tag:blogger.com,1999:blog-36889731276216751662024-03-14T07:16:18.018+01:00frammenti(blog di Paola Di Vita)Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.comBlogger312125tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-37568241533854084542024-03-02T19:03:00.000+01:002024-03-02T19:03:16.913+01:00Considerazioni sul Vecchio Testamento. <p> Innanzitutto Yawhè ( il Signore) era il dio di Abramo, poi di Isacco,poi di Giacobbe (Israele), poi di tutti gli ebrei (itineranti). Ma non era il Dio dei Filistei, degli Assiri, dei Babilonesi, dei Moabiti ecc., quindi un dio personale, direi, e non universale.</p><p>Se qualcuno voleva essere benvoluto da Yawhè doveva farsi circoncidere (e io non ho capito a che scopo, o meglio, per essere più prolifico, credo) infatti il comandamento principale di Yawhè è : crescete e moltiplicatevi. E infatti, nei 400 anni in cui la famiglia di Giacobbe risiedette in Egitto, si moltiplicò a tal punto da raggiungere la cifra di ben 600.000 individui. </p><p>Dopodiché, nella legge di Mosè, il primo comandamento originale dice:</p><p>Io sono il Signore Dio tuo, colui che ti trasse dall'Egitto. </p><p>E poi a seguire tutti gli altri, che dovrebbero essere analizzati uno per uno. </p><p>Yawhè era inoltre IL DIO DEGLI ESERCITI, colui che comandava di uccidere tutti coloro che abitavano la Palestina perché adoravano gli idoli e perché questa era LA TERRA PROMESSA, che stilla latte e miele ed era quindi destinata ai discendenti di Abramo che in realtà proveniva dalla Mesopotamia, cioè dalla terra degli Assiri e Babilonesi. Era una terra argillosa che consentiva solo di fare mattoni con cui costruire grandi edifici simili alla TORRE DI BABELE. </p><p>La continuazione della storia spero di raccontarla la prossima volta. </p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-67974820107323229992024-02-09T23:07:00.005+01:002024-02-09T23:07:46.498+01:00È Un'invenzione degli uomini. <p> Non esiste nessun Dio a proteggerci.</p><p>Ogni essere è solo con sé stesso e questo vale per tutti gli esseri viventi. Perché infatti non ci dovrebbe essere un dio per gli animali? </p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-59347490351637407902024-01-30T16:16:00.002+01:002024-01-30T16:16:44.144+01:00LA VITA È GIOCO <p> RIPROPONGO UN MIO VECCHIO POST </p><p>L'essere umano, in quanto essere per natura biologico, abbisogna in verità per vivere di ben poche cose, che così si possono riassumere: nutrirsi, dormire, riposare.Una volta esplicate queste attività necessarie alla sopravvivenza, pur con tutto il lavoro che esse comportano, sia per procacciarsi il nutrimento necessario, sia per garantirsi un riparo in cui possa riposare tranquillo, tutto il tempo che rimane è destinato al gioco, inteso come tutte quelle attività gratificanti di cui l'uomo si occupa durante il giorno, compreso il lavoro, che, se piace, diventa un'attività creativa e appagante tanto quanto appunto un gioco.</p><br />"Nell'opera Homo ludens (1938) il filosofo olandese Johan Huizinga concentra la sua attenzione sul gioco come complesso sistema culturale: «(...) ciò non significa che il gioco muta o si converte in cultura, ma piuttosto che la cultura, nelle sue fasi originarie, porta il carattere di un gioco; viene rappresentata in forme e stati d'animo ludici: in tale "dualità-unità" di cultura e gioco, gioco è il fatto primario, oggettivo, percepibile, determinabile concretamente; mentre la cultura non è che la qualifica applicata dal nostro giudizio storico" (Wikipedia)<br /><br />Anche sociologi e psicologi si sono occupati del significato e del meccanismo dei vari giochi.Fra questi,Vygotskji critica le visioni del gioco come attività non finalistica e non produttiva, in quanto, seppur atto totalmente gratuito,esso costituisce un eccezionale elemento di crescita e di definizione della struttura di personalità in tutti i suoi aspetti.<br /><br />La TEORIA DEI GIOCHI è la scienza matematica che analizza situazioni di conflitto e ne ricerca soluzioni competitive e cooperative tramite modelli, ovvero uno studio delle decisioni individuali in situazioni in cui vi sono interazioni tra i diversi soggetti, tali per cui le decisioni di un soggetto possono influire sui risultati conseguibili da parte di un rivale, secondo un meccanismo di retroazione.<br /><br />Le applicazioni e le interazioni della teoria sono molteplici: dal campo economico e finanziario a quello strategico-militare, dalla politica alla sociologia, dalla psicologia all'informatica, dalla biologia allo sport, introducendo l'azione del caso, connessa con le possibili scelte che gli individui hanno a disposizione per raggiungere determinati obiettivi.<br /><br />In conclusione, se siamo capaci di scegliere le attività giuste per noi, si può vivere giocando e questo è quanto di più bello la vita possa darci.Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-43994537857667071772024-01-20T20:43:00.003+01:002024-01-20T23:28:27.351+01:00 SEMPRE PIÙ SOLI <p> Sarò fissata ma a me questa cosa dell'intelligenza artificiale non piace.</p><p>Sì è vero che c'è da un bel po' di tempo in forme più contenute e io ingenuamente pensavo che si sarebbe fermata lì, al suggeritore di parole sul telefono o ad una delle tante app di cui io uso solo una piccola parte. E invece no, è sempre più invadente, ti aiuta in tutto, perfino ti suggerisce le pietanze che puoi preparare con quel che hai nel frigo e tante tante cose di cui i giovani sono entusiasti. Ma io no.</p><p>Io ho vissuto il tempo in cui si chiedeva l'aiuto dei vicini, ci si riuniva la sera per conversare, si intessevano legami reali di reciprocità.</p><p>Ora basta affidarsi alla tecnologia per risolvere tutti i problemi, persino quelli affettivi.</p><p> Non abbiamo più bisogno l'uno dell'altro! </p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-1219315996288360062024-01-09T16:41:00.007+01:002024-01-09T16:43:13.330+01:00CONVERSANDO CON CHATGPT <p> Alla mia domanda : È vero che gli esseri umani provano piacere nel commettere violenza?</p><p>L'applicazione mi ha risposto così :</p><p>"Ho fatto Non posso generalizzare per tutti gli esseri umani, ma alcune persone potrebbero provare una sorta di soddisfazione o piacere temporaneo commettendo atti violenti. Questo fenomeno può essere influenzato da vari fattori, tra cui l'ambiente, la psicologia individuale e la situazione specifica. Tuttavia, è essenziale sottolineare che la maggior parte delle persone respinge la violenza e promuove la convivenza pacifica."</p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-44444890121629737882024-01-03T14:45:00.004+01:002024-01-03T14:45:52.923+01:00REGALO DI NATALE <p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfEcoyhEKwHbvqnn-fnDg1EccmiGxGmtrAD3IJtqnq-7skWf0ysvn_zogVXwkklBHHONzQbpm5FXDXQE4sxqpiFbJPMAyqUSgpGFaGb7nEpsyRXuuWaBKTxshKO7J0XbEgJvz3wWpHzz2IN_9pe8g2rP1I82F2aRSYRWJ0H2sTcKHlogKfmpHivc-getkL/s4160/IMG_20231224_085953.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4160" data-original-width="3120" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfEcoyhEKwHbvqnn-fnDg1EccmiGxGmtrAD3IJtqnq-7skWf0ysvn_zogVXwkklBHHONzQbpm5FXDXQE4sxqpiFbJPMAyqUSgpGFaGb7nEpsyRXuuWaBKTxshKO7J0XbEgJvz3wWpHzz2IN_9pe8g2rP1I82F2aRSYRWJ0H2sTcKHlogKfmpHivc-getkL/s320/IMG_20231224_085953.jpg" width="240" /></a></div><br /> <p></p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-669453838843044852023-11-14T22:14:00.000+01:002023-11-14T22:14:22.209+01:00ORIGINE DELLA VITA <p> Oggi ho saputo che anche la Chiesa riconosce la teoria evoluzionista abbandonando il mito della creazione articolatasi in 7 giorni di cui il settimo servì al creatore per riposarsi e ammirare l'esito del suo operato.</p><p>Però mantiene l'assunto per cui è stata di origine divina la prima cellula da cui si sono originate tutte le altre. </p><p>Io sono una fervente sostenitrice delle teorie di Darwin sebbene mi sia sempre posta la domanda da dove abbiano avuto origine le prime forme di vita unicellulari. </p><p>Sappiamo che tutto è iniziato nel mare ma come sia stato possibile tutto ciò credo che gli scienziati non abbiano ancora trovato una risposta definitiva. </p><p>Io che non credo alle soluzioni deterministiche penso che tutto sia avvenuto per CASO da una combinazione di sostanze chimiche e di energia, energia che, si sa, non si crea, non si distrugge, ma si trasforma.</p><p>È un caso fortunato che la vita abbia trovato le condizioni per la sua attuazione proprio nel nostro pianeta che è l'unico vivente nel nostro sistema solare o questo evento si può essere verificato anche in altri sistemi diversi dal nostro?</p><p>Penso che gli scienziati stiano ancora cercando. </p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com17tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-43636800224492643552023-11-05T16:11:00.002+01:002023-11-05T16:11:56.607+01:00LA DOMENICA NON SI LAVORA <p> Mia madre mi diceva sempre :"La domenica non si lavora" e da allora per me la domenica è il giorno più noioso che esista, perché bisogna rompere le abitudini e fare delle cose diverse. Già, non è mai stato facile per me che preferisco essere trasgressiva in un giorno qualunque anziché impormi un riposo forzato.</p><p>Mia madre non mi faceva neanche studiare, la domenica. Quel giorno era dedicato solo a preparare il pranzo domenicale e a prepararsi per bene per la messa. Poi non si facevano faccende e neanche visite perché la domenica Dio si riposò e noi dovevamo seguire le abitudini di Dio. </p><p>Anche adesso che non vado più a messa mi risuona nella testa quel precetto di mia madre e quindi mi costringo a passare una giornata vuota, il più delle volte. Anche la tv segue lo stesso ritmo : molti programmi abituali, la domenica, non ci sono. </p><p>Qualche tempo fa invitavo i miei figli a pranzo, la domenica, e poi si andava al cinema. Ma ora i miei figli si sono trasferiti e quindi è difficile averli tutti insieme con le famiglie la domenica. </p><p>Ieri sera siamo andati tutti in pizzeria, ma non è lo stesso averli a casa. A parte che in quel modo ti passa la mattinata a cucinare e quindi non ti annoi. Poi, per sistemare, se ne parlava il lunedì.</p><p>Ora le loro famiglie sono cresciute e sono sorte nuove esigenze e poi nella mia casa ci sono i muratori e quindi non è conveniente organizzare pranzi con i bambini in giro. </p><p>Beh, oggi ho scritto per non annoiarmi ma il tempo, la domenica, è sempre più lento. </p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-28437017263875437302023-11-03T21:39:00.001+01:002023-11-03T21:39:18.945+01:00Trovare un senso alla vita. <p> Secondo Elon Masch L'intelligenza artificiale ci porterà al punto che non sarà più necessario lavorare perché farà tutto lei.</p><p>Ma allora che ne faremo del nostro tempo? Come troveremo un senso alla vita senza avere più un obiettivo da raggiungere col lavoro e l'impegno?</p><p>La cosa più strana è che, proprio lui che si occupa di questo, ci mette in guardia dai rischi che essa comporta. </p><p>Ci dedicheremo agli hobby riempiendo le case e il mondo di oggetti inutili?</p><p>Andremo tutti in palestra per sfoggiare fisici palestrati o la palestra l'avremo in casa senza neanche il bisogno di uscire?</p><p>Faremo lunghe passeggiate con un robot per compagnia?</p><p>Posso capire la vita dei pensionati come me, ma da giovani cos'è che ci farà muovere, lottare, agire, impegnare le nostre menti per il raggiungimento di un fine? Di un lavoro completato, magari con fatica, perché farà tutto lei, l'intelligenza artificiale e noi? IL nostro cervello si rimpicciolirà, le nostre mani si atrofizzeranno?</p><p> Non saremo più capaci di pensare?</p><p>Non avremo più un'identità?</p><p>Sono confusa, aiutatemi. </p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-40898652004403828572023-10-28T20:43:00.003+02:002023-10-28T20:43:48.463+02:00LE RAGIONI DEI PACIFISTI <p> – Assemblea Generale risoluzione 194 (1947): profughi palestinesi hanno il diritto di tornare alle loro case in Israele;</p><p>– Risoluzione 106 (1955): Condanna Israele per l’attacco a Gaza;</p><p>– Risoluzione 111 (1956): condanna Israele per l’attacco alla Siria, che ha ucciso cinquanta-sei persone;</p><p>– Risoluzione 127 (1958): raccomanda a Israele di sospendere la sua zona “no man” (di nessuno) a Gerusalemme;</p><p>– Risoluzione 162 (1961): chiede a Israele di rispettare le decisioni delle Nazioni Unite;</p><p>– Risoluzione 171 (1962): indica brutali violazioni del diritto internazionale da parte di Israele nel suo attacco alla Siria;</p><p>– Risoluzione 228 (1966): censura Israele per il suo attacco a Samu in Cisgiordania, allora sotto il controllo giordano;</p><p>– Risoluzione 237 (1967): chiede con urgenza a Israele di consentire il ritorno dei profughi palestinesi;</p><p>– Risoluzione 242 (1967): l’occupazione israeliana della Palestina è illegale;</p><p>– Risoluzione 248 (1968): condanna Israele per il suo attacco massiccio su Karameh in Giordania;</p><p>– Risoluzione 250 (1968): chiede a Israele di astenersi dal dispiegamento militare (parata) a Gerusalemme;</p><p>– Risoluzione 251 (1968): deplora profondamente il dispiegamento militare (parata) israeliano a Gerusalemme, in spregio della risoluzione 250;</p><p>– Risoluzione 252 (1968): dichiara nulli gli atti di Israele volti a unificare Gerusalemme come capitale ebraica;</p><p>– Risoluzione 256 (1968): condanna del raid israeliano sulla Giordania e delle palesi violazioni del diritto internazionale;</p><p>– Risoluzione 259 (1968): deplora il rifiuto di Israele di accettare la missione delle Nazioni Unite per valutare l’occupazione dei territori;</p><p>– Risoluzione 262 (1968): condanna Israele per l’attacco sull’aeroporto di Beirut;</p><p>– Risoluzione 265 (1969): condanna Israele per gli attacchi aerei di Salt in Giordania;</p><p>– Risoluzione 267 (1969): censura Israele per gli atti amministrativi atti a modificare lo status di Gerusalemme;</p><p>– Risoluzione 270 (1969): condanna Israele per gli attacchi aerei sui villaggi nel sud del Libano;</p><p>– Risoluzione 271 (1969): condanna Israele per la mancata esecuzione delle risoluzioni delle Nazioni Unite su Gerusalemme;</p><p>– Risoluzione 279 (1970): chiede il ritiro delle forze israeliane dal Libano;</p><p>– Risoluzione 280 (1970): condanna gli attacchi israeliani contro il Libano;</p><p>-Risoluzione 285 (1970): richiesta dell’immediato ritiro israeliano dal Libano;</p><p>– Risoluzione 298 (1971): deplora il cambiamento dello status di Gerusalemme ad opera di Israele;</p><p>– Risoluzione 313 (1972): chiede ad Israele di fermare gli attacchi contro il Libano;</p><p>– Risoluzione 316 (1972): condanna Israele per i ripetuti attacchi sul Libano;</p><p>– Risoluzione 317 (1972): deplora il rifiuto di Israele di ritirarsi dagli attacchi;</p><p>– Risoluzione 332 (1973): condanna di Israele ripetuti attacchi contro il Libano;</p><p>– Risoluzione 337 (1973): condanna Israele per aver violato la sovranità del Libano;</p><p>– Risoluzione 347 (1974): condanna gli attacchi israeliani sul Libano;</p><p>– Assemblea Generale risoluzione 3236 (1974): sancisce i diritti inalienabili del popolo palestinese in Palestina all’autodeterminazione senza interferenze esterne, all’indipendenza e alla sovranità nazionale;</p><p>– Risoluzione 425 (1978): chiede a Israele di ritirare le sue forze dal Libano;</p><p>– Risoluzione 427 (1978): chiede a Israele di completare il suo ritiro dal Libano;</p><p>– Risoluzione 444 (1979): si rammarica della mancanza di cooperazione con le forze di pace delle Nazioni Unite da parte di Israele;</p><p>– Risoluzione 446 (1979): stabilisce che gli insediamenti israeliani sono un grave ostacolo per la pace e chiede a Israele di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra;</p><p>– Risoluzione 450 (1979): chiede a Israele di smettere di attaccare il Libano;</p><p>– Risoluzione 452 (1979): chiede a Israele di cessare la costruzione di insediamenti nei territori occupati;</p><p>– Risoluzione 465 (1980): deplora gli insediamenti di Israele e chiede a tutti gli Stati membri di non dare assistenza agli insediamenti in programma;</p><p>– Risoluzione 467 (1980): deplora vivamente l’intervento militare di Israele in Libano;</p><p>– Risoluzione 468 (1980): chiede a Israele di annullare le espulsioni illegali di due sindaci palestinesi e di un giudice, e di facilitare il loro rientro;</p><p>– Risoluzione 469 (1980): deplora vivamente la mancata osservanza da parte di Israele dell’ordine del Consiglio di non deportare i palestinesi;</p><p>– Risoluzione 471 (1980): esprime profonda preoccupazione per il mancato rispetto della Quarta Convenzione di Ginevra da parte di Israele;</p><p>– Risoluzione 476 (1980): ribadisce che la richiesta di Gerusalemme da parte di Israele è nulla;</p><p>– Risoluzione 478 (1980): censura Israele, nei termini più energici, per la sua pretesa di porre Gerusalemme sotto la propria legge fondamentale;</p><p>– Risoluzione 484 (1980): dichiara imperativamente che Israele rilasci i due sindaci palestinesi deportati;</p><p>– Risoluzione 487 (1981): condanna con forza Israele per il suo attacco contro l’impianto per la produzione di energia nucleare in Iraq;</p><p>– Risoluzione 497 (1981): dichiara che l’annessione israeliana del Golan siriano è nulla e chiede che Israele revochi immediatamente la sua decisione;</p><p>– Risoluzione 498 (1981): chiede a Israele di ritirarsi dal Libano;</p><p>– Risoluzione 501 (1982): chiede a Israele di fermare gli attacchi contro il Libano e di ritirare le sue truppe;</p><p>– Risoluzione 509 (1982): chiede ad Israele di ritirare immediatamente e incondizionatamente le sue forze dal Libano;</p><p>– Risoluzione 515 (1982): chiede ad Israele di allentare l’assedio di Beirut e di consentire l’ingresso di approvvigionamenti alimentari;</p><p>– Risoluzione 517 (1982): censura Israele per non obbedire alle risoluzioni ONU e gli chiede di ritirare le sue forze dal Libano;</p><p>– Risoluzione 518 (1982): chiede che Israele cooperi pienamente con le forze delle Nazioni Unite in Libano;</p><p>– Risoluzione 520 (1982): condanna l’attacco di Israele a Beirut Ovest;</p><p>– Risoluzione 573 (1985): condanna vigorosamente Israele per i bombardamenti in Tunisia durante l’attacco alla sede dell’OLP;</p><p>– Risoluzione 587 (1986): prende atto della precedente richiesta a Israele di ritirare le sue forze dal Libano ed esorta tutte le parti a ritirarsi;</p><p>– Risoluzione 592 (1986): deplora vivamente l’uccisione di studenti palestinesi all’università di Bir Zeit ad opera di truppe israeliane;</p><p>– Risoluzione 605 (1987): deplora vivamente le politiche e le prassi israeliane che negano i diritti umani dei palestinesi;</p><p>– Risoluzione 607 (1988): chiede ad Israele di non espellere i palestinesi e di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra;</p><p>– Risoluzione 608 (1988): si rammarica profondamente del fatto che Israele ha sfidato le Nazioni Unite e deportato civili palestinesi;</p><p>– Risoluzione 636 (1989): si rammarica profondamente della deportazione di civili palestinesi ad opera di Israele;</p><p>– Risoluzione 641 (1989): continua a deplorare la deportazione israeliana dei palestinesi;</p><p>– Risoluzione 672 (1990): condanna Israele per le violenze contro i Palestinesi a Haram Al-Sharif/Temple Monte;</p><p>– Risoluzione 673 (1990): deplora il rifiuto israeliano a cooperare con le Nazioni Unite;</p><p>– Risoluzione 681 (1990): deplora la ripresa israeliana della deportazione dei palestinesi;</p><p>– Risoluzione 694 (1991): si rammarica della deportazione dei palestinesi e chiede ad Israele di garantire la loro sicurezza e il ritorno immediato;</p><p>– Risoluzione 726 (1992): condanna fermamente la deportazione dei palestinesi ad opera di Israele;</p><p>– Risoluzione 799 (1992): condanna fermamente la deportazione di 413 palestinesi e chiede ad Israele il loro immediato ritorno;</p><p>– Risoluzione 1397 (2002): afferma una visione di una regione in cui due Stati, Israele e Palestina, vivono fianco a fianco all’interno di frontiere sicure e riconosciute;</p><p>– La risoluzione dell’Assemblea generale ES-10/15 (2004): dichiara che il muro costruito all’interno dei territori occupati è contrario al diritto internazionale e chiede a Israele di demolirlo.</p><p>Don Paolo Zambaldi</p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-56677309114262774672023-10-18T16:24:00.004+02:002023-10-18T16:24:57.661+02:00La mente umana <p> La mente umana non è, come ChatGPT e i suoi simili, una goffa macchina statistica per il riconoscimento di strutture, che ingurgita centinaia di terabyte di dati ed estrapola la risposta più plausibile per una conversazione o la più probabile per una domanda scientifica.</p><p>Al contrario... la mente umana è un sistema sorprendentemente efficiente ed elegante che opera con una quantità limitata di informazioni. Essa non cerca di inferire correlazioni brute da dati ma cerca di creare spiegazioni. [...]</p><p>Smettiamo di presentarla come "Intelligenza Artificiale" e chiamiamolo per quello che è "software per il plagio". Non crea alcunché, copia lavori esistenti da artisti esistenti e cambia a sufficienza per sfuggire alle leggi del copyright.</p><p>È il più grande furto di proprietà mai avvenuto dopo le terre dei nativi americani da parte dei coloni europei.</p><p><br /></p><p>Noam Chomsky, sul New York Times - 8 marzo 2023</p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-66542055841923416752023-10-11T20:53:00.000+02:002023-10-11T20:53:34.146+02:00UNA NUOVA ETICA<p> Libertè, egalitè, fraternitè.</p><p>Di queste tre parole, l'ultima si è persa per strada. Galimberti in questo saggio propone una nuova etica da applicare a livello mondiale.</p><p>https://www.illibraio.it/news/dautore/umberto-galimberti-etica-1442968/https://www.illibraio.it/news/dautore/umberto-galimberti-etica-1442968/</p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-44108432384790310822023-10-02T14:48:00.004+02:002023-10-02T17:51:10.983+02:00ANCORA SULLA IA<p> L'intelligenza artificiale è arrivata persino nella foresta amazzonica.</p><p>Ieri, durante uno speciale del TG1, hanno intervistato alcuni indigeni i quali, pur muniti delle immancabili piume sui cappelli, dimostravano una straordinaria dimestichezza con questi strumenti.</p><p>Dicevano di aver piazzato dei sensori sugli alberi in modo che le vibrazioni provocate da eventuali tentativi di abbattimento fossero percepiti in forma di messaggio da tutti gli abitanti in modo da attivare un tempestivo intervento volto alla salvaguardia della foresta stessa.</p><p>Uno degli intervistati diceva di considerare l'intelligenza artificiale come un fattore naturale in quanto prodotto dall'uomo che è parte della natura. Per loro tutto è natura in quanto ci vivono immersi. Diceva che, a differenza degli occidentali che guardano con diffidenza questi mezzi, se non con paura, loro li considerano prodotti dalla naturale evoluzione della natura.</p><p>Voi cosa ne pensate? </p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-44210113146210386542023-10-01T11:36:00.003+02:002023-10-01T11:36:38.974+02:00IL SOLE <p> Quando scrissi questa poesia sentivo veramente queste cose. </p><p>Ma oggi (sarà l'effetto del cambiamento climatico? O dell'età che avanza?) io mi rilasso solo la sera. </p><p>A dire il vero, adoro ancora il sole d'inverno. </p><p>IL SOLE </p><p>È un grande sfavillio</p><p>Dentro</p><p>E fuori di me. </p><p>La pelle </p><p>Si rincuora </p><p>E l'anima </p><p>Risplende. </p><p>Le luci ed i colori </p><p>Sprigionano allegria </p><p>E nell'oblio scompare</p><p>Ogni malinconia </p><p>Che il vespero mi dà. </p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-74133839630443994332023-09-27T15:03:00.005+02:002023-09-27T15:03:40.080+02:00LA NOTTE <p> È bella la notte da quando</p><p>Mi alzo e vago </p><p>Per la casa deserta. </p><p>Luci soffuse ed ombre </p><p>Si specchiano nelle mie fantasie </p><p>Che si sprigionano</p><p>Libere, finalmente. </p><p>Di notte ritrovo me stessa </p><p>E i sogni </p><p>Li faccio da sveglia. </p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-69245803591502407262023-09-26T18:05:00.002+02:002023-09-26T18:05:24.841+02:00NOTTE DI SETTEMBRE <p> Alla fine del giorno</p><p>La luna svela </p><p>Sagome nere di monti </p><p>E chiome opalescenti. </p><p>Salgono dalla terra bagnata </p><p>Effluvi di resine e muschi </p><p>E inebriano i sensi. </p><p>Ed io respiro a fondo </p><p>Quest'aria densa</p><p>Di quiete </p><p>E di sogni annunciati. </p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-72258860437817904332023-09-22T18:13:00.002+02:002023-09-22T18:13:13.277+02:00Odio le macchine, preferisco le persone. <p> Ma persone vere non ce ne sono più. Tutti sanno interloquire con uno schermo e nessuno più ti sa guardare negli occhi.</p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-39359749142474163912023-09-06T21:26:00.004+02:002023-09-06T21:26:30.829+02:00IL GESSO <p><br /></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Le giornate scorrevano lente e inesorabili, scandite dalla pioggia che a tratti diventava più intensa, battendo sui vetri e disegnando gocce che scivolavano lentamente come lacrime di una tristezza inespressa.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Miriam, distesa sulla sdraio con le gambe appoggiate su una sedia impagliata protetta da un cuscino variopinto, osservava attentamente le unghie delle uniche due dita dei piedi che le erano rimaste fuori da quell’ingessatura ormai diventata un fardello difficile da sopportare. Erano di un colore bluastro striate a tratti da venature grigiastre.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Che disdetta! Quando qualche amica decideva di venirle a fare un po’ di compagnia, si soffermava a guardare proprio quelle, quasi fossero le uniche parti del corpo degne di essere osservate e che, comunque, attiravano subito l’attenzione di chi cercava di indovinare la frattura che si trovava all’interno di quell’involucro che prima era bianco e che ora si ingrigiva e si macchiava per la polvere che vi si accumulava e le tracce dei pochi movimenti che quel fagotto le consentiva di compiere .</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Così decise di tingerle. Almeno da quell’involucro informe sarebbe uscito fuori un colore rosso brillante che ravvivava il tutto e attenuava la tristezza di quell’avvilente spettacolo.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Miram aveva una vera e propria ambizione per l’estetica, ed era sempre capace di trasformare una realtà banale in un contesto interessante e attraente.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Aveva progettato la sua casa personalmente, non facendosi mai guidare da persone competenti ed esperte nel settore dell’edilizia e dell’arredamento, e in ogni ambiente traspariva la sua personalità: eclettica, artistica, originale e accattivante.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">La sua casa era accogliente e in più incuriosiva i visitatori per l’insolita disposizione degli ambienti: un po’ classica , ma sempre con qualche curiosa sorpresa.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Non aveva mai badato alle mode, e per questo la sua casa assumeva un fascino senza tempo mantenendo comunque sempre una certa attualità. E dire che vi abitava da più di trent’anni!</span></p><br /><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Ora, quella casa così accogliente, così sua, era diventata per lei una prigione: non c’era l’ascensore e, per uscire , avrebbe dovuto scendere due piani di scale con una gamba sola, una cosa decisamente impossibile, alla sua età.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Così cominciò a rovistare tutti gli scaffali e le librerie che aveva sparse per la casa,( non aveva una vera e propria biblioteca!), alla ricerca di qualche libro non ancora letto che la potesse interessare e che riempisse le sue giornate così vuote. Lesse la “Storia d’Italia” di Indro Montanelli., “L’Isola senza ponte” di Matteo Collura , e altri saggi. Non le piacevano molto i romanzi, perché non sempre riusciva ad identificarsi con una realtà completamente diversa dalla sua, però apprezzò molto “Non ti muovere”, di Margaret Mazzantini.</span></p><br /><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Erano trascorsi ormai dieci giorni di quella forzata clausura. La donna che veniva ad aiutarla la mattina, una rumena dai ricci capelli color malva e dalla corporatura minuta, aveva “fatto le valigie”, così Miriam dovette arrangiarsi a fare anche qualche faccenda, come poteva, e , per muoversi meglio in casa, si aiutò con una sedia a rotelle.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">All’ora di pranzo, veniva il marito a farle un po’ di compagnia e i figli, ormai grandi e impegnati col lavoro, venivano a salutarla frettolosamente, giusto il tempo di un abbraccio, di un “come stai?”.</span></p><br /><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Col tempo la solitudine cominciò a farsi pesante: ella non era abituata a trascorrere tutto questo tempo in casa da sola: lavorava, e quindi tutte le mattine usciva di casa, incontrava persone con cui scambiare un saluto, qualche parola, un sorriso. Così, una sera, decise di provare l’esperienza di internet, alla ricerca di qualcuno con cui chiacchierare per illudersi di non essere sola, di avere un po’ di compagnia, e lanciò un appello attraverso il blog: “ sono ingessata, aiutatemi!”. In tanti le risposero, si offrivano di farla chiacchierare in chat, ma Miriam provava un po’ di timore: la spaventava quella realtà virtuale, temeva che le sue parole fossero captate dal resto del mondo e questo pensiero le creava una sensazione di sgomento e di angoscia. La spaventava soprattutto l’idea di scoprirsi, di denudare la sua anima davanti al mondo. Poi si fece coraggio: “Cerco persone con interessi culturali “</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“ Eccomi pronta, a tua disposizione”, le rispose Giorgia. Ma gli argomenti, di lì a poco , si esaurirono: lei parlava solo delle sue esperienze scolastiche, mentre Miriam aveva lasciato la scuola già da un paio d’anni e non voleva più sentirne parlare.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;"> Conobbe Marco, che scriveva aneddoti in latino. Le piaceva il latino, le piaceva scoprire la semplicità e la verità senza tempo di quelle sentenze, di quegli aneddoti ma, dopo un po’, si stancò anche di quelli. Così, girovagando in quella società virtuale incontrò Giuseppe, professore universitario che andava discorrendo di filosofia politica e la cosa la interessò al punto che riuscì a intavolare una discussione di un certo interesse per entrambi. Ma ben presto si accorse che le idee non collimavano, i punti di vista erano diversi, le soluzioni ai problemi proposti, diverse anch’esse: così anche quel rapporto virtuale si esaurì nel breve tempo di un paio di settimane.</span></p><br /><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Intanto, alla visita di controllo, l’ortopedico le disse che poteva incominciare a poggiare il piede per terra e quindi fare qualche passo abbandonando l’odiata stampella. Avrebbe potuto anche uscire, ma si vergognava a farsi vedere in quelle condizioni: viveva in un paesino molto piccolo, dove tutti si conoscevano e , ad ogni passo, ogni persona che l’avesse incontrata le avrebbe chiesto cosa fosse successo, e a lei non andava proprio di parlarne; avrebbe voluto dimenticare al più presto quella triste esperienza. Cosi, dopo aver adempiuto con fatica alle poche faccende domestiche indispensabili, si sedeva al computer: ormai ne era diventata dipendente, Internet è una realtà che affascina: vi puoi trovare di tutto e quindi andò su Google a cercare tutte le notizie che le venivano in mente riuscendo così a soddisfare rapidamente le sue numerose curiosità.</span></p><br /><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Ma era soprattutto la compagnia che le mancava: non serve a niente sapere tante cose se non hai qualcuno a cui comunicarle, qualcuno con cui confrontarti.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Trovò Antonio, filosofo mancato, che sfogava le sue ansie filosofiche sul blog. Quindi provò a cimentarsi con la filosofia, un campo quasi inesplorato per lei, che l’affascinava e la incuriosiva, anche se sapeva che, con quei discorsi non avrebbe “cavato un ragno dal buco”, ma tant’è, fare ogni tanto delle elucubrazioni mentali ti diverte, ti da’ un senso di gratificazione: in fondo l’uomo è un animale razionale e mettere in movimento il cervello, quest’organo complesso di cui ci ha fornito madre Natura, è un’attività estremamente gratificante, come andare in palestra , per chi ci può andare!</span></p><br /><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Ma gli amici, gli amici, quelli veri, quelli che ti conoscono e che possono guardarti in faccia, dove sono? In fondo questi amici virtuali sono degli sconosciuti incontrati per caso, con cui forse non ti incontrerai mai veramente, de visu. Stava per perdere il contatto con la realtà.</span></p><br /><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Intanto erano passati i quaranta giorni fatidici e il gesso andava tolto: che gioia poter finalmente camminare, correre, uscire, libera, finalmente.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Si recò all’ospedale chiacchierando festosamente col marito che l’accompagnava in macchina.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;"> Nell’androne antistante il reparto, tanta gente : chi attendeva di essere visitato, chi si trovava quasi nelle sue stesse condizioni. Un bambino, che doveva anch’egli togliere il gesso, aspettava quel momento con ansia, pregustando la partita di pallone che lo attendeva nel pomeriggio. Ma, ahimè, quando usci finalmente libero da quell’ingombro e scalzo, non potè nemmeno poggiare il piede per terra e , ad ogni tentativo, usciva fuori un grido di dolore insopprimibile. Pianse il bambino, la delusione era grande. La madre lo consolava dicendo: “vedrai che andrà sempre meglio”, ma, intanto, l’agognata partita di pallone era ormai diventata solo un sogno svanito nel nulla.</span></p><br /><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Toccherà la stessa sorte anche a me?” cominciava preoccuparsi Miriam. Ebbene sì, la libertà sperata non ci fu: un dolore intenso, forse più intenso di quello percepito durante la caduta, si impadronì di lei, facendole perdere ogni speranza di poter riprendere la vita normale per chissà quanto tempo.</span></p><br /><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Così tornò a casa disfatta. Pensava che ancora per molto sarebbe dovuta restare in quella prigione.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Il marito la consolava dicendo:” adesso faremo un po’ di fisioterapia e presto il dolore passerà”.</span></p><br /><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Per fortuna c’era Internet.</span></p><br /><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Stasera mi voglio confrontare col mondo di Facebook”- pensò.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Dovette però scrivere il suo vero nome ,stavolta, perché avrebbe dovuto relazionarsi con persone che la conoscevano e non poteva rischiare che gli altri, se avesse usato uno dei tanti nikname che usava per chattare, non l’avrebbero accettata come amica.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Che bello! Non ci sono avatar! Posso esprimere me stessa per quello che veramente sono, posso chiacchierare come se fossi in una piazza virtuale!”</span></p><br /><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Subito cercò le persone che conosceva: amici di vecchia data, compagni di scuola, ma , ahimè, non ne trovò nessuno.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Qualche ex alunno accettò la sua amicizia. “Certo”- pensò- “facebook è un mondo di ragazzi, che ci faccio io alla mia età? Epperò decise di non arrendersi, di continuare quell’ avventura telematica e, a poco a poco, trovò anche qualche amico più anzianotto.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Amico! Dire amico, su facebook è una parola un po’ impropria, un po’ eccessiva. L’amicizia vera è un’altra cosa: è un sentimento che ti lega ad un’altra persona con cui hai degli interessi comuni, ed è basata sull’altruismo. Ma su fb no, non sono amici, solo conoscenti, con cui ti passi il tempo la sera ragionando del più e del meno. Più del meno che del più. Però è bello vedere quelle immagini che scorrono, qualche fotografia di persone lontane che non vedi da tanto tempo e, soprattutto, l’illusione di non essere soli e la comodità di non dover uscire di casa per incontrare qualcuno.</span></p><br /><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Ormai il dolore era passato e Miriam potè riprendere la sua vita normale. Così si allontanò da fb; vi andava di tanto in tanto la sera , chissà vi avesse trovato qualche sorpresa, qualche interessante novità.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Un giorno, una richiesta di amicizia inconsueta la lasciò perplessa: dalla foto, un uomo di mezza età ormai incanutito, le sembrava di conoscerlo, ma non ricordava dove l’avesse visto, cosi gli inviò un messaggio e gli domandò :” Dove ci siamo conosciuti?”</span></p><br /><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Ci siamo conosciuti a un matrimonio, quarantasette anni fa, prova ad andare indietro con la memoria, fino alla tua adolescenza ,e ti ricorderai di me”. Intanto le mandò una sua foto dell’epoca, e Miriam subito si ricordò.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Ricordò che avevano ballato per due ore e che,alla fine, lui le aveva chiesto di incontrarla qualche altra volta, ma lei gli rispose con una canzone nel jouke box :”Non ho l’età, non ho l’età per amarti, non ho l’età…”. Aveva solo tredici anni!</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Vorrei sentire la tua voce. Chiamami, se ti va”</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Miriam ci pensò e ripensò, alla fine si disse: ”Lo chiamo, è sempre un pezzo della mia vita che ritorna inaspettatamente alla memoria”. E così fece.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Pronto…”</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Sono Miriam”</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Non ci credo!”</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Ma si, sono proprio io!”</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Si parlarono</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Cos’hai fatto negli ultimi quarantasette anni?”- le chiese.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Come faccio a risponderti nello spazio di una telefonata?”</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Era solo una domanda provocatoria per vedere la tua capacità di sintesi”-le rispose.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Mi viene difficile pensare che sei già in pensione!”</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“E tu che fai?”</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Sono medico” le disse”non sono più il ragazzo diciassettenne di allora, ma adesso sono migliorato”</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Be’, a presto, ciao”</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">“Ciao”</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Quella voce al telefono le sembrò la stessa che credeva di aver udito quando lei aveva solo tredici anni. Fece un salto nel tempo e si ritrovò poco più che bambina quando, ancora inesperta della vita e di ciò che l’attendeva, si accingeva a varcare la soglia del collegio per la prima esperienza di scuola superiore. Ricordò le ansie, le preoccupazioni, le attese. I primi innamoramenti, i primi turbamenti.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Una parte della sua vita che lei aveva volutamente cancellato dalla sua mente, tutta proiettata al presente e con ancora tanti progetti per il futuro, ritornò prepotentemente alla sua memoria ,quasi a farle compiere un viaggio nel passato, facendole rivivere le esperienze e le sensazioni di allora.</span></p><br /><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Si ricordò del collegio, dei vasti ambienti bui e freddi che una stufa a legna non era in grado di scaldare. Si ricordò delle monache che ogni mattina, con la loro tonaca nera dall’ampio colletto bianco, l’accompagnavano a scuola. Si ricordò delle compagne, dell’allegria e dell’ingenuità, dei primi amori, delle uscite furtive per respirare quel po’ di quella libertà di cui sentiva il bisogno. Si ricordò delle messe a cui arrivava sempre in ritardo, dei canti e delle contestazioni sul cibo sempre scadente.</span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0.0pt; margin-top: 0.0pt;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-variant-alternates: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space-collapse: preserve;">Si ricordò della madre e del padre che, ogni settimana, andavano a trovarla, portandole ogni genere di leccornìa ,che lei divideva con le compagne ,divorando avidamente quelle prelibatezze che in quel luogo le venivano negate. Si ricordò dei libri, del poco sonno, delle nottate prima dell’interrogazione, degli scherzi alle suore; e all’improvviso si sentì bambina, come allora, con la voglia di vivere che aveva dentro.</span></p><br /><br />Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-16995655831717629582023-09-02T19:41:00.005+02:002023-09-02T19:41:54.572+02:00Dato che vi piacciono le cose tristi.... <p> Spegnete quella musica,</p><p><br /></p><p>tutto è finito.</p><p><br /></p><p>Sparate su quelle rondini</p><p><br /></p><p>perché la primavera</p><p><br /></p><p>è morta prima che terminasse.</p><p><br /></p><p>Calpestate quelle margherite</p><p><br /></p><p>prima che il fuoco le bruci del tutto.</p><p><br /></p><p>Annaffiate di gas effetto serra</p><p><br /></p><p>quelle bellissime e splendide stelle</p><p><br /></p><p>affinché non si vedano più.</p><p><br /></p><p>Uccidete l’ultimo poeta romantico</p><p><br /></p><p>affinché non scriva più versi d’amore.</p><p><br /></p><p>Chiudete tutte le finestre del mondo</p><p><br /></p><p>affinché l’anima non fugga via.</p><p> </p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-81761171070904920592023-08-26T17:45:00.004+02:002023-08-26T17:45:53.319+02:00Stanno facendo di tutto per allontanarci <p> IL METAVERSO</p><p>A quanto pare il metaverso ci permette di vivere tramite il proprio avatar. </p><p>Se questo significa che non ci dobbiamo più muovere dal divano, non capisco a che cosa serve questo metaverso. 🤔🤔</p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-56921940421855667222023-08-15T21:38:00.004+02:002023-08-15T21:38:43.843+02:00LA NOTTE <p>È bella la notte da quando</p><p>Mi alzo e vago </p><p>Per la casa deserta.</p><p>Luci e ombre si specchiano </p><p>Nei miei pensieri </p><p>Che si sprigionano </p><p>Liberi </p><p>Finalmente. </p><p>Di notte ritrovo me stessa </p><p>E i sogni </p><p>Li faccio da sveglia. </p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-84562923516715834432023-08-12T21:10:00.002+02:002023-08-12T21:10:39.383+02:00RESILIENZA<p>Come ginestra</p><p>Mi piego ma non mi spezzo,</p><p>Pronta a rialzarmi </p><p>Quando il tormento </p><p>Sarà finito. </p><p>Perché finirà, </p><p>Prima o poi, </p><p>Quello che ci opprime </p><p>O ci assilla </p><p>E le nostre teste </p><p>Si rizzeranno</p><p>Come fiori gialli, </p><p>Profumati, </p><p>Di ginestra. </p><p>E spargeranno intorno </p><p>Il loro profumo </p><p>Nel vento lieve </p><p>Di primavera. </p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-40229875237443548082023-08-11T06:37:00.002+02:002023-08-11T06:37:12.676+02:00Un'opinione che condivido <p> Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa, non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Anzi, considerata la stupidità della maggioranza degli uomini, è più probabile che un'opinione diffusa sia cretina anziché sensata. </p><p> </p><p>Bertrand Russell, “Matrimonio e morale”</p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-30387034697145691132023-07-27T23:32:00.001+02:002023-07-27T23:33:19.592+02:00AEREI <p> </p><p><br /></p><p>Aerei sorvolano</p><p><br /></p><p>Il mio cielo d’estate</p><p><br /></p><p>Portano gente lontano</p><p><br /></p><p>Gente che evade</p><p><br /></p><p>Gente che fugge</p><p><br /></p><p>Portano acqua</p><p><br /></p><p>Per spegnere i boschi.</p><p><br /></p><p>Io non fuggo</p><p><br /></p><p>Io non volo</p><p><br /></p><p>Il mio volo si è fermato</p><p><br /></p><p>Qui</p><p><br /></p><p>Sulle colline che un tempo</p><p><br /></p><p>Erano verdi e che </p><p><br /></p><p>Adesso</p><p><br /></p><p>Portano i resti</p><p><br /></p><p>Del grano tagliato</p><p><br /></p><p>E si colorano del giallo vivo</p><p><br /></p><p>Del sole che hanno bevuto.</p><p><br /></p><p>Amo questa calura che salva</p><p><br /></p><p>Amo le mie colline che si accavallano</p><p><br /></p><p>Come gobbe di chilometrici cammelli</p><p><br /></p><p>In un deserto che odora di stoppie</p><p><br /></p><p>In questa quiete assolata.</p><p><br /></p><p>Il sole e la quiete</p><p><br /></p><p>Della mia isola </p><p><br /></p><p>Piena di Storia.</p><p><br /></p><p><br /></p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3688973127621675166.post-22508468135103980232023-07-27T21:21:00.003+02:002023-07-27T21:21:33.009+02:00TANTE SICILIE <p> Tante #Sicilie...#GesualdoBufalino </p><p><br /></p><p>"Dicono gli atlanti che la Sicilia è un'isola e sarà vero, gli atlanti sono libri d'onore. Si avrebbe però voglia di dubitarne, quando si pensa che al concetto d'isola corrisponde solitamente un grumo compatto di razza e costumi, mentre qui tutto è mischiato, cangiante, contraddittorio, come nel più composito dei continenti. Vero è che le Sicilie sono tante, non finirò di contarle. Vi è la Sicilia verde del carrubbo, quella bianca delle saline, quella gialla dello zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava.</p><p><br /></p><p> </p><p><br /></p><p>Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell'angoscia della roba, una che recita la vita come un copione di carnevale; una, infine, che si sporge da un crinale di vento in un accesso di abbagliato delirio...</p><p><br /></p><p> </p><p><br /></p><p>Tante Sicilie, perché? Perché la Sicilia ha avuto la sorte ritrovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione. Soffre, la Sicilia, di un eccesso d'identità, né so se sia un bene o sia un male. Certo per chi ci è nato dura poco l'allegria di sentirsi seduto sull'ombelico del mondo, subentra presto la sofferenza di non sapere districare fra mille curve e intrecci di sangue il filo del proprio destino.</p><p><br /></p><p> </p><p><br /></p><p>Capire la Sicilia significa dunque per un siciliano capire se stesso, assolversi o condannarsi. Ma significa, insieme, definire il dissidio fondamentale che ci travaglia, l'oscillazione fra claustrofobia e claustrofilia, fra odio e amor di clausura, secondo che ci tenti l'espatrio o ci lusinghi l'intimità di una tana, la seduzione di vivere la vita con un vizio solitario. L'insularità, voglio dire, non è una segregazione solo geografica, ma se ne porta dietro altre: della provincia, della famiglia, della stanza, del proprio cuore. Da qui il nostro orgoglio, la diffidenza, il pudore; e il senso di essere diversi.</p><p><br /></p><p> </p><p><br /></p><p>Diversi dall'invasore (che è più alto: il normanno non si può prenderlo a pugni, si può solo colpirlo al ventre con un trincetto...); diversi dall'amico che viene a trovarci ma parla una lingua nemica; diversi dagli altri, e diversi anche noi, l'uno dall'altro, e ciascuno da se stesso. Ogni siciliano è, di fatti, una irripetibile ambiguità psicologica e morale. Così come l'isola tutta è una mischia di lutto e di luce. Dove è più nero il lutto, ivi è più flagrante la luce, e fa sembrare incredibile, inaccettabile la morte. Altrove la morte può forse giustificarsi come l'esito naturale d'ogni processo biologico; qui appare come uno scandalo, un'invidia degli dei.</p><p><br /></p><p>Da questa soperchieria del morire prende corpo il pessimismo isolano, e con esso il fasto funebre dei riti e delle parole; da qui nascono i sapori cupi di tossico che lascia in bocca l'amore. Si tratta di un pessimismo della ragione, al quale quasi sempre s'accompagna un pessimismo della volontà. Evidentemente la nostra ragione non è quella di Cartesio, ma quella di Gorgia, di Empedocle, di Pirandello. Sempre in bilico tra mito e sofisma, tra calcolo e demenza; sempre pronta a ribaltarsi nel suo contrario, allo stesso modo di un immagine che si rifletta rovesciata nell'ironia di uno specchio.</p><p><br /></p><p> </p><p><br /></p><p> Il risultato di tutto questo, quando dall'isola non si riesce o non si voglia fuggire, è un'enfatica solitudine. Si ha un bel dire – io per primo – che la Sicilia si avvia a diventare Italia (se non è più vero, come qualche savio sostiene, il contrario). Per ora l'isola continua ad arricciarsi sul mare come un istrice, coi suoi vini truci, le confetture soavi, i gelsomini d'Arabia, i coltelli, le lupare. Inventandosi i giorni come momenti di perpetuo teatro, farsa, tragedia o Grand-Guignol. Ogni occasione è buona, dal comizio alla partita di calcio, dalla guerra di santi alla briscola in un caffè.</p><p><br /></p><p> </p><p><br /></p><p>Fino a quella variante perversa della liturgia scenica che è la mafia, la quale fa le sue mille maschere, possiede anche questa: di alleanza simbolica e fraternità rituale, nutrita di tenebra e nello stesso tempo inetta a sopravvivere senza le luci del palcoscenico.</p><p><br /></p><p> </p><p><br /></p><p>È da questa dimensione tetrale del vivere che ci deriva, altresì, la suscettibilità ai fischi, agli applausi, all'opinione degli altri (il terribile " uocchiu d'e gghenti", l'occhio della gente); e la vergogna dell'onore perduto; e la vergogna di ammalarsi... </p><p><br /></p><p> </p><p><br /></p><p>Non è tutto, vi sono altre Sicilie, non finirò mai di contarle."</p><p>Gesualdo Bufalino</p>Paola D.http://www.blogger.com/profile/17484761365412615988noreply@blogger.com0