mercoledì 31 marzo 2010

LA RISCOPERTA DELLA TV

Dopo anni in cui ho avuto a noia la televisione, mi accorgo che mi sono persa qualcosa.
Certo bisogna spulciare un po' ed evitare di concentrare l'ascolto solo nelle ore clou della giornata, giocare di telecomando e , di tanto in tanto farsi aiutare da qualche guida ai programmi, come ce ne sono tanti in tutti i giornali.
Per il momento, il canale televisivo che seguo più frequentemente è RAI3.
Mi piacciono TG3 NOTTE e le due rubrichette (una scientifica e l'altra tecnologica) che trasmettono alle tre di pomeriggio, non solo perchè durano poco, ma anche perchè danno le notizie "nude e crude", non corredate cioè da opinioni. Ieri le ho trovate particolarmente interessanti, ma oggi, su NEAPOLIS hanno trasmesso una notizia che mi inquieta un po' e su cui avevo letto, alcuni giorni fa un commento di Mario Pirani( di cui volevo dare il link, che non ho trovato), che confermava i miei dubbi in proposito.
Si tratta della diffusione della cosiddetta Università on line.
Quello che penso io è che, fin quando la tecnologia ci consente di abbreviare i tempi di attesa, avere un colloquio diretto col professore, conoscere la data degli esami senza doversi spostare ogni volta nella sede universitaria, risparmiando così del tempo prezioso da dedicare allo studio, tutto va bene.
Ma oggi sembra che si voglia sostituire ai corsi di laurea tradizionali dei corsi virtuali che ti consentono ugualmente di conseguire la laurea ( e tutti gli esami che conducono ad essa), senza neanche uscire di casa, senza cioè neanche avere avuto modo di vedere i professori in faccia.
Tutto questo, oltre ad essere antieducativo,mi sembra giochi a favore di uno scadimento generale della preparazione universitaria, che non è fatta solo di nozioni apprese, ma di tutto un diverso modo di rapportarsi con l'ambiente universitario in sé.

NON SO COME FUNZIONA LA DICITURA "LINK A QUESTO POST"

Comunque ci provo.

http://www.genteepersone.it/2010/02/mobbing-vs-lavaggio-del-cervello.html#links

Qualcuno ha detto che, avendo smesso di pensare, non ci resta che condividere quello che pensano gli altri.
D'altra parte, se ognuno di noi cercasse ad ogni costo di essere originale, sarebbe ben difficile comunicare, aggregarsi, fare a micizia, socializzare, ecc. ecc. ecc.

DOVE VORREI ESSERE IN QUESTO MOMENTO

In questi giorni sto pubblicando alcune foto perchè mi sono accorta che ci sono problemi con le immagini sulla piattaforma blogger: le immagini dei post non compaiono nella home page.
Succede anche a voi?

martedì 30 marzo 2010

LO VEDREMO COSì ANCORA PER POCO

E' bello l'Etna innevato sotto il sole di primavera!

venerdì 26 marzo 2010

IL SOLE

E' un grande sfavillìo
Dentro
E fuori di me.

La pelle
Si rincuora
E l’anima
Risplende.

Le luci ed i colori
Sprigionano allegria
E nell’oblio scompare
Ogni malinconia

Che il vespero mi dà.



AFORISMA N.10

Per trovare il tempo, bisogna perderlo.
(P.D.)

AFORISMA N.9

                                        

" Il modo migliore per realizzare un sogno è quello di svegliarsi"

(Paul Valéry)

mercoledì 24 marzo 2010

COME USARE BENE IL CERVELLO

Il cervello, questo sconosciuto. Eppure esso costituisce la cabina di pilotaggio del nostro corpo!

E' risaputo che noi non sfruttiamo al massimo le potenzialità che esso ci offre, e ciò a causa della scarsa conoscenza che abbiamo di esso.

 Per fortuna gli studiosi del settore ci dispensano informazioni sempre più dettagliate sul suo funzionamento, come ha fatto ad esempio John Medina, biologo molecolare dell'università di Washington, che nel suo libro "Il cervello: istruzioni per l'uso", ci insegna che sfruttare al meglio il cervello significa anche sapere come è meglio insegnare e apprendere e che in questo gioca un  ruolo centrale l'attenzione.

"Dopo i primi dieci minuti di una lezione o di una presentazione, il cervello stacca la spina" avverte Medina.
"E' una tendenza naturale- continua- ma che si può combattere sapendo che il cervello elabora meglio gli stimoli carichi di contenuto emotivo." E ci spiega anche come e perchè avviene questo, cioè quali zone del cervello vengono attivate e in qual modo.Per un insegnante può essere dunque importante sapere che ogni dieci minuti deve interrompere il suo monologo inserendo per esempio un aneddoto che susciti emozioni come il riso, l'incredulità o la paura.

A questo punto, la cosa migliore da fare sarebbe acquistare il libro e leggerlo. Ma ci possiamo accontentare per ora di alcuni piccoli suggerimenti , per esempio che bisogna il più possibile evitare di fare più cose contemporaneamente, in quanto si perde più del doppio del tempo con maggiore rischio di errore.

Ma ecco sette regolette che noi tutti possiamo facilmente mettere in pratica:

1- L'esercizio fisico potenzia il cervello perchè stimola i neurotrasmettitori e alimenta l'ippocampo, che consolida la memoria.
2-Un sonnellino di 25 minuti migliora del 34% le performance del cervello.
3-Un senso di controllo sul mondo esterno aiuta il cervello ( ad esempio: la stabilità emozionale della famiglia è il miglior predittore di successo scolastico dei bambini).
4-Più un dato è visivo, più verrà ricordato ( se un'informazione orale è percepita da sola, dopo 72 ore ne rimane soltanto il 10%, se è associata a una figura, ne ricordiamo il 65%).
5-Se si coinvolgono i sensi, si ricorda di più ( vengono privilegiate le esperienze multisensoriali)
6-I cervelli non maturano tutti in tempi uguali ( se un bambiono a sei anni non sa ancora leggere, non è detto che abbia un deficit cognitivo).

Per concludere, meglio leggere il libro.

martedì 23 marzo 2010

L'ITALIA E' UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA SUL.....MERITO

Così il ministro Brunetta vorrebbe riscrivere l'articolo primo della nostra Costituzione.
Al che il giurista Gustavo Zagrebelsky ha obiettato: "sostituire il "lavoro" con "merito" o "competizione" significa volersi eporre a quell'ideologia terribile che è il darwinismo sociale"

Quando , nel '48 , fu scritta la nostra Costituzione, si cercò di trovare un terreno d'incontro il più ampio possibile. Del resto, la natura delle norme costituzionali è proprio questa: essere il prodotto di una convergenza, non di imposizione di una parte sulle altre.

All'inizio, comunisti e socialisti avrebbero preferito la formula "repubblica di lavoratori", ma Fanfani, nel proporre la formula che adesso troviamo, così si espresse: "Dicendo che la repubblica è fondata sul lavoro, si esclude che essa possa fondarsi sul privilegio[.....] e si afferma invece che essa si fonda sul dovere, che è anche diritto ad un tempo per ogni uomo, di trovare, nel suo sforzo libero, la sua capacità di essere e di contribuire al bene della comunità nazionale" ( 22 marzo 1947).

Così prosegue Zagrebelsky : ".....in un tempo in cui la disoccupazione è crescente e il lavoro diventa bene sempre più raro di cui si appropriano i privilegiati, i forti, i figli dei ricchi, a danno di coloro che sono privi di protezioni legali o corporative e di raccomandazioni personali.[...].mi sembra che queste affermazioni siano più attuali che mai."

Il ministro Brunetta, in fondo, ripropone le ragioni della sua battaglia a favore dei meritevoli contro i fannulloni.
Come dargli torto? Ma, obietta il giurista, "questo intento, in assenza di una politica sociale per il lavoro- una politica che la Costituzione richiede- si risolverebbe in una gara falsata, vinta necessariamente dai più forti."
 E aggiunge: " L'articolo 1 della Costituzione non protegge affatto i parassiti sociali. Al contrario! Ma vuole che tutti i cittadini abbiano la possibilità di accesso al lavoro e nel lavoro possano far valere ciò che valgono, in un'uguaglianza di opportunità dove il merito, e non il sindacalismo deteriore, o l'appartenenza a giri di potere, abbiano la meglio." (Gustavo Zagrebelsky ,su "il venerdì" di Repubblica ,12 marzo 2010)

DESTRA E SINISTRA: LA DIFFERENZA E' SCRITTA NEI GENI

Secondo i più recenti studi dello psicologo Satoshi Kanazawa e del neurologo David Amodio, le preferenze politiche sarebbero condizionate dalla struttura del cervello che si eredita alla nascita.

L'essere conservatori è infatti la modalità di base degli esseri umani, perchè implica un particolare attaccamento alla "tribù" ristretta di parenti e amici, paure irrazionali che portano ad una maggiore religiosità e anche una tendenza alla poligamia maschile: ciò è dovuto ad un'alta attività dell'amigdala.

Nei progressisti , invece, sembra essere più attiva la corteccia cingolata anteriore, che blocca l'impulsività, dando più tempo per riflettere sulle proprie azioni.

Da queste premesse sembrerebbe impossibile convincere un elettore conservatore a votare per uno schieramento progressista e viceversa.

Ma il problema che io mi pongo è se sia possibile, mediante un adeguato allenamento, agire sulle aree cerebrali interessate attivandole.

Io penso di sì, altrimenti non sarebbe stata possibile l'evoluzione.

domenica 21 marzo 2010

LA VITA E'...


 Svegliarsi una mattina
E scoprire sul volto
Una ruga in più.

Capire che il tempo
Lascia i suoi segni fuori,
Non dentro.

Incontrare un vecchio e scoprire
Ch’è più giovane di te,
Di te che hai vissuto,

Ma non abbastanza per capire
Che la morte
Non può fare paura.



venerdì 5 marzo 2010

L'ITALIA DEL "NUN SE POTREBBE"

Mi è piaciuto questo post di Alessandro Giglioli e vi invito a leggerlo.

martedì 2 marzo 2010

LA SUPERLINGUA

Che fine farà la lingua italiana? Me lo chiedo da tempo, dato che leggendo qua e là e ascoltando la tv, mi rendo conto che la molteplicità espressiva si va sempre più esaurendo e soprattutto la correttezza ortografica e sintattica è qualcosa su cui si sorvola facilmente.

 Anch'io adesso, quando scrivo, sono più attenta al contenuto di quello che dico piuttosto che alla forma e mi rendo conto di aver perso quel rigore a cui nella scuola che io frequentavo e nei vari concorsi che via via sostenevo, cercavano di abituarci.
Purtroppo mi rendo conto che la lingua è un codice e quindi nasce da convenzioni che impongono certe regole, venendo meno le quali si pregiudica perfino la stessa capacità di comprendersi.
Oggi purtroppo, il rispetto di tali regole è molto vago: la nostra lingua è contaminata dai dialetti, dai gerghi e dai termini stranieri, che noi spesso preferiamo perchè fa più chic.

A dare corpo alla mie vaghe idee ,è intervenuto un articolo di Piero Citati ,apparso su la Repubblica, in cui egli,dopo un appassionante discorso sulla evoluzione storica della lingua italiana, giunge alla conclusione che è venuto il momento di salvare la nostra lingua, una superlingua, la definisce," che contiene in sé stessa decine di lingue e di stili parziali. Racchiude molte isole, spesso diversissime tra loro: eppure tutte queste isole fanno parte della stessa superlingua". Per questa caratteristica egli assimila maggiormente l'italiano al greco più che al latino dal quale vogliamo che essa derivi.

"Se vogliamo conoscere quale sia la vera forma dell´italiano, dobbiamo leggere lo Zibaldone,"- scrive Citati-" dove Leopardi studia la nostra lingua con una passione e una precisione, che nessuno ha mai eguagliato."

Singolare, nel suo escursus storico, è l'analisi dell'italiano nell'immediato periodo post-fascista, in cui si distiguono non una ma due lingue diverse: quella democristiana,che "affondava soprattutto nel linguaggio ecclesiastico, avvocatesco e giuridico: era ramificata, aggrovigliata, spesso (come nel caso di Aldo Moro) incomprensibile"; quella comunista che, al contrario,"soffocava sotto il peso delle formule marxiste o paramarxiste, ricalcate sulla prosa sovietica. Non aveva né vivacità né movimento".

Non mancarono successivamente le contaminazioni fra i due linguaggi,che produssero incredibili mostri linguistici.

Per quanto riguarda l'influenza dell'inglese, Citati osserva che la sua diffusione, pur essendo capillare,ha interessato soltanto gli aspetti lessicali, ma non ha sconvolto la struttura della nostra lingua, che è rimasta intatta,dimostrando così il suo essere una lingua piuttosto conservatrice.

Che ne è dell'italiano di oggi?
". Il primo segno- scrive Citati- è la scomparsa quasi completa delle lingue politiche: il democristiano e il sovietico" : oggi i politici usano un liguaggio più simile a quello dei loro ascoltatori; in televisione è comparso quel mostro linguistico dei talk-show, in cui chi polemizza, chi insulta, chi offende, chi dottoreggia, tutti cercano di strizzare l'occhio agli ascoltatori, non riuscendo tuttavia ad attrarre la loro simpatia, mentre nel frattempo si va diffondendo una sotto-lingua, come egli la definisce, ed è quella che possiamo trovare nelle scuole, dalle primarie all'università, in cui docenti e studenti producono un linguaggio che si inquina reciprocamente, dato che gli stessi docenti sono ormai inconsciamente influenzati dal lessico che emerge dagli elaborati dei loro studenti , con cui continuamente hanno a che fare, elaborati in cui si sconosce la punteggiatura, si passa da un errore ortografico ad un altro, si sconosce la maniera di esprimere anche i sentimenti più semplici( io ne ho fatto l'esperienza).

Non è un caso che , in una famosa università di Torino, come lessi alcuni giorni fa, gli studenti iscritti al primo anno in Medicina, vengono sottoposti a corsi preparatori di lingua italiana, dato che,durante il periodo del corso di laurea essi non avranno più modo di colmare le lacune che si sono lasciati dietro nei precedenti anni scolastici.

Che fare allora? Il rimedio proposto è quello vecchio di sempre: la lettura ( di libri), perchè non è vero,prosegue Citati, che i nostri bambini cosiddetti "nativi digitali", non sapranno dedicare qualche ora del loro tempo alla lettura, sottraendola agli altri passatempi tecnologici, basta semplicemente che siano educati a fare ciò, e in questo la responsabilità ricade naturalmente sui genitori e sugli insegnanti.