domenica 29 marzo 2009

ORA CAPISCO!

Comincio a capire quali sono le intenzioni del ministro.Clicca sul titolo

CHE FINE HANNO FATTO LE CLASSI APERTE?

Adesso che sono libera dagli impegni scolastici, mi viene da pensare a come sono stati gli inizi della mia carriera.

Ricordo che, per entrare nel ruolo della scuola elementare ho dovuto sostenere ben tre concorsi. In ultimo un corso quadrimestrale di ben centottanta ore!

Mi ero riempita la testa di tante belle idee sulla scuola, sull'educazione e la formazione dei ragazzi che dovevano essere guidati al pieno sviluppo della loro personalità.

Ho studiato le opinioni di insigni pedagogisti e psicologi quali Bruner, Dewey, Piaget,e molti altri ed ho letto anche il bellissimo libro di don Milani " Lettera ad una professoressa". Ho sperimentato lavori di gruppo,ho imparato a verbalizzare sondaggi e tutte le moderne tecniche e metodologie didattiche.

Ho creduto nella bontà del metodo delle cassi aperte.

Ma quando ho messo piede in una scuola vera, ho trovato soltanto porte chiuse.

In seguito ho sostenuto la sperimentazione dei moduli di tre insegnanti su due classi.

Anche se all'inizio è stato duro per alcuni confrontarsi, alla fine credo che questa sia stata l'esperienza più positiva della mia carriera.

Il passaggio alla scuola superiore, poi, è stato un vero trauma: mi son trovata di colpo riportata indietro di non so quanti anni. Ho dovuto abbandonare la filosofia del "promuovere" ; mi son trovata di fronte a tante contraddizioni e all'idea che tutto quello che avevo studiato non servisse a niente.

Adesso mi chiedo: che fine hanno fatto i pedagogisti?

Perchè è così difficile operare a classi aperte e per gruppi di livello? Perchè non esiste la programmazione interdisciplinare?

E i progetti, perchè sono destinati solo a pochi "eletti" e non alla totalità degli alunni?

IL SESSANTOTTO

IL SESSANTOTTO

Li vissi di riflesso
Sulla mia pelle,
gli anni in cui tutto
cambiò
all’improvviso.

La guerra dei figli
Contro i padri
Non mi toccò che di sbieco.

Vivevo allora in una
Campana di vetro,
protetta e prigioniera.
La riforma della scuola
Venne dopo di me.
I fiori nei cannoni
Io non li misi.
Perché non potei vivere quegli anni
Combattendo!

Scrissi questa poesia alcuni anni fa, ma quando la rileggo mi sembra molto attuale.

Oggi le considerazioni su quel determinante periodo storico sono molto controverse, ma comunque è innegabile la ventata di novità e di liberazione che esso portò.
Certo, come tutti gli eventi, fu spesso strumentalizzato e gli hanno nuociuto gli estremismi, il terrorismo.

Ma , ripensando a quegli anni, non posso fare a meno di sentirmi riempire di nostalgia.

sabato 28 marzo 2009

Ci cono ricascata

La realtà virtuale comincia a sembrarmi più interessante di quella reale.E questo è grave.

Sarà per via di questo tempo uggioso, sarà perchè, guardandosi intorno c'è ben poco, o per una innata pigrizia.

Ho dovuto eliminare il mio primo blog perchè mi aveva preso la mano, ma ora spero di non ricascarci.

Due volte la settimana faccio violenza a me stessa e vado in palestra.

Poi mi sono iscritta ad un'associazione "pseudoculturale" e ogni tanto vado a teatro, ma tutto questo non mi soddisfa!

mercoledì 25 marzo 2009

DAL SEI POLITICO AL DIECI IPOCRITA

Da quando mio figlio ha ottenuto quest'anno il primo incarico come docente di un corso di formazione in una scuola secondaria, non si fa altro che parlare dello stato di degrado in cui è piombata quest'ultima, di come è potuto accadere tutto ciò e delle remote possibilità che si possa in breve tempo uscire da questa demotivante situazione.

A mio parere,una delle più importanti concause di questo degrado ha origine in una errata interpretazione di alcune innovazioni introdotte dal sessantotto in poi:
il rivendicato diritto all'istruzione per tutti, insieme al beneficio della consistente diminuzione dell'analfabetismo, ha portato in realtà ad un abbassamento generale del livello qualitativo della scuola,cosiddetta di massa, in cui alla meritocrazia si è sostituito il concetto di " successo formativo" da raggiungere in ogni caso da parte di tutti gli " utenti" o , per meglio dire, i "clienti".

Si perchè il concetto di scuola è stato nel frattempo contaminato da quello di "Azienda", dal pregiudizio che fosse inutile tutto ciò che non è " produttivo".

Ma gli alunni, gli esseri umani, non possono essere considerati alla stregua di barattoli di pelati; il concetto di produttività è estraneo ad un'istituzione che ha delle caratteristiche peculiari quale è la scuola, luogo essenziade della formazione, della educazione e palestra di cultura.

Ed infatti adesso di " scuola azienda" mi pare non si parli più perchè la moda del momento è il concetto che bisogna offrire non più "prodotti", ma " servizi".

Ed ecco che con questo nuovo concetto di scuola, i discenti non sono più soggetti da educare ed istruire, ma "clienti", da accontentare, da accattivare, da accalappiare al fine di garantire ad ogni scuola il numero adeguato di presenze per evitare che questa venga " accorpata" o " soppressa":

E' la logica del mercato che ancora una volta si è inserita a contaminare un campo che dovrebbe restare avulso da ogni tipo di logica che non sia quella dell'apprendimento e dell'acquisizione del piacere della conoscenza.

Non vorrei dilungarmi ,ma adesso mi torna in mente il caso di un preside di Perugia, mi pare , che, di fronte al dilagare delle insufficienze, temendo che fossero una strategia messa in atto dai docenti per assicurarsi il remunerativo accesso ai corsi di recupero, introdusse nella sua scuola il sei politico, costringendo i docenti ad elevare tutti i voti fino al famoso dieci, che ai miei tempi era proprio un miraggio assolutamente irraggiungibile.

lunedì 16 marzo 2009

CORSO DI SCRITTURA RI-CREATIVA

Leggo sempre con divertimento ( ma anche con un po' di pausa riflessiva) questo

CORZO DI SCRITURA RICREATIVA
tratto da uno dei blog che seguo.

Anche chi non è siciliano penso non abbia grosse difficoltà a comprendere il contenuto ironico di questi brani che trascrivo:

"Da quando misero il ueb tra i posti dove finisce la scrittura capitò che si ci posarono anche gli occhi della lettura. Parrebbe una cosa facile, di carusi che sanno fare ticchetacche sulla tastiera, allora in tanti anno detto: Scrivo anchio. Il ueb sembra facile ma se ogni minchione cheppenza di saper maritare un verbo aggiuntivo con un avverbo coniugativo si mette a scrivere viene fuori un vivammaria di babele che nianche la Vucciria anarchica di capodanno.

Metto allora quì al servizzio vostro la mia sperienza di ueb e di parole di bloggo e dico:

- che sul ueb anche se le parole sono aggratis è megghio contarle come se fussero ciliegie mature: tenersele in bocca iè il segreto per inquriosire il lettore e che dopo è felice anco se poi gli sputazzi solo il nocciolo di legno.

- Poi diggitate solo parole vere e saporite, non quelle quivoche e blique che stanno nella scrittura sulla carta. Qui la gente tiene poco tempo e penza diprendere la cecità degli schermi radioattivi. Lasciate a gli intellettuali cartacei il gusto del tempo perzo.

- Sul ueb è più facile rompersi i cabbasisi e ire su altri linchi più tendenziosi quindi penzate doppiamente prima di mettere le parole sulla tastiera

- Gnente penzieri su come il mondo fa cacare, la vita fa schifo, la politica vi rumina i cabbasisi, se c’avete la disoccupazione cronica e tenete le corna. Per favore. Secciavete delle risposte ai probblemi della umanità scrivetele, sennò ingoiate la bolletta del compiuter e gettatevi a Cariddi senza spaccare la minchia ai nostri occhi lettori.




Corzo di Scrittura Ri-creativa - VI lezzione

Scrivere alle fimmine che leggono



La scrittura iè diventata creativa per questioni di fimmine che hanno pure mparato a leggere. Annoi masculi prima ci bastava scrivere: Ti Amo o Luce dei miei Occhi, che era una frase ggià lunga e quelle ci cadevano come falche abbattute nello Stretto di Messina.

Non era la tua fantasia di uomomasculo a farle spose ma i cugghiuni che tenevi e, soprattutto, le terre di famigghia. Creativi erano solo i leonardi o i caravaggi che erano pure strasessuati e fuoriggioco. Non è più accussì. Le fimmine ora vogghiono luomo coi piccioli e la ceienne ma pure chessà scrivere senzibbile come Albergoni, senza pilu come u’ bronzo di Riace, ormonico alletto, ma pure profondo d’anima come un confessore gesuita.

Allora per scrivere a isse mi rraccomando:

- nente parole dei dettagli natomici del loro corpo esteriore come minne labbrra culu evviacosì, vanno bene lusingamenti al loro cirveddo anche più di quello che davvero tengono, se lo tengono

- nente spirazzioni poetiche suggerite dai compagni di cella, quelli che vanno solo di manovella. Sono parole di minchia che le fimmine non capiscono nella loro poesia.

- dirci che: quello che vi anno detto due ggiorni fa vi scuassa ancora nel cuore come una freccia di calore, dirici che vi fanno molto penzare (alloro ci piace penzare di farci penzare)

- scriverci di un sogno in cui cerano loro e chiederci checcifacevano lì. Non cimporta che è vero, alloro ci piace leggere storie che sono protagoniste anche se nei sogni, anche se nel sogno vero cera la Sciffer o la malen
a della Bellucci."

domenica 15 marzo 2009

LA DIETA ZONA

E' quasi primavera e già viene voglia di scrollarsi di dosso la pigrizia invernale con tutto quello che ha comportato:sedentarietà chili di troppo, brufoli,pigrizia mentale.

Ieri, dal parrucchiere, scorrendo un giornale, ho scoperto un nuovo tipo di dieta più razionale e facile da seguire che, oltre a consentirti di perdere peso, ti garantisce il raggiungimento della piena forma fisica e mentale,riducendo lo stress e migliorando l'umore e le prestazioni lavorative.

Si tratta della dieta zona, messa a punto da uno specialista americano biochimico, endocrinologo e oncologo.

Quì non si tratta di calcolare calorie o di eliminare qualche alimento, ma di mangiare ad ogni pasto tutti e tre i nutrienti ( carboidrati, proteine, grassi ) rispettando le proporzioni che sono, mi pare, il 40% per i primi, il 30% per i secondi, il 20% per gli ultimi, più le fibre.

Si ottiene in tal modo l'equilibrio ormonale che impedisce i picchi di insulina che, a quanto pare, è la causa della trasformazione dei glucidi in lipidi e del conseguente aumento della fame.

Bella scoperta. In fondo credo che questi siano i principi della dieta mediterranea.