sabato 22 agosto 2009

CHIUDIAMO LE SCUOLE

Ho preso questo titolo provocatorio dall'omonimo scritto di Giovanni Papini del 1914, che chiunque può consultare semplicemente cliccando sul titolo di questo post.


Oggi il testo di Papini potrebbe divenire attuale, viste le condizioni in cui versa la nostra scuola.
Quello che a me preme sottolineare è che egli non aveva mai conosciuto Don Milani, nella cui scuola gli allievi erano anche maestri e il rapporto insegnamento-apprendimento era costituito da un continuo interscambio culturale e pratico allo stesso tempo, secondo il modello svedese.
Chiudiamo le scuole per gli alunni, quindi, e apriamole agli adulti, in una prospettiva di educazione prmanente, perchè non si finisce mai di imparare , perchè gli adolescenti seguono spesso l'esempio degli adulti e laddove questo esempio risulta scadente è difficile che un giovane possa sfuggire all'alienazione.
Scuole per adulti e scuole per genitori quindi, che dovrebbero secondo me seguire un corso iniziale di almeno due anni obbligatoriamente e poi continuare con l'auto -aggiornamento.
Perchè la vera educazione avviene, e non può essere altrimenti, all'interno dei rapporti familiari.

mercoledì 19 agosto 2009

HA ANCORA UN SENSO OGGI LA FAMIGLIA?

Traendo spunto dall'ultimo libro di Vincenzo Cucinotta "L'IDEOLOGIA VERDE",sento l'esigenza di affrontare un tema che, per le sue numerose implicazioni ideologiche, mi appare molto delicato.

Scrive Cucinotta alle pag.163-164:

1-"La famiglia è a mio parere una struttura ormai storicamente superata, essa va considerata come vestigia del passato."

2-"La famiglia è un'istituzione economica che, in un mondo in cui la donna è chiamata a svolgere funzioni lavorative come e più dell'uomo, in cui le condizioni in cui si svolge la nostra esistenza non giustificano più la convivenza coi nonni sotto lo stesso tetto, non ha più alcuna ragione d'essere."

3-"Bisognerebbe superare il concetto imperante che i piccoli appartengono a che li fa, finchè ci si mantiene in queste coordinate, saremo sempre in un mondo feudale."

E ancora:

4-"Dovremo provare a dirigerci verso una società che considera i piccoli (cuccioli?)come una risorsa collettiva, dove ogni uomo opera per l'interesse collettivo, senza che le appartenenze familiari conducano a un'inevitabile frammentazione di interessi , ognuno strenuamente impegnato a favorire i propri piccoli ( cuccioli?) a danno degli altri."

Riguardo al punto 1-:Se intendiamo per famiglia la famiglia patriarcale, essa, per fortuna è storicamente superata, questo non lo trovo vero però per la famiglia, chiamiamola "moderna", in cui ognuno di noi trova il suo punto di riferimento-rifugio, sia dal punto di vista materiale che affettivo e senza la quale l'uomo( anche la donna ovvio) si sentirebbe terribilmente solo .

C'è anche il problema logistico: che ne faremmo degli appartamenti? Dovremmo tutti andare a vivere in grandi comunità alquanto promiscue? e allora bisgnerà ricordare quello che scrisse Jean Paul Sartre in un suo libretto che lessi parecchi anni fa e che si intitola LA PORTA CHIUSA, dove egli paragona quella maledetta abitazione, in cui tante persone sono costrette a convivere, all'inferno ( dev'essere proprio così l'inferno!), oppure dovremmo ognuno costruirci la nostra casetta,creando una frammentazione della società e uno spreco mai visto prima?

O forse sabebbe meglio per la società che tutti vivessimo da barboni?

Vi chiedo scusa, adesso sono stanca, continuerò l'analisi degli altri punti nei prossimi post.

domenica 16 agosto 2009

L'ISOLA SENZA PONTE

(Stretto di Messina)

Al centro del Mediterraneo. Nel cuore della storia e della cultura dell’Europa occidentale. Eppure inaccessibile e incomprensibile, talvolta, da chi osserva dall’esterno.
La Sicilia è un punto geografico nell’atlante ma, soprattutto, un luogo simbolico. Un’isola a sé stante. Un’isola più isola delle altre. Abbastanza vicina alla terraferma eppure così distante, lontana. Un luogo assoluto, dove gli opposti si attraggono e si respingono in continuazione.
Un’isola senza ponte. Come la definisce nel suo libro l’agrigentino Matteo Collura, scrittore e giornalista del Corriere della Sera .

Quel ponte che con ostinazione il governo VORREBBE costruire, sfidando le leggi della natura e della storia.

Collura riflette sulla ’solitudine’ della Sicilia, quella attuale e quella letteraria. Richiama alla memoria grandi autori, da Pirandello a Sciascia, da Verga a Gesualdo Bufalino a Giuseppe Tomasi di Lampedusa. E disegna una storia costellata di fughe precipitose e di commoventi ritorni.

«Il titolo del mio libro - dice lo scrittore siciliano - ha un aggancio all’attualità politica ma in realtà è fortemente simbolico. Pur essendo sempre stata al centro della storia e della cultura, la Sicilia ha continuato a essere un’isola non abbastanza isola come diceva Giuseppe Antonio Borgese, ma in ogni caso molto più isola delle altre. Più della Sardegna, più della Corsica».

«Il legame che tiene stretti i siciliani alla loro terra non si scinde mai - continua Collura - un po’ come accade per gli irlandesi. Si tratta di una condizione di insularità particolare, un fatto che appartiene alla mitologia, qualcosa di ancestrale».

Nel libro, Collura svela il mistero dell’epitaffio di Leonardo Sciascia, “Ce ne ricorderemo, di questo pianeta”. “Lo scrittore di Racalmuto non ha scelto questa frase pensando al suo autore, Villiers de Lisle-Adam” dice Collura “Grazie ad alcune carte ora rese disponibili dagli eredi” continua “si evince che egli la conobbe quando era molto giovane grazie alla lettura di un libro di Leo Longanesi. Dopo averla usata ricorrentemente in appunti e articoli in uno degli ultimi giorni prima di morire decise di darla alla moglie, senza specificarne la paternità”.

Ma è su un altro scrittore, Tomasi di Lampedeusa, che Collura si esprime in netto contrasto con quello che ha sempre sostenuto: “A mio parere, Il Gattopardo è uno dei romanzi italiani più importanti, secondo solo ai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Sul suo autore e sulla sua opera ci siamo sbagliati tutti, perfino Leonardo Sciascia”.

venerdì 14 agosto 2009

FRA CINQUECENTO ANNI SAREMO TUTTI NERI

Repubblica — 21 agosto 1993 pagina 21 sezione: CRONACA

L' EVOLUZIONE della specie umana è finita. L' uomo e la scimmia, i cui destini si divisero alcuni milioni di anni fa, rimarranno alla stessa "distanza genetica", che è molto piccola, per i prossimi millenni. Unico cambiamento atteso: il colore della pelle. Migrazioni, viaggi e mobilità crescente dell' umanità favoriranno gli incroci e tra cinquecento anni tutti dovremmo avere la pelle più scura. La "sentenza" è stata espressa al convegno mondiale di genetica in corso a Birmingham da uno dei biologi britannici più famosi, Steve Jones, professore all' University College di Londra. Secondo lo scienziato sono scomparse quelle condizioni che, secondo la teoria evoluzionistica inaugurata da Charles Darwin, determinano il progresso biologico di una specie. In sintesi, la teoria dice che ad ogni generazione, quando si trasferisce il patrimonio ereditario, si verificano un certo numero di mutazioni nei geni. Spontaneamente. La stragrande maggioranza non ha alcun effetto. Poche invece determinano una modificazione dell' organismo, più o meno evidente. Alcune sono indubbiamente sfavorevoli: basti pensare a quelle che causano le grandi malformazioni. Per altre invece è l' ambiente a decidere. Un esempio classico è l' anemia mediterranea: chi ha il gene mutato responsabile di questa malattia del sangue ha maggiori probabilità che i suoi figli abbiano la forma più grave e rapidamente mortale ed egli stesso ha qualche problema di anemia e di fegato. Ma è invulnerabile alla malaria. Non a caso sino a che in Italia vi erano zone malariche, uomini e donne col gene dell' anemia mediterranea vivevano e si riproducevano quanto gli altri, rappresentando una parte molto consistente della popolazione. Ora che la malaria non c' è più, chi ha questo gene ne soffre solo gli svantaggi e gli italiani con anemia mediterranea stanno diminuendo rapidissimamente. Le mutazioni genetiche quindi, se da una parte sono fonte di malattie, dall' altra sono il "motore" dell' evoluzione. Ma questi piccoli errori che avvengono durante il trasferimento del Dna ai figli stanno diminuendo per tre motivi che Jones ha voluto sintetizzare così: "La progressiva scarsità di genitori anziani, il tumultuoso aumento delle conoscenze mediche e l' invenzione della bicicletta". Il motore evolutivo delle mutazioni, ha ricordato il biologo, "accelera", con i relativi effetti patologici, al crescere dell' età dei genitori e della consanguineità delle unioni. "Al giorno d' oggi - ha detto Jones - se si comincia tardi ad avere figli, poi si finisce a 35 anni. La mobilità (di cui la bicicletta è stata il primo simbolo) ha progressivamente aumentato la distanza media tra le residenze dei due promessi sposi e la possibilità quindi che vi sia della consanguineità. In America siamo ormai a 500 chilometri. E la distanza è destinata a crescere: proprio per questo alla fine tutti avremo un po' di geni neri. Infine la medicina sta appiattendo la selezione naturale del meno valido geneticamente". Ma su quest' ultimo punto non tutti i biologi si sono detti d' accordo.

di ARNALDO D' AMICO

STRAMONIO


Rubata questa bellissima immagine dall'omonimo post di Alberto Cane,mi accingo con fatica(dato che uso un computer non mio) a cercare di completare il discorso da lui iniziato e volutamente lasciato in pasto ai lettori.

Premetto che di solito non mi piace parlar figurato,ma mi rendo conto che , visti i tempi che corrono, ci dobbiamo abituare a farlo.

Sono letteralmente scappata da una breve vacanza a Taormina ( per la precisione Recanati), perchè in questo periodo non regge il paragone con la mia campagna, e che vi trovo sul blog? Queste bellissime foto di Alberto e le riflessioni sulla società multietnica che proprio lì, a Taormina, si possono toccare con mano.

Veniamo al problema della pianta invadente, o meglio definita tale: quì nella mia campaga ce ne sono di tutti i tipi e non so come spiegare a mio marito che proprio quì è impossibile, o meglio difficilissimo far venir su un orto:il vento diffonde i semi di queste piante in maniera imprevedibile e proprio per questo suggestiva.

Queste piante, come lo stramonio e altre, sono molto più belle delle altre ma a volte si dispongono in modo da ostacolare una crescita armonica di tutto l'insieme.

Che poi siano commestibili o meno, ci pensano i conigli a verificarlo:

quì i conigli selvatici scorazzano indisturbati: nessuno si sogna di cacciarli, almeno noi.I cacciatori ci provano ma non possono intrufolarsi nella nostra oasi.

E adesso veniamo al problema della multietnicità:

secondo me è impossibile fermare questo processo che è insito nella natura umana; basta sfgliare un qualunque libro di storia per seguire i percorsi delle migrazioni che hanno accompagnato l'umanità fin dai primi albori, e che sono stati essi stessi fattori di evoluzione.

L'unica strada perseguibile è secondo me quella dell'integrazione.

A tal proposito ricordo di aver letto alcuni anni orsono, un bellissimo articolo su Repubblica, che adesso proverò a ripescare nell'archivio.

Intanto,un caro saluto a tutti voi.

domenica 9 agosto 2009

DOLCE QUIETE

Ora le voci cadono e il vento
Stormisce tra le foglie e culla i miei pensieri.
Non ho il televisore: gli uccelli
Sono la mia musica e la mia compagnia.

Dolce quiete della mia campagna:
Qui rinasco e respiro.

Rumori e problemi rimangono in città.



venerdì 7 agosto 2009

LA SPETTACOLARIZZAZIONE DELLA GIUSTIZIA

Qualche giorno fa, a Palermo, è avvenuto l'ennesimo esempio di spettacolarizzazione della giustizia:

Giunti alla fine dei festeggiamenti per l'inaugurazione di un parcheggio sotterraneo antistate il Palazzo di Giustizia, un arresto clamoroso ha trasformato per alcuni un giorno di festa in una clamorosa retata a carico sia dell'impresa costruttrice sia di alcuni funzionari del Genio Civile di Caltanissetta,per fatti oltretutto pregressi.

Scusate la mia ingenuità, ma non avrebbero potuto aspettare qualche giorno, in modo tale da contenere l'enorme pubblicità che questi signori hanno dovuto subire?

Non è la prima volta che eventi simili succedono anche a carico di personaggi importanti a livello nazionale.

Questi atteggiamenti che sta assumento la giustizia italiana, sono soltanto giochi politici,
o manifestano l'esigenza di una maggiore deterrenza, nei confronti di qualcuno, cui non tocca più di tanto perdere soldi o la libertà, quanto perdere la faccia in modo plateale?

mercoledì 5 agosto 2009

TOGLIETEMI UN DUBBIO!

C'è un mio conoscente , pseudofilosofo, che va sostenendo questo "assioma":
"NELLA VITA NON ESISTONO ASSIOMI,
SE VI FOSSERO, NON SAREBBERO TALI."

Per quanto io mi scervelli, non riesco a venire a capo di questo concetto.

Si, è vero che nella vita non ci sono certezze assolute, anche se qualche punto di riferimento bisogna pur trovarlo. Tutto è dominato dal dubbio, ma, sarà la forma con cui è formulato questo pensiero, sarà la mia relativa ignoranza in materia di filosofia, questa frase mi risuona spesso nella mente, ma non so darmene una spiegazione logica.

C'è qualcuno, fra voi filosofi, o presunti tali, che riesce a darmi una spiegazione su quello che intende dire questo mio conoscente?

Secondo me, sia dal punto di vista logico, che semantico, questa frase non regge.

Cosa ne pensate?

lunedì 3 agosto 2009

AFORISMA N. 2

"IL CIELO STELLATO SOPRA DI ME, LA LEGGE MORALE DENTRO DI ME"

Emanuel Kant: il primo anarchico della Storia?