domenica 13 giugno 2010

SULLE SPALLE DI DIDEROT

Sulle spalle di Diderot, come ha detto in una recente intervista, Eugenio Scalfari si accinge a compiere il suo ultimo viaggio nella modernità, in quell'epoca che lui definisce tale e che coincide generalmente con le concezioni illuministiche e che già da almeno un secolo egli afferma sia sulla via del tramonto, per non dire anzi che è già morta sotto la spinta dei "nuovi barbari" che si aggirano tra noi e di cui quelli che sono cresciuti nella sua epoca e con quella mentalità hanno piena consapevolezza.

Ecco quanto afferma in un recente articolo sull'Espresso:

"Non era mai avvenuto finora che i contemporanei avvertissero la fine della civiltà in cui erano nati e cresciuti. La storia antica procedeva con un passo molto più lento di quanto ora non accada e le trasformazioni d'una cultura e di un assetto sociale avvenivano molto gradualmente. La decadenza e la fine della grande civiltà egiziana fu impercettibile agli egiziani dell'epoca. Altrettanto era avvenuto per la fine della civiltà cretese-minoica, anche se su quel periodo di storia lavoriamo più su congetture che su fatti documentabili. Siamo però certi che anche la fine della civiltà romana, che la periodizzazione ufficiale fissa con l'ingresso dei
Goti in Italia nel 476 a.C., avvenne nella completa inconsapevolezza sia dei Romani invasi che dei barbari invasori."

Forte di questa consapevolezza egli si avventura " Per l'alto mare aperto" ( che è il titolo del suo ultimo libro) dei pensatori illuministi, a cominciare da Diderot, appunto, che con le sue idee  e con la stesura e diffusione dell'Enciclopedia, diede avvio a quella che Scalfari, ma forse anche molti altri, definiscono "età moderna" e che, a suo avviso si è già conclusa con Nietzche, che rappresentò la sua massima espressione e nello stesso tempo le diede il colpo mortale.

E' un viaggio appassionante che , sotto forma di una specie di conte philosophique, illustra , con il suo solito stile chiaro e schietto, il pensiero dei grandi uomini che hanno inciso profondamente nelle vicende storico-culturali degli ultimi quattro secoli, dalla rivoluzione francese, al capitalismo, al marxismo.

Non mancano citazioni di letterati che Scalfari annovera fra i cosiddetti pensatori moderni, a cominciare da Leopardi, per finire a Montale e Calvino.

Ho letto questo libro tutto d'un fiato, com'è mio solito e, alla fine ho avuto la sensazione che proprio quell'epoca sia finita, sotto la spinta della tecnologia e di nuove forme di pensiero che stanno soppiantando le vecchie idee illuministiche . E non è detto,scrive Scalfari, che si tratti ancora di un progresso( almeno come lo intendevano gli illuministi appunto): l'età moderna è finita, ma quella che le si sostituisce non viene definita post moderna o contemporanea, ma "anti moderna".

Di quello che ci riserverà il futuro Scalfari non si pone il problema, ma è certo che le cose andranno in tutt'altra direzione che già da oggi è possibile intuire.

"I posteri sono già fra noi".Questa è la sua riflessione finale.

9 commenti:

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Salve! Molto interessante il suo blog! Ho dato una lettura di alcuni post e mi sono convinta che lei è una di quelle persone a cui chiederei gentilmente di commentare il mio blog. Le ne sarei grata, ma naturalmente non intendo esserle d'impaccio. Grazie per l'attenzione.

Ecco il mio blog: http://cristycrusty.blogspot.com/

Carla, i colori...pensieri della mia mente. ha detto...

Mi associo con ciò che scrive Il Ballo dei Flamenchi....complimenti davvero...è molto interessante entrare e leggere queste sue pagine.

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Il punto è che Scalfari dovrebbe almeno porsi il problema di cosa non va col pensiero illuminista. Il sogno modernista è appunto un sogno per ragioni che come sai espongo in dettaglio nel mio libro. Apparentemente, quelli come Scalfari non sono in grado di fare una analisi realmente critica del proprio pensiero, e così questo discorso sulla modernità rischia infine con l'apparire come un lamento contro un destino cinico e baro.
Dal mio punto di vista, credo invece che dovremmo chiedere conto e ragione a quanti, per portare avanti il loro sogno, anno portato l'umanità nella situazione nefasta in cui ci troviamo.
Confesso però di non avere ancora letto il libro, ma ho asistito all'intervitsa e conosco bne, per altra via, il pensiero di Scalfari.

Paola D. ha detto...

@Vincenzo: secondo me c'è qualcosa che accomuna te e Scalfari: la visione unilaterale delle cose: lui vede nell'illuminismo quanto di meglio il pensiero umano sia riuscito a concepire; tu, al contrario, ne vedi solo gli aspetti negativi. E allora io ti chiedo:
E' stato solo uno stupido sogno la tendenza a far si che tutti gli uomini abbandonassero i pregiudizi e le superstizioni e riscoprissero la capacità di vedere la realtà con i propri occhi e non con quelli della chiesa che era l'autorità allora dominante? Anche tu in fondo, in quanto ti poni in atteggiamento critico nei confronti della realtà, sei figlio del pensiero illuministico e questo debito non lo puoi negare anche se, come spesso succede, i figli tendono a rinnegare gli insegnamenti impartiti dai genitori.
Che poi l'illuminismo abbia generato gli aspetti negativi cui tu ti riferisci e cioè: a)una illimitata fiducia nelle proprie capacità. b)la visione del progresso come crescita lineare infinita. c)la presa di potere da parte della borghesia capitalistica,queste sono solo delle degenerazioni che non inficiano la bontà delle intenzioni di partenza.
L'illuminismo è un principio generale che ha aperto orizzonti imprevedibili.
E noi, che continuiamo a porci di questi problemi, siamo ancora figli dell'illuminismo, checchè se ne dica.

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Eh, cara Paola, quanto sei diventata ecumenica, del tipo "perchè non possiamo non dirci cristiani", insomma. Ma no, guarda che non occorre l'Illuminismo per combattere i pregiudizi, anzi, per volerla dire tutta l'Illuminismo neanche aiuta. La storia ci dimostra come i pregiudizi si riproducono, e lo sviluppo tecnologico permette che questi pregiudizi si propaghino a una velocità ben maggiore di prima. Secondo me, gli Illuministi, soprattutto direi i neoilluministi alla Scalfari, non hanno capito che il conformismo non coincide necessariamente con la tradizione, e che anzi non c'è nulla di più conformista del nuovo. Ma la discussione diventa troppo lunga...

Paola D. ha detto...

"il conformismo non coincide necessariamente con la tradizione, e che anzi non c'è nulla di più conformista del nuovo".
Scusa, ma se parli con questo linguaggio allusivo, io davvero non capisco quello che tu vuoi sostenere.

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Proverò a chiarire con un esempio clamoroso come nel caso dell'abbigliamento. Ebbene, un tizio che si veste in maniera classica è secondo me molto meno conformista della ragazzina che scappa a comprarsi la gonna a vita bassa che ha visto addosso alla sua compagna. La società moderna va avanti così, attraverso un meccanismo per cui centinaia di milioni di persone non aspettano altro che adeguarsi all'ultima cosa che gira nei media. e questo ovviamente vale anche ed è anzi più incisivo nel campo culturale. Non sappiamo tutti che ci sono instant books che vendono milioni di copie basandosi su una sciocchezza, che è evidente per primi agfli stessi autori? La tradizione tenderà anch'essa ad uniformare i comportamenti, ma almeno ha avuto la conferma del tempo.

Paola D. ha detto...

Questo conformarsi alle mode del momento è dovuto secondo me ad un'intrinseca esigenza della natura umana a sentirsi parte di un gruppo quanto più ampio possibile,in sostanza a sentirsi meno soli e più accettati dagli altri. Questo vale per l'abbigliamento come per la cultura e le scelte politiche. Ma questo fenomeno accade più facilmente in coloro che hanno una personalità ancora fragile, come gli adolescenti o quelli che non si sono abbastanza evoluti culturalmente.
Negli altri avviene in maniera minore, ma tutti quanti non ne siamo immuni, pena l'isolamento.
Ci sono però dei canoni estetici o ideologici che si sono mantenuti nel tempo, dando conferma, come tu dici, della loro validità.
Anche questi aspetti tradizionali subiscono però dei mutamenti, perchè nel frattempo il contesto nei quali vengono utilizzati è cambiato e richiede quindi un adattamento.
Sta quindi alla capacità di scelta e di buon gusto di chi li utilizza non apparire stonati in base alla categoria alla quale si vuole appartenere.
Se poi parlando di instant books ti riferisci a quello da me citato, penso che ti sbagli in quanto si tratta di un libro meditato e sofferto a soprattutto documentato. che vuole essere solo la testimonianza di un tipo di cultura che si va perdendo, anzi si è persa.

Romina ha detto...

Paola D. @ Questo conformarsi alle mode del momento è dovuto secondo me ad un'intrinseca esigenza della natura umana a sentirsi parte di un gruppo quanto più ampio possibile,in sostanza a sentirsi meno soli e più accettati dagli altri.

Sono d'accordo. Inoltre, a causa dell'influenza degli onnipresenti media, martellanti e subdoli nel proporre discutibili modelli di riferimento, la tendenza all'omologazione è ancora più forte.

Saluti