sabato 11 dicembre 2021

HAIKU

 Gocce e lacrime

di limpida rugiada

cadono su me. 

domenica 5 dicembre 2021

Poesia estemporanea

 Nubi si addensano nel cielo

E all'orizzonte del mio cuore

Che insistentemente

Aspetta la primavera.

E nell'attesa scavo

Negli antri più bui

Della mia interiorità 

Alla ricerca di 

Una nuova infanzia 

Che ti fa vivere di null'altro 

Che del proprio istinto primordiale

Di sopravvivenza. 


sabato 27 novembre 2021

IL BLOCCO DELLO SCRITTORE

 A volte mi capita di scrivere sul mio diario senza riuscire a fermarmi. Scrivo tutto quello che mi passa per la mente e, badate, rigorosamente a penna anche se ormai, da quando uso la tastiera, la mia grafica è molto cambiata.

Da un po' di tempo però non riesco più a scrivere né sulla tastiera né a mano : non ho più stimoli né creativi né riflessivi perché la mia mente è occupata da questo continuo tam tam dei media : cambiamenti climatici, aumento di contagi, pandemia, femminicidio. Tutte notizie negative, niente che ti dia entusiasmo o un po' di speranza nel futuro.

Sarà l'effetto dell'inverno? Di queste giornate grigie e piovose? Della tv sempre accesa per avere un po' di compagnia dato che non esco quasi più da casa?

A me sembra che i media ci stanno inculcando sempre più paura.

Anche i programmi "leggeri", qualche film o documentario, evidenziano in fondo come la vita sia sempre più difficile. Le conduttrici dei tg danno i loro annunci con voci concitate e allarmanti che mi inducono a cambiare canale pur non trovando grandi alternative. I programmi di cucina mi annoiano per non parlare delle televendite.

Scusate, temo che vi sto annoiando troppo per cui la smetto qui sperando che qualcuno mi legge e mi dia qualche dritta per uscire da questa impasse. 

mercoledì 17 novembre 2021

Come cambia la vita con la pandemia

 Ho cambiato abitudini : esco pochissimo e solo in macchina, così non ho bisogno di indossare la mascherina. Di giorno faccio qualche telefonata ma la vita vera la faccio di notte.

Sono sempre in mezzo a tante persone e faccio esperienze di ogni tipo e avventure con gente viva e non viva. Mi sveglio soddisfatta della esperienza fatta e di avere visto cose impensabili nella realtà.

La mia casa è sempre viva e piena di gente invitata a festa o semplicemente capitata lì per caso. Ma la cosa più bella è che con me c'è sempre mia madre.

Un saluto a tutti. 

mercoledì 13 ottobre 2021

VORREI CONTINUARE A SCRIVERE SU QUESTO BLOG MA CHI MI LEGGE?

 Da quando uso il telefono non scrivo spesso su blog ma mi è venuta nostalgia dei bei dialoghi del passato.

So che usare questo mezzo è più farraginoso rispetto a fb ma, ultimamente non mi soddisfa più : c'è troppa pubblicità e post di basso profilo.

Dove sono i miei vecchi amici.

Mi risulta che non scrivono da anni.

Vorrei dirvi che se c'è qualcuno che mi legge possa lasciare traccia delss suo passaggio in modo che mi torni la voglia di parlare di argomenti più interessanti e così interagire come ai vecchi tempi quando anch'io lasciavo commenti sui vostri blog.

Adesso vedo se riesco a inserire qualcuno di voi nel mio blog roll per potervi leggere e interagire.

Buona giornata a tutti 

venerdì 8 ottobre 2021

Brevi riflessioni sul sistema blog

 In questi giorni di inattività, sto rileggendo alcuni miei post di 10 anni fa e noto delle enormi differenze : prima non c'erano i social e per comunicare si usava il blog. Ma non tutti ce la facevano perché erano pochi quelli con competenze informatiche.

Di conseguenza si veniva letti e si scambiavano interessanti opinioni.

Oggi invece la telecomunicazioni sono inflazionate e nessuno ti legge più. 

lunedì 16 agosto 2021

RESURREZIONE

 

Bruciano, gli alberi,

Lanciando al cielo

Un ultimo anelito

Di pietà.

E mentre un contadino incauto

Fugge,

Portando con sé il peso

Della sua colpa,

La natura freme, implora.


Ormai non è rimasta che una misera

Distesa di cenere

E, dove prima giocavano i fanciulli gioiosi,

Godendo della frescura

E delle tenere gocce di rugiada,

Un cane randagio

Vaga

Contemplando incredulo

L'infausto esito

Della distruzione umana.


Or piove e, nella landa desolata,

Tu scorgi stupito

Un tenero germoglio.

La Natura non si arrende :

E' la vita che, prepotentemente

Ricomincia la sua battaglia

Gloriosa.

(2014)

martedì 3 agosto 2021

Chi si ricorda di " Per voi giovani"?

 Nei ruggenti anni 70, ogni sera, dalle 18 alle 18:30, ascoltavo alla radio un programma di Renzo Arbore dedicato ai giovani. Non ne perdevo una puntata perché mi aggiornava sulle canzoni straniere, inglesi e americane che andavano di moda a quei tempi. Così ho conosciuto Areeta Franklin, Bob Dilan, Joan Baez ecc.

Trascorrevo mezz'ora di ballo davanti allo specchio che mi serviva per ricaricarmi dopo una giornata di lavoro e di studio.

Imparai anche qualche parola di inglese, ma a quei tempi non c'era internet con i testi completi delle canzoni e le loro traduzioni.

Quelle musiche mi sono rimaste nel cuore anche se ora ascolto solo musica italiana, possibilmente di qualche anno fa. 

mercoledì 14 luglio 2021

Che ci fanno in Svezia col mio blog?

 Ho avuto oggi la curiosità di guardare la geolocalizzazione del mio blog.

1723 visualizzazioni nell'ultima settimana e quasi tutte provenienti dalla Svezia.

Ma che ci fanno in Svezia col mio blog? 

lunedì 28 giugno 2021

AVERE UN ROBOT IN CASA

 Penso alle persone sole, invalide o a quelle che semplicemente vorrebbero essere sollevate dai lavori domestici e avere un po' di compagnia.

No, non lo vorrei un robot in casa!
Preferirei millevolte vivere nel disordine e nell'apatia più totale, ma, ad una macchina dalle sembianze umane, preferirei di gran lunga una compagnia in carne ed ossa.
Io penso che, per quanto gli scieziati si scervellino e cerchino di imitare la natura umana, c'è in essa sempre qualcosa di misterioso, quasi divino, direi, che non si può imitare.

sabato 19 giugno 2021

LA PESTE E IL CORONAVIRUS

Propongo un testo che ho scritto l'anno scorso. 

Prendendo spunto dall'invito di Corrado Augias di andarsi a rileggere il capitolo sulla peste dei Promessi Sposi, l'ho fatto, e vi ho trovato molte somiglianze con la situazione attuale, ma anche molte differenze dovute all'evoluzione dei tempi e al progresso della scienza. 

Ma devo constatare che l'atteggiamento mentale della maggior parte di noi di fronte a un nemico sconosciuto che irrompe improvvisamente a sconvolgere le nostre vite, non è mutato. 

Manzoni descrive bene la diffidenza iniziale nonché l'incredulità che ci fa inizialmente sottovalutare il problema dicendo che si tratta di una semplice influenza e che i media esagerano, volendo in realtà nascondere chissà quale piano segreto, quale complotto internazionale ai nostri danni.

Non appena, nel capitolo citato, si diffonde la certezza che trattasi di un'epidemia, subito si va alla ricerca della "causa" che ha scatenato il contagio, che viene individuata nei Lanzichenecchi che, guarda caso, venivano dalla Germania. Ognuno va a caccia dell'untore e si diffonde la diffidenza tra le persone. 

Il medico Ludovico Settala, che per i lunghi anni della sua vita era stato grandemente stimato per la sua attività e i suoi meriti, viene addirittura aggredito per aver detto la "verità" e cioè che, per evitare il contagio, bisogna stare isolati. 

Il governatore ritarda a promulgare la "grida", essendo in tutt'altre faccende affacendato e prendendo sottogamba la situazione. L'unico che si adopera per cercare di limitare il contagio è, come al solito, il cardinale Federico che raccomanda ai parroci di diffondere le norme per prevenire il contagio. 

L'angoscia serpeggia tra la popolazione e intanto la peste invade, guarda un po', Milano. 

La differenza tra angoscia e paura l'ha ben descritta qualche giorno fa, tra gli altri, Massimo Recalcati, ma anche Umberto Galimberti. 

Per limitare l'aggressività che l'angoscia produceva nella gente, il medico Settala si vide costretto a denunciare come "strega", e quindi untrice, una povera servetta la quale fu messa al rogo e così il capro espiatorio fu bell'e trovato. 

Ma l'epidemia durò ancora a lungo e si dovettero inventare altre "prove" visibili che trasformassero l'angoscia in paura (più controllabile), e così si unse un muro di un unguento giallo che venne prontamente bruciato per dare un po' di sollievo alla paura delle persone. 

Vi risparmio la descrizione del lazzaretto che mi viene da paragonare, anche se impropriamente, ai nostri ospedali e i cappuccini che vi operavano, con grande pazienza e spirito di abnegazione, ai nostri eroici medici e infermieri. 

L'insegnamento che possiamo trarre da questa rilettura è che la situazione si protrarrà ancora a lungo, anche se le nostre condizioni di isolamento sociale sono di gran lunga migliori di quelle del 1630: abbiamo internet, i telefoni, che ci permettono di comunicare con i nostri simili. Dobbiamo cercare di non alimentare sentimenti di sospetto e ostilità verso chi è costretto a uscire per motivi di necessità e di rispettare le norme per fare in modo che questa situazione duri il meno possibile, sperando che "dopo" saremo tutti migliori. 


venerdì 18 giugno 2021

Siamo di nuovo zona rossa

 Non bastavano i cambiamenti climatici che a me (non so agli altri) provocano continui sbalzi di umore e ansie dovute alle previsioni del  tempo che ti perseguitano in ogni dove creando delle attese che il più delle volte si rivelano inesatte.

Adesso ci si mette anche la zona rossa nel nostro comune che è quasi sempre stato covid free.

Ho già problemi di comunicazione per via del fatto che, più si va avanti con l'età e più si resta soli: gli affetti ci lasciano (genitori, amici). I figli hanno le loro famiglie e il loro lavoro. Sì, ci sentiamo, ma non è come una volta quando questa casa così grande era sempre piena di gente che andava e veniva che qualche volta la desideravo veramente la solitudine.

Ma io mi voglio lamentare : c'è gente che ha più problemi di me che in fondo vivo una vita abbastanza tranquilla.

Adesso mi rendo conto che tutte le cose che abbiamo accumulato nel corso degli anni non servono più e nello stesso tempo non hai voglia di disfartene perché rappresentano tutto il percorso della tua vita.

Ti fanno compagnia tutte queste cose inanimate e inutili

La riflessione che mi viene da fare, in questo periodo difficile per tutti è che il distanziamento sociale ha comportato anche un distanziamento emotivo perché, se è vero che non dobbiamo avere contatti fisici, questo non dovrebbe impedirci di restare vicini emotivamente con gli altri mezzi che la tecnologia ci mette oggi a disposizione ma so bene che non è la stessa cosa.

Buona giornata a tutti. 

lunedì 24 maggio 2021

IL PRIMO BALLO

La sposa si faceva  attendere, mentre tutti gli invitati cercavano di sistemarsi ai tavoli apparecchiati del ristorante.

Miriam prese posto, insieme ai suoi genitori e suo fratello, in un tavolo per quattro, non molto distante da quello centrale, già predisposto per gli sposi.

Era il matrimonio di una vicina di casa che, quando Miriam era ancora una bambina, amava giocare con lei, portandola a casa loro e prendendosene cura amorevolmente.

Apparteneva ad una famiglia modesta, che viveva coltivando un piccolo appezzamento di terreno, infatti, al piano terra della casa, c’era una piccola stalla, con la mangiatoia, la paglia e tutto ciò che serviva per ospitare il mulo, strumento indispensabile ,allora, per il lavoro nei campi, oltre agli attrezzi da lavoro: le zappe, i rastrelli e così via.

Appena entrati si percepiva  l’odore caratteristico delle case dei contadini, un odore acre, che sapeva di terra bagnata, di fieno, di cucina affumicata.

 Oltrepassato il minuscolo pianerottolo, c’era una lunga e ripida scala in graniglia di cemento, con gli scalini dai bordi arrotondati, lungo i quali Miriam amava lasciarsi scivolare, iniziando la discesa dalla parte più alta della scala e ripetendo il percorso più e più volte. Questo gioco a casa sua era precluso perché gli scalini di marmo, oltre ad essere freddi a starci seduti, avevano gli spigoli vivi e risultavano quindi un po’ taglienti.

Miriam si trovava bene con Concettina, che era la sorella maggiore delle due uniche femmine, in una famiglia di cinque figli e, quando fu invitata al suo matrimonio, ci andò ben volentieri, consapevole del fatto che sarebbe stato un matrimonio alla buona, senza troppe pretese. 

A mano a mano presero posto anche gli altri invitati. Si trattava di gente modesta, vestita alla buona, e Miriam si sentiva quasi a disagio in quel suo vestito di lino celeste, a tubino, con la giacchetta in tinta e la borsetta in vernice nera come le scarpe, aperte, col primo tacchetto  che le consentivano i suoi tredici anni.

Non era andata dal parrucchiere perchè, pochi giorni prima, aveva dovuto agghindarsi per un altro matrimonio di ben altro livello. Lì, quasi, l’avevano messa in disparte, tutti presi a guardare e corteggiare le belle ragazze di buona famiglia che mettevano in bella mostra la loro eleganza , la loro avvenenza nonché la loro abbronzatura ( era il periodo dei tre mesi di vacanza al mare, per chi poteva permetterselo) . Miriam ci era rimasta un po’ male. Si sentiva brutta: era troppo alta, per la sua età, il collo troppo lungo, le spalle un po’ piccole, le gambe robuste e la pelle chiara dimostrava senza ombra di dubbio che , nell’estate che già volgeva alla fine,in quei giorni di inizio settembre, la sua vacanza l’aveva trascorsa a casa. 

Portava i capelli corti, alla Rita Pavone, la cantante che in quegli anni faceva letteralmente impazzire tutte le ragazzine, lei compresa, e al collo indossava, per l'occasione, il girocollo d'oro con una grande medaglia della madonna del rosario che le aveva regalato la sua madrina per la cresima. Sembrava decisamente più grande della sua età ,che lei teneva a rimarcare, perché in fondo, dentro, si sentiva ancora una bambina.

Ora , a quel matrimonio, avrebbe voluto rifarsi della brutta figura che credeva di aver fatto in quello precedente 

La sala era lunga e piuttosto stretta, interrotta da pilastri che ne sostenevano il soffitto. I tavolini erano messi di sbieco, in modo da consentire ai camerieri lo spazio necessario per servire agevolmente il pranzo.

 Le pareti, tinteggiate di bianco, volevano dare più luminosità e ampiezza al locale, le cui ampie vetrate, disposte per tutta la lunghezza e sguarnite di tende, si aprivano ad una splendida veduta sul lago.

Quando, giunti gli sposi, i camerieri iniziarono a distribuire le portate, Miriam, da ragazza di buona famiglia, educata alle buone maniere, dispose il tovagliolo sulle gambe, assunse una postura eretta , niente gomiti sul tavolo e, aiutandosi con coltello e forchetta, cercava di darsi da fare per apparire un’esperta di galateo a tavola e non destare quindi alcun dubbio sul fatto che ella a casa propria si comportasse proprio così.

I problemi si presentarono allorquando, nel servire il secondo, i camerieri le posero nel piatto delle anatre arrosto. No, quelle non avrebbe proprio potute mangiarle con coltello e forchetta: avrebbe dovuto sporcarsi le mani per rosicchiare quelle alucce e, se avesse usato le posate, le sarebbero sicuramente saltate via dal piatto. Così ordinò una bistecca.

Tra una portata e l’altra, i rumori provenienti dalla sala discretamente affollata non davano agio ai quattro commensali di interagire fra loro e poi Miriam era tutta presa a guardarsi intorno nel caso scorgesse qualcuno che già conosceva, oltre alla sposa. Suo padre, d’altro canto, era tutto impegnato a godersi serenamente un pasto per cui non aveva dovuto lavorare, per guadagnarselo, e una festa, una delle poche, per cui non aveva dovuto darsi da fare per organizzarla, dato che era il maggiore di sei figli e, non avendo il padre, aveva dovuto provvedere al matrimonio delle sorelle.

Anche sua madre appariva molto rilassata, mentre suo fratello era, come sempre, assorto nei suoi pensieri. Così Miriam cominciò a sentirsi un po’ frustrata nella sua vana ricerca di persone conosciute, ma rassegnata nel dover assicurare una presenza che era più che altro un dovere, quando ad un tratto, con la coda dell’occhio, quasi distrattamente, si accorse di due strani occhi che trapelavano da due occhialoni da miope con la montatura spessa e nera.

Era seduto al tavolo accanto al suo, ma non lo aveva ancora notato.

Aveva l’apparente età di quattordici anni, quasi buffo nel suo vestito principe di Galles, con la camicia bianca e la cravatta stretta e scura come i capelli tagliati corti come fosse appena uscito dal barbiere.

 Dall’aspetto appariva signorile e qualcosa le disse che, da quando erano seduti lì, non le aveva mai tolto gli occhi di dosso.

 Lei non capiva perché la stava osservando così intensamente. “Forse ho commesso qualche errore nel modo di mangiare?” pensò e nello stesso tempo fu contenta che un quasi coetaneo la ritenesse degna di una qualche attenzione.  Forse avrebbe voluto parlare di dischi e di canzoni, che erano i suoi argomenti preferiti quando stava con le compagne, oppure di scuola!

Cercava di non farci molto caso quando si accorse che lui aveva cambiato posto per poterla osservare meglio e si era messo quasi di fronte a lei.

Miriam cercava di non corrispondere a quello sguardo ma, tutt’a un tratto, quell’ambiente così deprimente, fino ad un attimo prima, le sembrò animarsi di una nuova vitalità e all’improvviso le parve che tutta l’aria profumasse d'amore. 

E le scappò un sorriso.

Più tardi, finito il pranzo, i tavoli in fondo furono scostati e cominciarono i balli. 

I balli?  Ma non usava più ballare ai matrimoni! Pensò Miriam. Quella gente era proprio all’antica! Ma intanto il padre, che cominciava a divertirsi, decise di non salutare per andar via, come la ragazza pensava avesse fatto, e di rimanere un po’ a godersi lo spettacolo.

Gli sposi aprirono le danze e,a seguire, i giovanotti si affrettarono ad invitare le ragazze ( a quei tempi era l’unico modo consentito per tentare qualche approccio). Miriam, scambiata per una sedicenne, fu anch’essa invitata a ballare ed ella, un po’ impacciata, perché non si pensasse che fosse scortese, accettò.

La madre la guardava con attenzione e una punta di gelosia. “ La mia bambina!”, pensava, e non riusciva a rassegnarsi di doverla vedere diventar grande.

L’impaccio finì subito quando si avvicinò il ragazzo notato prima: aveva quasi la sua età, pensava Miriam, e si poteva parlare di canzoni o anche di scuola.

“ Come ti chiami?” – iniziò subito.

“ Sebastian” - rispose.

“Quanti anni hai?”

“Diciassette”

“Che scuola frequenti?”

“Il liceo”

E fu subito amicizia.

La madre si tranquillizzò e il padre continuava ad essere rilassato dal fatto che la propria figlia avesse trovato un coetaneo per divertirsi un po’.

Così quel ballo durò due ore.

Accaparratisi la postazione più vicina al juke box, si divertivano a cambiar canzoni e subito ricominciare a ballare. Il ballo della mattonella era quello che andava più in voga in quell’estate del 1964 e così, tra John Foster, Petula Clark, Rita Pavone, Celentano e Peppino di Capri, trascorsero in fretta due orette, chiacchierando del più e del meno, lui con le mani intorno alla vita di lei e lei con le mani sulle spalle di lui.

Ma quando Sebastian inserì il disco di John Foster “Se questo ballo non finisse mai”, lei gli rispose subito con un’altra canzone : “Non ho l’età, non ho l’età per amarti, non ho l’età…”, infatti gli confessò di avere solo tredici anni.

Il gioco diventava sempre più intrigante e, quando la madre di Miriam decise che era giunta l’ora di andar via, si salutarono con un po’ di magone . Chissà quando si sarebbero rivisti!


Sebastian rimase ancora un po’ nella sala e, pervaso da un senso di smarrimento , non capiva cosa gli stesse succedendo. 

 Più tardi si recò coi genitori a casa della sposa per gli auguri di rito. Sperava di incontrarla ancora lì ma Miriam era già andata a casa sua. Chissà cosa sarebbe successo se avesse saputo che la sua casa era a due passi da quella dei vicini!

 Dopo aver salutato gli sposi, mentre coi suoi si avviava in macchina verso la sua cittadina, fu assalito da una profonda tristezza , come se un senso di vuoto  gli piombasse addosso, aveva la sensazione di aver sfiorato e perduto qualcosa di importante, e una lacrima gli scivolò sulla guancia.

Dietro i vetri gli alberi si rincorrevano sempre più veloci.

Qualche mese dopo, iniziata la scuola, Sebastian la cercò in tutti gli istituti superiori della città e, alla fine, seppe che si trovava in collegio, così le inviò una lettera:

“….. i tuoi occhi sinceri, la tua voce così dolce, mi hanno fatto innamorare follemente di te”.

Ma lei gli scrisse subito: “Ho solo tredici anni”

Sebastian, deciso ad aspettarla, comprò tutti i dischi che avevano ballato a quel matrimonio e, sulla copertina di ognuno, incise le iniziali “M.S.”.

Più volte si recava nella chiesa del collegio ad ascoltar la messa sperando di vederla, ma Miriam, da ligia collegiale, non si girava mai.

Quando le suore, la mattina, facevano il giro col pulmino per accompagnare le collegiali nei vari istituti, Sebastian le attendeva davanti al liceo, sperando, tra le tante ,di vedere Miriam. Ma lei era già scesa.

Certe sere di primavera, Sebastian, con un gruppo di ragazzi, si fermava sotto la finestra del dormitorio delle collegiali e, tutti insieme, col sottofondo del mangiadischi dell’epoca, gridavano a squarciagola i loro canti d’amore.

Le collegiali, eccitate , si accalcavano dietro la finestra, ognuna sperando ti vedere il loro ragazzo del cuore.

Ma Miriam dormiva. Quei canti non potevano essere certo per lei: aveva solo tredici anni!

Sebastian intanto collezionava tutte le foto che riusciva a ricavare dai negativi lasciati dal fotografo quando Miriam andava a stampare le sue fotografie e così, dopo alcuni anni, fu in grado di riconoscerla mentre passeggiava per una delle vie di Catania. Subito corse a casa a prendere uno di quei dischi che portava sempre con sé e, sempre correndo, tentò di regalarglielo. Ma Miriam non lo riconobbe: aveva la barba e i capelli lunghi. Come si azzardava quello sconosciuto a volerle regalare un disco? Sarà sicuramente pazzo, pensò. E così lo trattò male. 


Si rividero dopo quasi cinquant'anni. 

Lui era diventato medico e lavorava all'ospedale. Lei una gradevole sessantenne da poco in pensione. Entrambi erano sposati. 

  • Dopo essersi salutati cortesemente, "Ti riconosco" - disse, e rimasero qualche minuto a guardarsi in silenzio sorridendo increduli. A lei venne una strana voglia di ballare ma lui disse che non sapeva farlo. Era molto cambiato, non aveva più i capelli di un tempo e il viso stanco era solcato da impercettibili rughe. 

L'aveva contattata su fb e lei dapprima aveva stentato a riconoscerlo, ma poi ricordò tutto e le sembró di colpo di tornare indietro nel tempo, di ridiventare la ragazzina che era, ma finalmente sicura di sé. 

Si erano parlati qualche volta al telefono e un clima di fiducia reciproca aleggiava fra i due. 

Miriam era contenta di aver ritrovato un vecchio amico a cui si sentiva affine e si rese conto di non aver mai dimenticato quel ballo e come si sentiva serena allora. 

"Siamo figli della stessa cultura e dello stesso sentire", le aveva detto un giorno. 

Poi le regalò il libro che le aveva promesso e si salutarono come se dovessero rivedersi. 

Ma non si rividero mai più. 

Però si sentirono spesso. 


Adesso riposa nella nuda terra, come aveva sempre agognato, in un vecchio cimitero abbandonato, ma i suoi libri e le sue poesie continuano a parlare di lui. 







venerdì 14 maggio 2021

DESTRA E SINISTRA : LA DIFFERENZA È SCRITTA NEI GENI

 Secondo i più recenti studi dello psicologo Satoshi Kanazawa e del neurologo David Amodio, le preferenze politiche sarebbero condizionate dalla struttura del cervello che si eredita alla nascita.


L'essere conservatori è infatti la modalità di base degli esseri umani, perchè implica un particolare attaccamento alla "tribù" ristretta di parenti e amici, paure irrazionali che portano ad una maggiore religiosità e anche una tendenza alla poligamia maschile: ciò è dovuto ad un'alta attività dell'amigdala.

Nei progressisti , invece, sembra essere più attiva la corteccia cingolata anteriore, che blocca l'impulsività, dando più tempo per riflettere sulle proprie azioni.

Da queste premesse sembrerebbe impossibile convincere un elettore conservatore a votare per uno schieramento progressista e viceversa.

Ma il problema che io mi pongo è se sia possibile, mediante un adeguato allenamento, agire sulle aree cerebrali interessate attivandole.

Io penso di sì, altrimenti non sarebbe stata possibile l'evoluzione

sabato 3 aprile 2021

RIFLESSIONI DI UNA INCOMPETENTE

 Il mondo è a rischio, ma non per la pandemia. I problemi più urgenti sono : il cambiamento climatico e l'eccessivo accumulo di rifiuti.

Per ovviare a ciò, si parla tanto di economia circolare ma è chiaro che non si può attuare il cambiamento in tempi rapidi e a livello globale.

Intanto dovremmo cambiare il nostro modo di vivere ed ecco che la pandemia ci costringe ad essere più morigerati senza che ciò sia visto come una limitazione alla nostra libertà imposta dai governi ma da cause di forza maggiore.

Come non sfruttare quindi questa grande occasione per iniziare un cambiamento che si rivela necessario per la sopravvivenza del nostro pianeta?

Ho visto tempo fa un documentario sull'isola di Pasqua i cui abitanti si sarebbero estinti perché avrebbero dilapidato in modo indiscriminato le risorse non avendo più a disposizione, oltre al cibo, nemmeno il materiale sufficiente per costruire qualche imbarcazione che gli permettesse di spostarsi altrove, cosa peraltro difficile, vista la posizione geografica dell'isola.

Un cambiamento radicale e repentino dello stile di vita non si può ottenere ad opera di convincimento in regimi ormai sempre più diffusamente democratici. E quindi, come non cogliere l'occasione di fare del virus il protagonista, oltre che il decisore di questo cambiamento così auspicabile per l'umanità?

Siamo in un'epoca di passaggio : il capitalismo è in crisi e bisognerà trovare un sistema economico alternativo che lo sostituisca, che ancora non c'è all'orizzonte ma che bisognerà trovare se vogliamo che si realizzi una convivenza pacifica di tutti i popoli nel rispetto del piccolo pianeta in cui viviamo.

Ci riusciremo?

Ai posteri l'ardua sentenza..... Se ci arriveranno.