giovedì 28 maggio 2009

Il discorso dello schiavo

Girovagando fra i blog, mi sono imbattuta su alcune considerazioni che riguardano il concetto di schiavitù inteso non nel significato storico di schiavitù reale cioè "la condizione per cui un individuo rimane privo di tutti i diritti di persona libera e viene considerato come proprietà di un altro individuo" (Wikipedia), ma come quel tipo di schiavitù più propriamente spirituale che manifesta uno stato di dipendenza più o meno cosciente da qualcosa o da qualcuno.

Nel blog di Giovanna Giugni è citata una frase di Indro Montanelli che fa riflettere molto, nel senso che ci fa capire come a volte essere schiavi (o servi) non implica necessariamente una violenza esterna da parte di qualcuno, ma è uno stato che si sceglie o per ignoranza o per negligenza o piuttosto perchè a volte ci fa comodo, nel senso che ci permette di vivere in quello stato di passività mentale cui la pigrizia a volte ci conduce.
La frase in questione è:

La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi. (Indro Montanelli)


Interessanti considerazioni a questo proposito ho trovato anche nel blog di Coscienza Critica, cui rimando, e dal quale ho tratto l'indirizzo del video molto interessante che potete vedere semplicemente cliccando sul titolo di questo post.

Penso che questo argomento si presti a lunghe discussioni.

5 commenti:

Miriam ha detto...

Condivido in parte il tuo post, nel senso che non sempre la servitù esiste perchè c'è uno stato di potere dall'alto che schiaccia e opprime la libertà di un individuo/lavoratore. Può esistere un schaivitù "moderna" anche nei nostri comuni posti di lavoro, dove tutto è legale e conforme alla legge! Quel tipo di schiavitù è permessa e legalizzata da dipendenti che preferiscono una sudditanza passiva e talvolta di comodo, piuttosto che mettere in discussione norme lavorative fondate sul lavoro stereotipato e sulla mancanza d'iniziativa per migliorare e rendere il proprio luogo di lavoro più moderno e all'avanguardia. Non sempre non si può discutere per migliorare e modificare la propria condizione, ci vuole semmai molta energia, intelligenza e un corretto e reciproco scambio interpersonale!
Miriam

Paola D. ha detto...

@ Miriam: E' proprio una delle cose che io cercavo di dire, infatti mi trovi perfettamente d'accordo, soprattutto quando dici che ci vuole "molta energia, intelligenza e UN CORRETTO E RECIPROCO SCAMBIO INTERPERSONALE".
Più frequentemente siamo invece inclini a lamentarci della nostra condizione, senza avere però il coraggio di proporre o di proporci.
Qual'è invece la parte che non condividi?

Achab ha detto...

ciao kinnie51 leggi il commento sotto a crystallos,a presto.

Miriam ha detto...

Questi giorni sono stata inghiottita dal lavoro(ecco, magari questa potrebbe essere una delle schiavitù dell'era moderna....)e non ho trovato un po' di tempo per rispondere alla tua domanda...
Non c'è niente nel tuo post che mi trova in disaccordo col tuo pensiero, semplicemente riflettevo sul fatto che nonostante tutto, la modernizzazione generale e le varie prese di coscienza, purtroppo la schiavitù, quella che esula dal senso di dipendenza psichica e culturale, esiste e persiste!
Nei nostri Paesi cosidetti "civilizzati" è facile trovare ancora situazioni di sottomissione,di deprivazione e di degrado allo stato puro.
Forse volevo tornare solo per ribadire questo concetto anche se in effetti era già chiaramente sottinteso nel tuo post ma che purtroppo si tende a non sottolineare e denunciare pubblicamente nella vita di tutti i giorni.
Ciao e buon fine settimana!
Miriam

Paola D. ha detto...

Grazie della precisazione,Miriam.
Buona domenica a te.