martedì 29 dicembre 2009

SCRIPTA MANENT

In questi giorni di feste e di riunioni conviviali, si discute come non mai ( quando non si gioca a carte), specie con i miei figli, rientrati in occasione delle vacanze, che non disdegnano conversazioni a carattere, diciamo così, impegnato.

Tante sono le parole proferite e mi chiedo quante di quelle pronunciate abbiano lasciato veramente un segno, siano cioè state giudicate degne di essere ricordate.

Capita poi più spesso che si abbia voglia di ripensare agli argomenti affrontati e di ricordare a mala pena le opinioni di questo o di quello e le relative argomentazioni.

Questo è il vero vantaggio di avere un blog: puoi ripassarti le coversazioni, i commenti e vedere dove hai veramente sbagliato o colto nel segno, quali sono state le reazioni degli altri, ed infine, come è cambiata la tua opinione nel tempo e col contributo degli altri.

Oltre al fatto di aver lasciato una traccia di te che sopravviverà probabilmente alla tua stessa esistenza.

Scripta manent: ciò che è scritto rimane.

martedì 22 dicembre 2009

COME PINOCCHIO

Scusate se ho eliminato il mio vecchio nick- name senza avvertire.

E' stato una specie di raptus: all'improvviso non mi sono più riconosciuta in quel nick e ho sentito il bisogno di farmi chiamare e di firmarmi col mio vero nome.

Come Pinocchio, che all'improvviso scopre di non essere più un burattino ma un bambino vero.

Ma sono sempre io. La mia e-mail è rimasta uguale e lì sono sempre Kinnie51.

sabato 19 dicembre 2009

MARX AVEVA PREVISTO TUTTO?

Non sono mai stata un'appassionata del marxismo, anzi vorrei dire che non ho mai letto Marx fino ad oggi.

Devo dire che mi ha trovato concorde su molte cose, che secondo me l'impostazione è giusta.

E' l'epilogo che lui propone che non mi convince, o forse non si è ancora realizzato: quello cioè della rivoluzione armata contro le forze del capitalismo.

Veramente una specie di rivoluzione in atto c'è, anche se non si serve di armi vere, ma delle armi del discredito, della colpa, delle campagne mediatiche. Insomma una guerra di parole, ma questo è proprio il risultato dei nostri tempi e delle esperienze nefaste che abbiamo vissuto quando ci siamo affidati alla violenza "vera".

Per Marx:

La società comunista è «l'unità essenziale [...] dell'uomo con la natura, la vera resurrezione della natura, il naturalismo compiuto dell'uomo e l'umanesimo compiuto della natura.

Egli infatti dice:

Poiché gli esseri umani non vivono isolati in sopramondi ma in determinate comunità e nell'immediato contatto con la natura, occorre analizzare tanto i rapporti che essi istituiscono fra di loro - la loro organizzazione sociale - quanto quelli istituiti con la natura, ossia il modo con il quale essi si appropriano e trasformano la natura. I due rapporti non sono scindibili.

Cioè il rapporto Uomo-natura è inscindibile

Poiché gli uomini non sono nemmeno puro spirito, essi devono produrre i propri mezzi di sussistenza, con i quali «producono indirettamente la loro stessa vita materiale», e poiché i mezzi di sussistenza si producono sempre in un qualche modo determinato, quel modo di produrre è già «un modo determinato di estrinsecare la loro vita, un modo di vita determinato [...] Come gli uomini esternano la loro vita, così essi sono. Ciò che essi sono coincide immediatamente con la loro produzione, tanto con ciò che producono, quanto col modo come producono. Ciò che gli individui sono dipende dunque dalle condizioni materiali della loro produzione».

Qui c'è il cardine del materialismo storico marxiano:

«anche le idee, le opinioni e i concetti, insomma, anche la coscienza degli uomini, cambia col cambiare delle loro condizioni di vita, delle loro relazioni sociali, della loro esistenza sociale. Cos'altro dimostra la storia delle idee, se non che la produzione intellettuale si trasforma assieme a quella materiale? Le idee dominanti di un'epoca sono sempre state soltanto le idee della classe dominante

Le ideologie non possono avere vita propria a prescindere dai rapporti col mondo sociale ed economico ( ecco perchè i filosofi farebbero bene ad appoggiarsi alle altre scienze sociali.)

È la divisione del lavoro intellettuale e manuale che produce all'interno della stessa borghesia i suoi ideologi, gli intellettuali apologeti, in buona o cattiva fede, dei valori politici, economici, religiosi, morali, giuridici, elaborati in sistemi filosofici e sociologici, riportati ed esaltati nelle interpretazioni dei fatti storici, separando tali idee dominanti dai rapporti che caratterizzano il modo di produzione della società, credendo e propagandando la falsa teoria del dominio storico delle idee le quali si svilupperebbero attraverso un loro moto interno e indipendente.

E' un' invocazione all'unità della cultura.

Tali ideologie, o false coscienze, non possono trasformare la struttura sociale ed economica, come alcuni ideologi, più o meno ingenuamente, possono ritenere, essendo esse stesse il prodotto delle relazioni umane materiali che giustificano spiritualmente i rapporti di produzione esistenti e diventano strumento di conservazione del dominio di classe, del potere politico. Non è la critica o il pensiero che riflette su sé stesso, ma è la rivoluzione la forza motrice della storia.

Anche la borghesia quindi è intrinsecamente rivoluzionaria:

Il suo carattere rivoluzionario ha permesso un'accelerazione di trasformazioni quali non si erano viste in migliaia d'anni. Ha sviluppato come non mai la scienza e la tecnica, ha assoggettato la campagna alla città, ha creato metropoli, ha costretto tutte le nazioni ad adottare il sistema di produzione capitalistico, pena la loro rovina: «In una parola: essa si crea un mondo a propria immagine e somiglianza».

Ed ecco che qui ci avviciniamo maggiormente alle problematiche più attuali:

Intensificando al massimo la produzione per l'ottenimento del massimo profitto, si favorisce una crisi di sovrapproduzione, si deve distruggere parte della produzione e delle forze produttive perché il capitale possa perpetuarsi; deve distruggere ricchezza e provocare miseria per produrre nuova ricchezza.

Nel passo precedente c'è il cardine della dinamica capitalistica.

« Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L'insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere ma è, al contrario, il loro essere sociale a determinare la loro coscienza [...]. A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (il che è l'equivalente giuridico di tale espressione) entro i quali queste forze fino ad allora si erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono nelle loro catene. E allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale.
Con il cambiamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura. »

Per una migliore comprensione delle dinamiche capitalistiche:

Il capitalista può consumare il plusvalore nel reddito (riproduzione semplice) o reinvestirlo (riproduzione allargata) ad esempio nell'acquisto di macchine per incrementare la produttività. La concorrenza spinge il capitalista a investire nelle macchine, capitale costante e a ridurre i salari, cioè il capitale variabile. L'introduzione delle macchine in sostituzione agli operai creano un immiserimento crescente tra gli operai ed una forte disoccupazione e quindi un aumento di forza-lavoro sul mercato che abbassa ulteriormente i salari. Questa per Marx è la legge tendenziale di caduta del saggio di profitto che porterà una crisi. La società capitalista genera da sé la propria negazione.

In quest'ultimo passo si ravvisa secondo me una profezia delle condizioni attuali della società.

venerdì 18 dicembre 2009

PEGGIO DEI GIOVANI DEGLI ANNI SETTANTA?

Non uso facebook, ma ora, dopo questa affermazione di Schifani, credo che sia una cosa buona.

Io ero una giovane degli anni settanta e penso che abbiamo contribuito non poco al miglioramento della società, specialmente, per quanto mi riguarda, per le conquiste femminili.

ORA CI VUOLE UN VERO COLPEVOLE

E l'hanno trovato in Di Pietro,che forse è l'unico (come uomo politico intendo) che con coraggio denuncia la realtà di questo paese così com'è.( Poi c'è anche facebook,ma quello è un altro discorso).

Certo il Partito democratico si tiene alla larga da scontri verbali che possano fomentare episodi di violenza generalizzati e sceglie la strada della moderazione, che da alcuni è tacciata di IPOCRISIA, ma è anche vero che i cittadini hanno diritto ad una vera controinformazione rispetto alla campagna denigratoria messa in atto dai rapresentanti di questo governo contro chi non la pensa come loro.

"Sto assistendo da ore - dice Di Pietro in collegamento con Sky Tg 24- ad un balletto sconsiderato di criminalizzazione di chi come me da mesi ha lanciato e lancia l'allarme sui rischi del forte disagio e della disperazione sociale che registro girando ogni giorno per le piazze d'Italia a causa delle politiche sociali e della promozione prevalente di interessi personali di questo Governo....

"Io - sottolinea ancora Di Pietro - ribadisco che condanno e deploro senza sconti nè indugi questa aggressione violenta al Presidente del Consiglio. Questo signore va assicurato alla giustizia e si deve fare di tutto perchè questo resti un gesto isolato di un folle perchè la violenza va sempre condannata con la massima fermezza e va isolata ....

MA

Una cosa - ha detto ancora Di Pietro- è ..la condanna della violenza, un'altra la riflessione politica su cause e responsabilità di un fortissimo disagio sociale dovuto alle scelte personalistiche di chi ci governa le cui conseguenze non sono prevedibili e possono sfociare in atti di violenza".

Vorrei a tal proposito riportare le riflessioni di una blogger che ho tratto da un commento ad uno dei blog che frequento:

Tina ha detto...
Stanno facendo tutto loro.
Spero che il boomerang torni indietro e faccia centro.
Questa non è politica, è cavalleria rusticana, ma mancando l'antagonista se lo stanno costruendo.

venerdì 11 dicembre 2009

NATALE

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
Giuseppe Ungaretti
Napoli, 1916

mercoledì 9 dicembre 2009

INTELLIGENTI SI NASCE O SI DIVENTA?

Secondo me, che ho seguito tre figli e i bambini della scuola, la risposta giusta è la seconda.

Però vorrei sentire il parere di qualcun altro perchè la questione a tutt'oggi è controversa.

lunedì 7 dicembre 2009

FIGLIO MIO, LASCIA QUESTO PAESE.....

Pubblico la lettera di Celli,che non avevo ancora letto integralmente,indipendentemente da chi l'abbia scritta, perchè è esattamente quello che vorrei dire a mio figlio, ma non faccio, nell'assurda speranza che, di qui a breve, le cose cambino.

"Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.


Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con" lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.

Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.

Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi.

Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.

Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.


Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.

Preparati comunque a soffrire."

IL VALZER DEI MANIFESTI

I partecipanti alla manifestazione del 5 Dicembre hanno trovato le strade di Roma tappezzate da questo manifesto:



che però, all'uscita dalla manifestazione, era misteriosamente scomparso, prontamente sostituito con altre immagini inneggianti il denigrato.

domenica 6 dicembre 2009

QUANTI ERANO I MANIFESTANTI AL NO-B-DAY? ( post filosofico)

Da una fonte sul web erano 400.000, su un'altra fonte 500.000, ieri RAI 2 ha parlato addirittura di un milione, mentre per la procura erano solo 80.000. La stampa francese addirittura parla di "una moltitudine".

Quanti erano in realtà, di preciso non è dato sapere.

Questa constatazione mi spinge a formulare alcune riflessioni sul concetto di verità.

E' vero che la verità assoluta non esiste, e non è data sapere nemmeno dalle fonti più attendibili e più vicine alle proprie convinzioni.

Il concetto di verità assoluta è solo qualcosa cui noi aspiriamo, una meta da cercar di raggiungere perennemente, ma che, ogni volta che ci sembra di avvicinarsi ad essa , si allontana, dandoci così lo stimolo ad andare sempre più avanti.
Se così non fosse, una volta raggiunto il suo obiettivo, l'uomo si sarebbe fermato.

E si sa che , se l'uomo si ferma di cercare, in realtà si ferma anche la vita, perchè, non avendo egli più uno scopo da raggiungere, si adagia a tal punto che ben presto la morte arriverà.

Così è per tutte le altre cose cui noi tendiamo.