venerdì 16 gennaio 2009

E DELLA TELEVISIONE CHE NE FACCIAMO?

C'era un tempo in cui a casa mia erano installati ben quattro televisori: uno in soggiorno, uno in cucina, in camera da letto e nella stanza del figlio.
Attualmente il numero di codesti apparecchi si è ridotto a due, di cui solo uno è funzionante, quello del soggiorno che usa mio marito per guardare le partite su Sky.

Quello della cucina lo uso ogni tanto per vedere qualche vecchia videocassetta o ascoltare qualche CD.

Sto quasi pensando di eliminare anche quello, almeno ho qualcosa in meno da spolverare.

Alcuni giorni fa mi è capitato di leggere un libro di Stefano Zecchi sull'importanza della televisione: al di là di qualche considerazione più o meno condivisibile non è riuscito tuttavia a rimotivarmi nei confronti di questo mezzo: ai telegiornali io preferisco i giornali; qualche bel film preferisco vederlo al Cinema, almeno esco di casa; le ricette di cucina che trasmettono la mattina preferisco cercarle su internet;ai giochi a quiz preferirei di gran lunga qualche bel gioco di società da fare in casa con gli amici; al rumore di sottofondo preferisco il silenzio o un disco di buona musica, per non parlare della pubblicità che mi infastidisce considerevolmente.

Una volta mi piacevano i talk shows, ma ora preferirei le conversazioni reali fra conoscenti, amici o non.

In definitiva, a che serve la televisione? Secondo me a intrattenere anziani, ammalati, vecchi e bambini: ecco perchè proliferano le trasmissioni che riguardano la salute.

Gli intellettuali disertano la televisione, dice Stefano Zecchi, convinto che invece farebbero bene a non essere poi tanto snob, dato il grande potere di diffusione di idee e di pubblicità che essa permette.

Ecco, solo a questo serve la televisione: a fare e a farsi pubblicità.

Tutto sommato, a ben riflettere, credo che un solo apparecchio in una casa sia più che sufficiente.

1 commento:

Riccardo Uccheddu ha detto...

Penso che lo scadimento della tv (fatto che considero innegabile) dipenda da quello della società.
Tutto o quasi è ormai dominato dall’”immagine”; nessuno parla della sostanza delle cose e delle persone.
Lo stesso dolore, i drammi personali e familiari sono spettacolarizzati ed in tal modo, resi banali o poco credibili.
Ricordo ancora quando andavano in onda sceneggiati di buon valore culturale e che non erano così “noiosi” come pretendono certi. Non mi riferisco solo ai “Promessi sposi” o alla “Cittadella” ma anche al ciclo del “Segno del comando”, le “Sorelle Materassi” ecc.
“Tribuna politica” dava ai rappresentanti dei vari partiti la possibilità di esporre i programmi in un modo più chiaro e c’era spazio per la polemica… che però non sfociava in rissa o slogans.
Sembrerò un nostalgico, ma auspico il ritorno di una tv di qualità, libera dalla schiavitù dell’Auditel.
Concludo dicendo che amo il calcio ma tutte ‘ste partite in tv mi hanno stancato. L’eccesso di spettacolo nuoce allo spettacolo.
Ciao.