lunedì 16 marzo 2009

CORSO DI SCRITTURA RI-CREATIVA

Leggo sempre con divertimento ( ma anche con un po' di pausa riflessiva) questo

CORZO DI SCRITURA RICREATIVA
tratto da uno dei blog che seguo.

Anche chi non è siciliano penso non abbia grosse difficoltà a comprendere il contenuto ironico di questi brani che trascrivo:

"Da quando misero il ueb tra i posti dove finisce la scrittura capitò che si ci posarono anche gli occhi della lettura. Parrebbe una cosa facile, di carusi che sanno fare ticchetacche sulla tastiera, allora in tanti anno detto: Scrivo anchio. Il ueb sembra facile ma se ogni minchione cheppenza di saper maritare un verbo aggiuntivo con un avverbo coniugativo si mette a scrivere viene fuori un vivammaria di babele che nianche la Vucciria anarchica di capodanno.

Metto allora quì al servizzio vostro la mia sperienza di ueb e di parole di bloggo e dico:

- che sul ueb anche se le parole sono aggratis è megghio contarle come se fussero ciliegie mature: tenersele in bocca iè il segreto per inquriosire il lettore e che dopo è felice anco se poi gli sputazzi solo il nocciolo di legno.

- Poi diggitate solo parole vere e saporite, non quelle quivoche e blique che stanno nella scrittura sulla carta. Qui la gente tiene poco tempo e penza diprendere la cecità degli schermi radioattivi. Lasciate a gli intellettuali cartacei il gusto del tempo perzo.

- Sul ueb è più facile rompersi i cabbasisi e ire su altri linchi più tendenziosi quindi penzate doppiamente prima di mettere le parole sulla tastiera

- Gnente penzieri su come il mondo fa cacare, la vita fa schifo, la politica vi rumina i cabbasisi, se c’avete la disoccupazione cronica e tenete le corna. Per favore. Secciavete delle risposte ai probblemi della umanità scrivetele, sennò ingoiate la bolletta del compiuter e gettatevi a Cariddi senza spaccare la minchia ai nostri occhi lettori.




Corzo di Scrittura Ri-creativa - VI lezzione

Scrivere alle fimmine che leggono



La scrittura iè diventata creativa per questioni di fimmine che hanno pure mparato a leggere. Annoi masculi prima ci bastava scrivere: Ti Amo o Luce dei miei Occhi, che era una frase ggià lunga e quelle ci cadevano come falche abbattute nello Stretto di Messina.

Non era la tua fantasia di uomomasculo a farle spose ma i cugghiuni che tenevi e, soprattutto, le terre di famigghia. Creativi erano solo i leonardi o i caravaggi che erano pure strasessuati e fuoriggioco. Non è più accussì. Le fimmine ora vogghiono luomo coi piccioli e la ceienne ma pure chessà scrivere senzibbile come Albergoni, senza pilu come u’ bronzo di Riace, ormonico alletto, ma pure profondo d’anima come un confessore gesuita.

Allora per scrivere a isse mi rraccomando:

- nente parole dei dettagli natomici del loro corpo esteriore come minne labbrra culu evviacosì, vanno bene lusingamenti al loro cirveddo anche più di quello che davvero tengono, se lo tengono

- nente spirazzioni poetiche suggerite dai compagni di cella, quelli che vanno solo di manovella. Sono parole di minchia che le fimmine non capiscono nella loro poesia.

- dirci che: quello che vi anno detto due ggiorni fa vi scuassa ancora nel cuore come una freccia di calore, dirici che vi fanno molto penzare (alloro ci piace penzare di farci penzare)

- scriverci di un sogno in cui cerano loro e chiederci checcifacevano lì. Non cimporta che è vero, alloro ci piace leggere storie che sono protagoniste anche se nei sogni, anche se nel sogno vero cera la Sciffer o la malen
a della Bellucci."

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