mirco

Tina ha detto...

Resto ancorata a una osservazione ragioneristica, lo squilibrio tra risorse (territorio) e fruitori (popolazione).
La crescita del genere umano è geometrica o se vogliamo, un numero con esponte K, la terra non ha risorse bastanti per tutti.

Paola D. ha detto...

@ Mirco e Tina: scusate se non ho risposto prima ai vostri commenti, ma sono stata impegnata in un altro dibattito che mi ha "preso" interamente, tanto che mi sono dimenticata di gestire il mio blog.
E' inutile cercare delle responsabilità o attribuire colpe: ognuno cerca di fare il suo lavoro come meglio può. Il problema è di trovare strategie comuni per rimediare ai danni che si sono prodotti finora.
Tina: non credo che la terra non abbia risorse bastanti per tutti, è che non siamo ancora in grado di gestirle correttamente e globalmente: se tu pensi che perfino nel deserto piove ma gli abitanti di quelle zone non sanno fare in modo che l'acqua non si disperda.....
A presto.