sabato 3 dicembre 2022

IL GIOCO

 Il nuovo romanzo di Giovanni Floris mette al primo posto la scuola come luogo di formazione e approfondimento critico e culturale. Cosa necessaria per acquisire una visione di lungo raggio anche nelle cose politiche oltre che nella vita. Infatti una rivalutazione della scuola darebbe un maggiore impulso all'evoluzione della società e una maggiore consapevolezza nella gestione delle scelte politiche togliendo la superficialità da cui queste sono connotate nella maggior parte delle persone, cosa che avrebbe una ricaduta nel comportamento dei nostri politici attualmente concentrati per lo più all'acquisizione di un facile e immediato consenso anziché porsi in ottica prospettica nei confronti del futuro.

Questo è il link:

https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://www.ibs.it/gioco-libro-giovanni-floris/e/9788828210214&ved=2ahUKEwjiicnezN37AhV2g_0HHVr1CV0QFnoECBkQAQ&usg=AOvVaw0NeWZqldVCNVzbgBamQ_6z

mercoledì 2 novembre 2022

Novembre

 November è sempre stato per me un mese dal suono sinistro forse per il fatto che è caratterizzato come il mese dei morti e io alla morte non avrei voluto mai pensarci.

Però più in là c'era l'estate di San Martino e già questo me lo faceva accettare meglio.

Ma ora dicono che ci sarà una "novembrata" però un po' fresca. Questo mi sta bene. Quello che mi preoccupa sono i violenti acquazzoni che si prevedono. Ma spero che durino poco e poi spero che intervenga la calma di dicembre che è il mese del solstizio ma anche della 'rinascita del Sole, come lo definivano i Romani che facevano grandi feste per questo, poi soppiantate da un' altra nascita :il Natale secondo la nostra tradizione cristiana.

Ma io continuo a festeggiare la nascita del Sole che è un risveglio vitale per tutti noi.

Il Sole ci salva ed è quello che consente la vita del Pianeta e di tutti noi.

Aspetterò la nascita del Sole con trepidazione e con l'orologio in mano per vedere di giorno in giorno come si allungano le giornate e di quanto.

Tutto questo preluderà all"avvicinarsi della vera rinascita :

La primavera, che è la mia stagione preferita, ricca di colori e di novità.

E li vorrei fermarmi perché ultimamente non amo molto l"estate, queste estati torride a cui purtroppo dobbiamo abituarci perché i cambiamenti climatici non si fermeranno.

Vi auguro ancora tante buone cose, amici. 

domenica 16 ottobre 2022

RAGGIUNGERE IL CIELO

 Svegliare ad una ad una tutte le stelle

E trovarvi le anime di coloro

Che son volati via

E riportarli qui

O stare con loro per dire

Le cose che non ci siamo detti mai. 

Tenerci per le mani 

Guardandoci negli occhi 

E dire tutto tacitamente. 

Tornare quaggiù 

Dopo aver ricevuto 

La promessa 

Che ci guarderanno da lassù 

Dandoci un segno per riconoscerli 

In un alito di vento, 

In una nuvola speciale 

Che passa a salutarci 

In un mattino d'estate. 

sabato 1 ottobre 2022

Come mi ha cambiato la pandemia

 Prima frequentavo la palestra e un corso di pittura. Poi l'accesso venne negato. Dopo due anni ho scoperto che non mi va più di andare in palestra né di dipingere.

Prima andavamo spesso a pranzare al ristorante. Ora ho scoperto che non mi va più di andare fuori a cena né di uscire da casa.

Prima mi truccavo per uscire e mi vestivo meglio, ora esco solo per fare la spesa e non mi va più di cambiare vestito. 

Non vado nemmeno in negozio a comprare qualcosa di nuovo perché tanto esco solo in macchina vestita da casa. 

Le mie paure sono aumentate e cerco ogni scusa per non uscire. 

Non faccio più visite né ne ricevo. 

Non vado più dal medico per i controlli di routine. 

Non vado più al cinema né a teatro 

La mia mente si è impigrita e sono diventata sempre più solitaria. 


venerdì 9 settembre 2022

NOTTE DI SETTEMBRE

 Alla fine del giorno

La luna svela

Sagome nere di monti

E chiome opalescenti.

Salgono dalla terra bagnata

Effluvi di resine e muschi

E inebriano i sensi.

Ed io respiro a fondo

Quest'aria densa di quiete

E di sogni annunciati. 

domenica 4 settembre 2022

Per favore, una parola di speranza.

 Amici per favore, le notizie che circolano in tv ci fanno preoccupare.

C'è qualcuno tra voi che riesce a dirmi qualcosa che mi dia speranza, perché nel mondo sembra che tutto vada male.

Come faremo a salvarci? 

venerdì 2 settembre 2022

CAOS CALMO

 Cari amici, oggi vi voglio parlare di un romanzo che mi ha appassionato, scritto da Sandro Veronesi e vincitore del premio Strega nel 2006.

L'ho letto 2 volte e l'ho trovato una piacevole lettura, oltre che interessante per i risvolti psicologici presenti. Di seguito la trama :

Pietro Paladini è un uomo, poco più che quarantenne, pienamente realizzato: ha un ottimo lavoro (è alla dirigenza di un importante network televisivo), ha Lara, una donna che lo ama, e Claudia, una figlia di dieci anni.

Una mattina d'agosto si trova in spiaggia e si butta in acqua per salvare la vita a una sconosciuta, proprio nello stesso momento in cui Lara viene colpita da un aneurisma e muore nel giardino di casa.

Alla tragedia si accompagna un'insolita calma e Pietro decide di trascorrere le giornate successive al lutto rifugiandosi su una panchina davanti alla scuola della figlia. Per lui comincia l'epoca del risveglio, tanto folle nella premessa quanto produttiva nei risultati.

Osservando il mondo dal punto in cui s'è inchiodato, scopre a poco a poco il lato oscuro degli altri, dei capi, dei colleghi, dei parenti e di tutti quegli sconosciuti che accorrono a lui e che invece di dargli consolazione, riversano su di lui le loro angosce e i loro problemi."

giovedì 25 agosto 2022

SICILIA

 "Dicono gli atlanti che la Sicilia è un'isola e sarà vero, gli atlanti sono libri d'onore. Si avrebbe però voglia di dubitarne, quando si pensa che al concetto d'isola corrisponde solitamente un grumo compatto di razza e costumi, mentre qui tutto è mischiato, cangiante, contraddittorio, come nel più composito dei continenti. Vero è che le Sicilie sono tante, non finirò di contarle. Vi è la Sicilia verde del carrubbo, quella bianca delle saline, quella gialla dello zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava. 


 

Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell'angoscia della roba, una che recita la vita come un copione di carnevale; una, infine, che si sporge da un crinale di vento in un accesso di abbagliato delirio...


Tante Sicilie, perché? Perché la Sicilia ha avuto la sorte ritrovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione. Soffre, la Sicilia, di un eccesso d'identità, né so se sia un bene o sia un male. Certo per chi ci è nato dura poco l'allegria di sentirsi seduto sull'ombelico del mondo, subentra presto la sofferenza di non sapere districare fra mille curve e intrecci di sangue il filo del proprio destino.


Capire la Sicilia significa dunque per un siciliano capire se stesso, assolversi o condannarsi. Ma significa, insieme, definire il dissidio fondamentale che ci travaglia, l'oscillazione fra claustrofobia e claustrofilia, fra odio e amor di clausura, secondo che ci tenti l'espatrio o ci lusinghi l'intimità di una tana, la seduzione di vivere la vita con un vizio solitario. L'insularità, voglio dire, non è una segregazione solo geografica, ma se ne porta dietro altre: della provincia, della famiglia, della stanza, del proprio cuore. Da qui il nostro orgoglio, la diffidenza, il pudore; e il senso di essere diversi. 


 

Diversi dall'invasore (che è più alto: il normanno non si può prenderlo a pugni, si può solo colpirlo al ventre con un trincetto...); diversi dall'amico che viene a trovarci ma parla una lingua nemica; diversi dagli altri, e diversi anche noi, l'uno dall'altro, e ciascuno da se stesso. Ogni siciliano è, di fatti, una irripetibile ambiguità psicologica e morale. Così come l'isola tutta è una mischia di lutto e di luce. Dove è più nero il lutto, ivi è più flagrante la luce, e fa sembrare incredibile, inaccettabile la morte. Altrove la morte può forse giustificarsi come l'esito naturale d'ogni processo biologico; qui appare come uno scandalo, un'invidia degli dei. 


Da questa soperchieria del morire prende corpo il pessimismo isolano, e con esso il fasto funebre dei riti e delle parole; da qui nascono i sapori cupi di tossico che lascia in bocca l'amore. Si tratta di un pessimismo della ragione, al quale quasi sempre s'accompagna un pessimismo della volontà. Evidentemente la nostra ragione non è quella di Cartesio, ma quella di Gorgia, di Empedocle, di Pirandello. Sempre in bilico tra mito e sofisma, tra calcolo e demenza; sempre pronta a ribaltarsi nel suo contrario, allo stesso modo di un immagine che si rifletta rovesciata nell'ironia di uno specchio. 


 

 Il risultato di tutto questo, quando dall'isola non si riesce o non si voglia fuggire, è un'enfatica solitudine. Si ha un bel dire – io per primo – che la Sicilia si avvia a diventare Italia (se non è più vero, come qualche savio sostiene, il contrario). Per ora l'isola continua ad arricciarsi sul mare come un istrice, coi suoi vini truci, le confetture soavi, i gelsomini d'Arabia, i coltelli, le lupare. Inventandosi i giorni come momenti di perpetuo teatro, farsa, tragedia o Grand-Guignol. Ogni occasione è buona, dal comizio alla partita di calcio, dalla guerra di santi alla briscola in un caffè.


Fino a quella variante perversa della liturgia scenica che è la mafia, la quale fa le sue mille maschere, possiede anche questa: di alleanza simbolica e fraternità rituale, nutrita di tenebra e nello stesso tempo inetta a sopravvivere senza le luci del palcoscenico.


È da questa dimensione tetrale del vivere che ci deriva, altresì, la suscettibilità ai fischi, agli applausi, all'opinione degli altri (il terribile " uocchiu d'e gghenti", l'occhio della gente); e la vergogna dell'onore perduto; e la vergogna di ammalarsi... 


Non è tutto, vi sono altre Sicilie, non finirò mai di contarle." 


#GesualdoBufalino

martedì 23 agosto 2022

IL TEMPORALE

 Ritorno bambina

E le paure incombono

Come banchi di nubi

Sul mio cuore.

Ad ogni lampo

Rintronano le nenie

Minacciose e imploranti

Di mia nonna :

Le sue fobie di allora 

Sono le mie di ora!

Grandine e pioggia

Si abbattono impietose su di me

Che rannicchiata attendo

Trepida e timorosa

Che il cielo si rischiari.

E al primo raggio di sole

Spalanco le finestre in un sorriso. 

venerdì 19 agosto 2022

NOSTALGIA

 Nell'attimo fuggente del tempo

Riaffiorano i fantasmi del passato.

Tristi, fuggevoli lampi

Di una giovinezza ormai perduta. 

A volte lieti momenti 

D'intensa gioia

Sfumati nella nebbia dell'oblio. 

Ah quanto mi è difficile sperare 

Che non tutto è perduto, 

Che tutto l'oggi 

Sarà domani ammantato

Dalla magia del tempo 

Che passa e inesorabilmente 

Sfuma e indora i ricordi. 

mercoledì 17 agosto 2022

UN AMORE, UNA VITA

 Era il più alto della scuola e perciò era notato più degli altri ma non eccelleva certo per competenze scolastiche, giacché le sue attenzioni e i suoi interessi erano dedicati ad altro: scorrazzare nelle campagne, litigare coi compagni che si permettevano, all'uscita da scuola, di espletare i loro impellenti bisogni lungo i muri delle strade. Che cosa potevano pensare le ragazze di fronte a spettacoli così osceni? 

E poi il pallone. Francesco non poteva essere abile come calciatore per via di una lieve imperfezione al piede. Ma tifava vivamente per la sua squadra del cuore, tanto che tutti lo chiamavano Herrera, l'allenatore dell' Inter del 1964.

Quell'anno a scuola le cose erano un po' messe male, tanto che l'anno precedente aveva rischiato la bocciatura e l'aveva spuntata per un pelo. Ma quest'anno c'erano gli esami, pensava, e ripetere la terza media sarebbe stata troppo dura oltre che una grossa perdita di tempo per uno che a 13 anni ne dimostrava già 16, sia fisicamente che mentalmente e infatti si sentiva già un uomo e non gli andava di doversi confrontare ancora una volta con quei ragazzini imberbi che erano i suoi compagni, che addirittura l'avrebbero superato, sia nella scuola che nella vita. 

" Scommettiamo che quest'anno sarò ammesso con tutti 6? ", diceva alla ragazza con cui percorreva parte della strada al ritorno verso casa. 

Miriam, al contrario aveva la media dell'otto e non aveva mai avuto problemi con la scuola, tanto che si era guadagnata una buona nomina all'interno dell'istituto. 

Non che fossero amici, ma Francesco la guardava con un certo interesse mascherato da indifferenza tanto che la mattina, andando a scuola, aspettava che lei passasse per poi superarla con quel passo spavaldo e caratteristicamente claudicante che lei ammirava da dietro senza mai sospettare che fra i due ci potesse essere qualcosa al di là del semplice cameratismo e infatti lei un ragazzo ce l'aveva, procuratole dalle compagne che la ritenevano troppo seria e perfettina e desideravano farla sciogliere un po'. 

In verità c'erano pochi incontri e qualche bigliettino e proprio Francesco faceva da tramite fra i due. 

Un giorno, durante uno di questi scambi di corrispondenza, successe che il bigliettino rimase impigliato tra le due mani, una che non lo voleva cedere e l'altra che tardava a prenderlo. Gli sguardi a questo punto si incontrarono e così Miriam notò le particolarità di quel volto da adolescente pieno di brufoli ma con un'intensità peculiare che ispirava nel contempo simpatia e fiducia. Per la prima volta lo vide bello e così quello fu l'ultimo biglietto che inviò. 

La curiosità e l'interesse cominciarono a crescere proprio nell'imminenza degli esami di terza media tanto che Miriam cominciò a parlare coi professori pregandoli di trattare bene Francesco, ma non fu necessario perché quello scoglio fu superato bene da entrambi. 

Cominciò così una lunga estate di pedinamenti e sguardi rubati. 

Finché non si rividero a settembre, a un matrimonio. 

Affacciati entrambi sulla terrazza che dava sul lago si scambiarono le ultime informazioni sui progetti futuri. 

Lui avrebbe viaggiato con la littorina per frequentare la scuola superiore mentre Miriam sarebbe andata in collegio. 

La vita del collegio non era sgradevole : si stava insieme, si chiacchierava, e si studiava. È vero che non si poteva uscire, però la mattina si andava in una scuola esterna, accompagnate da una suora. 

All'uscita da scuola, tutti i ragazzi del geometra, che uscivano prima, si facevano trovare sul marciapiede di fronte all'uscita per ammirare la sfilata delle collegiali e scegliere o vedere la loro ragazza del cuore. 

Francesco a volte era là e a Miriam veniva un tuffo al cuore, ma lui non era deciso a fare il primo passo perché temeva di essere rifiutato, si sentiva inadeguato verso quella ragazza che, a tredici anni era nel fulgore della sua bellezza e inoltre era conosciuta anche per la sua bravura. Così cercava di non andarci, di toglierla dalla testa. 

Ma fu lei a fare il primo passo : gli scrisse una lettera, senza però dichiararsi, e gliela inviò con una compagna di scuola che viaggiava con la littorina. 

A quella seguirono tante altre lettere e si instaurò una corrispondenza interrotta saltuariamente da qualche sporadico incontro. 

Miriam attendeva con ansia quelle lettere che conservava gelosamente in un cassetto della scrivania. Ma un giorno le suore, sospettando qualcosa, si spinsero a rovistare fra le sue cose e, trovata la prova del misfatto, raccontarono tutto al padre che, pensandola ancora troppo piccola per avere una relazione, intensificó la sorveglianza. 

Ma la cosa tra i due ragazzi durò ancora a lungo, tra alti e bassi, ripensamenti e riappacificazioni, insicurezze di lui e incontri furtivi. 

Ormai il padre era deciso ad ostacolare in ogni modo la relazione forse perché pensava di destinarla a qualcuno più grande che fosse anche un buon partito, mentre Francesco era solo uno studente e non si sapeva che futuro avrebbe avuto, ma il ragazzo, deciso ormai a rendersi degno di quel rapporto, oltre che a realizzare se stesso, si impegnò talmente tanto nello studio che riuscì a diplomarsi col massimo dei voti, ottenendo anche una medaglia d'oro per il suo rendimento e capacità. 

Così, acquisita ormai la fiducia in se stesso, decise di intraprendere la carriera di ingegnere. 

Ma questo passaggio segnò una reciproca interruzione del loro rapporto d'amore: ormai si sentivano maturi e pronti a proseguire per conto proprio il cammino della propria realizzazione. Così le loro strade si divisero anche geograficamente in quanto Francesco decise di continuare gli studi a Milano, mentre Miriam faceva del suo meglio all'università di Catania e inoltre lavorava come insegnante nel suo paese. 

Questa interruzione permise ai due ragazzi di fare altre esperienze e confrontarsi con diverse realtà per poi ritrovarsi dopo qualche anno consapevoli di essere fatti l'uno per l'altra e poter così progettare un lungo percorso di vita assieme che, pur con qualche difficoltà normale della vita, proseguí tutto sommato felice e allietato dalla nascita di tre splendidi figli. 


venerdì 12 agosto 2022

Narcisismo

 Il narcisismo sembra una caratteristica della nostra epoca. I costumi sessuali che paiono essere di gran lunga più liberi, la facilità nel passare da un partner all'altro, l'esibizionismo, la pornografia, la smania di costruirsi un'immagine vincente agli occhi del mondo, tutti questi fattori hanno certamente contribuito allo sviluppo incalzante delle personalità narcisistiche.

Sicuramente è questa eccessiva importanza legata all'immagine un indizio inequivocabile della tendenza al narcisismo e di ciò soffrono soprattutto le donne, per le quali l'immagine di sè è considerata più importante del sè reale. Ed ecco quindi la corsa alla chirurgia estetica, i massaggi, le palestre, i vari make up per valorizzare parti del corpo, l'importanza data ad un abbigliamento ricercato. Tutto questo volto principalmente ad attirare il maschio, ma anche a dimostrare la propria superiorità nei confronti delle altre donne, con le quali si stabilisce un rapporto di rivalità, anzichè di complicità.

C'è da dire comunque che , anche se lo stato narcisistico appartiene principalmente alle donne,oggi, nella cultura dell'immagine, anche molti uomini non ne sono esenti.

I narcisisti dimostrano una mancanza d'interesse per gli altri, ma sono altrettanto indifferenti anche ai propri più veri bisogni. Spesso il loro comportamento è autodistruttivo. Inoltre, quando parliamo dell'amore dei narcisisti per se stessi, dobbiamo operare una distinzione: il narcisismo denota un investimento nell'immagine invece che nel sé. I narcisisti amano la propria immagine non il loro sé reale. Hanno un senso di sé debole, e non è in base ad esso che orientano le loro emozioni. Ciò che fanno è piuttosto diretto ad incrementare l'immagine, spesso a discapito del sé.

D'altra parte l'ammirazione che il narcisista riceve gonfia soltanto il suo io e non fa nulla per il sé. Alla fine allora il narcisista respingerà gli ammiratori nello stesso modo in cui ha respinto il proprio sé autentico.

martedì 9 agosto 2022

Scarpe strette

 Un giorno un signore entrò in un negozio di calzature e chiese di provare un paio di scarpe. La commessa gli chiese che numero calzasse e lui rispose il 42, ma chiese di provare il 39. Trovandolo largo chiese il 35. Al che la commessa chiese perché volesse il 35 se calzava il 42. Al che lui rispose: "La sera, quando tolgo le scarpe, provo un sollievo enorme. È l'unica gioia della giornata".

Questa storiella mi sembra come "La quiete dopo la tempesta "del grande Giacomo Leopardi. 

Mi chiedo perché

 Mi chiedo perché è così difficile trovare un'amica donna. Le donne non ti leggono e non ti commentano.

I commenti al mio blog sono più che altro maschili e così mi sembra di intuire nei commenti dei blog femminili che leggo.

Forse c'è questa abitudine atavica di cercare persone del sesso opposto o forse i post femminili appaiono scontati alle altre donne.

Vi rivolgo un appello : amiche, commentate, così potrò leggere quel che scrivete e commentare a mia volta. 

martedì 2 agosto 2022

IL SESSANTOTTO

 Li vissi di riflesso

Sulla mia pelle

Gli anni in cui tutto

Cambiò 

All'improvviso. 

La guerra dei figli 

Contro i padri 

Non mi toccò che di sbieco. 

Vivevo allora in una

Campana di vetro, 

Protetta e prigioniera. 

La riforma della scuola 

Venne dopo di me. 

I fiori nei cannoni

Io non li misi. 

Perché non potei vivere quegli anni 

Combattendo! 

domenica 31 luglio 2022

STO QUI

 Ed io sto qui

Con le labbra arse

A centellinare parole 

Che stillano da bocche rinsecchite 

Come gocce di rugiada 

Stantia. 


Una mia poesia di qualche anno fa che riporto qui per fare in modo che non scompaia definitivamente dalla mia memoria. 

CARI AMICI CHE MI SEGUITE

 Cari amici che mi seguite, vi voglio dire, se già non l'ho detto, che io scrivo dal telefono per cui mi viene difficile aggiornare il mio blog roll, per cui vi prego di commentare quanto più è possibile così io, cliccando sul vostro nome, posso accedere al vostro blog e leggervi a mia volta lasciando qualche commento che si spera sia gradito.

Infatti mi sono accorta che qualcuno di voi modera i commenti e mi chiedo perché, così mi rispondo che qualcuno risulta essere offensivo. Io non ho questa abitudine, anche se mi piace esprimere quello che penso con sincerità, cosa che penso sia molto importante per una comunicazione veramente proficua.

In questo periodo di pausa estiva, con gli scarsi stimoli che ci provengono dai media (in tv danno soprattutto repliche) mi rendo conto che i miei argomenti potrebbero essere poco interessanti, ma gli stimoli li cerco da voi per vedere se si riesce a trovare una via d'uscita a questo stato di pigrizia mentale dovuto certamente alla stagione estiva che invita a rilassarsi. Ma il rilassamento spesso diventa noia e la noia è la cosa più difficile da combattere in questo periodo di passività.

Vi racconto che io quest'anno ho deciso di non andare in vacanza, sia perché sono anticonformista o, se volete, spirito di contraddizione per cui non faccio quello che fa la massa, sia perché, anche se fossi in vacanza, nelle ore più calde mi annoierei comunque per cui tanto vale annoiarsi a casa.

Concludo con un grazie a chi mi legge.

A presto. 

giovedì 28 luglio 2022

LUCI E OMBRE

 Questa è l'ora in cui non so che fare. Il cielo si annuvola parzialmente e l'alternanza di luce e ombra, dovuta al passaggio di qualche nuvola davanti al sole, eccita la mia amigdala che non mi permette di rilassarmi, come sarebbe giusto fare nelle ore postprandiali. Nè mi consente di fare qualsiasi altra cosa che non sia scrutare il cielo aspettando che finisca questa tortura che io cerco di attenuare tenendo in casa la luce accesa per cercare di creare una luminosità più stabile che metta in pace il mio umore così provato da queste variazioni meteorologiche.

Il tutto si attenua verso le ore 17 quando il cielo comincia a stabilizzarsi donandomi la calma tanto attesa.

Queste sono ore noiosissime che potrei impiegare per un sano pisolino, ma l'ansia mi impedisce di rilassarmi o concentrarmi a leggere qualcosa.

Il sottofondo musicale della radio messa a bassissimo volume a volte non mi soddisfa.

Ma, mi dico, si può prendere che il cielo sia sempre sgombro da nubi in modo da poter ammirare l'immensa distesa azzurra che mi rilassa e mi dà piace?

Un tempo non ero così, mi piaceva la pioggerellina leggera e, se uscivo, prendevo l'ombrello. Ma ora cerco il sole,il sole pieno. 

mercoledì 27 luglio 2022

IL GIOCO DELLE EMOZIONI

Il sistema limbico è la sede delle emozioni.

Ma a cosa servono le emozioni?

Intanto vediamo quali sono.

Esse si distinguono in emozioni primarie e secondarie. 

Le prime sono innate e riscontrabili in tutte le popolazioni e le culture, mentre le seconde sono acquisite con la crescita e le interazioni sociali. Ekman ha fornito scientificamente la prova dell'esistenza di 7 emozioni, definite primarie, che si manifestano con la medesima mimica facciale in tutte le culture del mondo, quindi universali: Rabbia – Paura – Tristezza – Felicità – Sorpresa – Disgusto – Disprezzo.

Le emozioni secondarie sono quelle acquisite con le esperienze della crescita e delle interazioni con gli altri :

Allegria, Invidia, Vergogna…

Ansia, Rassegnazione, gelosia.

Speranza, colpa, orgoglio…

rimpianto,offesa,nostalgia…

rimorso,delusione…

Questo è quello che ho acquisito dalla mia ricerca nella quale mancano le parole : piacere e gioia.

Forse che queste emozioni non esistono o forse ce ne sono altre che non sono citate?

Mi piacerebbe approfondire l'argomento anche nell'ambito dello sviluppo dell'intelligenza emotiva. 

lunedì 18 luglio 2022

TUTTO PUÒ COMINCIARE E TUTTO PUÒ FINIRE.

 Quando lavoravo, aspettavo con ansia il tempo del riposo. Il tempo della libertà. Il tempo di dedicare più tempo alla mia famiglia, ai miei figli, a mia madre. È durato un po', ma poi è finito : mia madre è morta, i miei figli si sono sposati, alcuni si sono trasferiti. Allora ho cominciato a cercare altre occupazioni : ho iniziato a frequentare la palestra, mi sono iscritta a un corso di pittura.

Poi è venuta la pandemia e tutti siamo stati costretti a rinchiuderci a casa. All'inizio mi sembrava bello poter condividere le mura domestiche con mio marito, ma poi questa vicinanza forzata ha cominciato a pesare e così abbiamo cominciato a fare delle passeggiate da soli a piedi, ma io più spesso in macchina. Poi è venuto il caldo e la macchina al sole diventa infuocata, così non la prendo più e mi risparmio i giri alla ricerca di paesaggi mai notati prima : i dintorni mozzafiato del mio amato paese.

Ho ripreso le passeggiate con mio marito, ma solo la sera o la mattina presto e poi subito a casa con l'aria condizionata. Questa casa che un tempo era movimentata e piena di gente che adesso non c'è più.

Così ieri ho organizzato un pranzo con i miei figli e nipoti, cosa che non succede spesso perché non sempre sono liberi.

È stato bello, la casa si è animata come ai vecchi tempi, sembrava più luminosa e anche più bella e io, indaffarata, non ho avuto il tempo di pensare alla mia solitudine.

Ma poi sono andati via e tutto è tornato come prima, anzi peggio di prima perché dopo una festa la tristezza si nota di più e il ricordo del bel tempo passato insieme non basta a colmare il vuoto del cuore. 

venerdì 15 luglio 2022

INCERTEZZA D'ESTATE

 Io non so se preferisco l'estate o l'inverno o forse è meglio la primavera o l'autunno, quando non piove. Nelle belle giornate d'inverno o di primavera, io e mio marito andiamo a fare delle lunghe camminate nel vicino parco di Floristella, sede di un'antica miniera di zolfo ormai dismessa e adibita a parco minerario e quindi visitabile. Questa miniera dava lavoro a molte persone, fra cui bambini, e creava un consistente indotto, tanto che all'epoca il mio paese raggiunse la bella cifra di 18.000 abitanti, in gran parte provenienti da fuori, mentre oggi siamo rimasti poco più di 5.000 anime.

Il parco è molto grande. Oltre al palazzo dei proprietari, un tempo visitabile, ora solo con prenotazione, si possono percorrere diversi chilometri per visitare i vari Pozzi, le discenderie, i forni dove un tempo si estraeva lo zolfo. C'è un incantevole ruscello con acqua sulfurea a cui si può attingere per effettuare trattamenti di bellezza e pulizia della pelle. Il tutto circondato da una folta e ricca vegetazione.

Noi preferiamo camminare nell'attiguo bosco di conifere che ti regala un'aria balsamica e incredibilmente tonificante.

L'alternanza di sole e ombra ti fa apprezzare quel posto come un luogo estremamente piacevole e rilassante.

Però d'estate non ci andiamo perché ci alziamo un po' tardi e con il tempo impiegato per fare colazione fa subito caldo e non ci va di andarci a fare una sudata.

Ma sbagliamo. È che siamo diventati pigri. L'estate impigrisce. 

martedì 12 luglio 2022

AEREI

 AEREI 

Aerei sorvolano

Il mio cielo d’estate

Portano gente lontano

Gente che evade

Gente che fugge

Portano acqua

Per spegnere i boschi.

Io non fuggo

Io non volo

Il mio volo si è fermato

Qui

Sulle colline che un tempo

Erano verdi e che 

Adesso

Portano i resti

Del grano tagliato

E si colorano del giallo vivo

Del sole che hanno bevuto.

Amo questa calura che salva

Amo le mie colline che si accavallano

Come gobbe di chilometrici cammelli

In un deserto che odora di stoppie

In questa quiete assolata.

Il sole e la quiete

Della mia isola 

Piena di Storia.


lunedì 11 luglio 2022

L'ESTATE SOSPESA

 Non è più tempo per me andare in vacanza, anche se tutti lo sono, compresi i miei figli.

Io e mio marito non ce la sentiamo più di cambiare letto e abitudini.

L'ultima volta che siamo stati in un resort, ci siamo annoiati a morte.

Il sole ci sfianca, le onde ci fanno girare la testa. Stare distesi all'ombra ci annoia.

Un tempo, quando si lavorava, sentivamo il bisogno di questo riposo forzato.

I pranzi e le cene al ristorante non hanno il sapore dei cibi preparati con amore. E manca il calore familiare. Il brusio tutt'intorno infastidisce e l'animazione è per lo più dedicata ai bambini o ai ragazzi.

Non c'è più posto per i vecchi (o anziani), anche se dall'aspetto non si indovinerebbe la nostra età.

Molti nostri coetanei ancora lo fanno perché c'è il mito dell'eterna giovinezza. Ma noi preferiamo avere il gusto della consapevolezza che tutto cambia, il tempo passa, gli amici si prendono, i figli se ne vanno. E noi si resta soli, sempre più soli, fino a quando non ci vorrà qualcuno che si occuperà di accudirci, ma speriamo che questo tempo non arrivi mai o che duri pochissimo.

Per ora l'estate è sospesa. Arriverà l'inverno, forse, che ci renderà più concentrati e forse più creativi. 

venerdì 8 luglio 2022

IL FASCINO DEI CARMINA BURANA

https://youtu.be/cO7VF9N8NRY

Carmina burana è una cantata scenica composta da Carl Orff tra il 1935 e il 1936, ed è basata su 24 poemi tra quelli trovati nella raccolta medievale omonima, opera di goliardi e clerici vagantes. Il titolo completo è "Carmina burana: Cantiones profanae cantoribus et choris, comitantibus instrumentis atque imaginibus magicis".

Questa cantata appartiene al trittico teatrale di Orff Trionfi, che, composto in periodi diversi, comprende anche i Catulli Carmina (1943) e il Trionfo di Afrodite (1953). Fu rappresentato la prima volta l'8 giugno 1937 a Francoforte sul Meno, mentre la prima italiana si tenne il 10 ottobre 1942 al Teatro alla Scala di Milano

martedì 5 luglio 2022

SULL' AMORE

 Imparai che essere amati non è niente, mentre amare è tutto, e sempre più mi parve di capire ciò che da valore e piacere alla nostra esistenza non è altro che la nostra capacità di sentire. Ovunque scorgessi sulla terra qualcosa che si potesse chiamare “felicità”, consisteva di sensazioni. 


Il denaro non era niente, il potere non era niente. Si vedevano molti che avevano sia l’uno che l’altro ed erano infelici. La bellezza non era niente: si vedevano uomini belli e donne belle che erano infelici nonostante la loro bellezza. Anche la salute non aveva un gran peso; ognuno aveva la salute che si sentiva, c’erano malati pieni di voglia di vivere che fiorivano fino a poco prima della fine e c’erano sani che avvizzivano angosciati per la paura della sofferenza. 


Ma la felicità era ovunque una persona avesse forti sentimenti e vivesse per loro, non li scacciasse, non facesse loro violenza, ma li coltivasse e ne traesse godimento. La bellezza non appagava chi la possedeva, ma chi sapeva amarla e adorarla. La felicità è amore, nient’altro. Felice è chi sa amare. Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa senta se stessa e percepisca la propria vita. Ma amare e desiderare non è la stessa cosa. L’amore è desiderio fattosi saggio; l’amore non vuole avere; vuole soltanto amare. 


Herman Hesse, Sull’amore

venerdì 1 luglio 2022

LA CIVILTÀ DELLE IMMAGINI NON FA PER ME

 Scrivo dal telefono perché è più comodo stare sdraiati sul divano anziché alla scrivania.

Certo che lo schermo è più piccolo di quello di un pc, per questo non mi concentro sulle immagini che postate ma leggo piuttosto i contenuti e i commenti.

E dire che per un certo periodo ho dipinto anche, ma ora preferisco scrivere o leggere qualcosa di non molto impegnativo per l'estate, si sa che il caldo non aiuta la concentrazione.

Le immagini mi piace vederle dal vivo piuttosto che in foto o su uno schermo. Lo schermo inoltre ti isola dalla realtà circostante e può essere utile a volte per isolarti da essa, quando non ti piace.

Sul telefono è difficile correggere o modificare quello che hai scritto, per cui scrivo di getto. Non me ne vogliate per qualche refuso sfuggito.

La realtà è molto diversa, a volte, da quello che viene rappresentato che può essere ingannevole, spingendoti a concentrarti solo su un aspetto di essa anziché nella sua totalità che può anche presentare aspetti sgradevoli che nella foto non appaiono.


lunedì 27 giugno 2022

IL TEMPO PERDUTO

Dentro il fosso dalle alte sponde scure, le lunghe chiome proiettavano le loro cime brune sul tremolio dell’acqua sottostante. La buca aveva la dimensione di poco più di un metro quadrato ed era di forma ovale, tutta circondata da alti pioppi che sembravano essere piantati lì apposta. Quel luogo era un incanto: c’era l’acqua, gli alberi, gli uccelli che si rincorrevano sulle fitte fronde di un verde intenso, diverso da tutto il resto che costituiva allora la campagna dove trascorrevo il periodo migliore delle mie vacanze estive.

 Avevo risalito il piccolo ruscello fino alla sua sorgente, almeno a quella che credevo lo fosse,  che in fondo non era così lontana dal punto dove l’acqua, dopo aver attraversato un breve tratto di campagna, sgorgava a forza, tuffandosi fra alte pareti di roccia e proseguendo così la sua strada , in parte a vista, in parte sotterranea, verso la meglio nota “ Sciumaredda”.

In quell’angolo di paradiso trascorrevo le mie mattinate tra un’arrampicata e l’altra sugli alberi che traevano beneficio dall’ umidità del terreno circostante. C’era un fico secolare che con la fitta chioma formava un gigantesco ombrello sotto il quale trovavo rifugio nei momenti di forte calura. Più in là, un alto noce mi consentiva di raggiungere altezze inconsuete per spaziare con lo sguardo sull’intero territorio. I bordi del ruscello erano costeggiati da deliziosi melograni dai fiori vermigli e da una conturbante distesa di  canne fiorite. Una scoscesa scaletta di pietra conduceva al luogo più basso: quello in cui l’acqua sgorgava limpida e pura come nelle migliori sorgenti di montagna. Lì si scendeva per riempire i secchi, i bidoni e le “quartare” che ci servivano da provvista per l’intera giornata, dato che in casa non c’era il rubinetto e noi dovevamo lavarci fuori, tra le robinie che crescevano in fretta e che offrivano un valido riparo dai cocenti raggi del sole di quelle mattine di torrido Agosto. Noi ragazzi eravamo addetti a questo lavoro ed era una conquista guadagnare la salita fino alla casa, più e più volte, con quel carico insolito. La casa era in pietra, con muri spessi fino a un metro. In fondo, una vecchia grotta, scavata in tempo di guerra per ripararsi dai bombardamenti, era stata trasformata poi in cucina, un’ampia cucina dove tutto sapeva di fresco e di buono. Mia madre vi cucinava le crocchette di patate al sapore di aglio e menta, la salsa fresca di pomodori sbucciati e perfino delle squisite creme o budini che servivano da dessert e da merenda. In alto c’era una finestrella, con le grate di ferro, che arieggiava il locale, ma faceva entrare anche tanta polvere. Le formiche, le vespe, i gechi e ogni tipo di insetto, erano di casa, e noi ci difendevamo con delle vigorose spruzzate di DDT. In fondo alla cucina, un’appendice di quella che era stata la grotta, separata dal resto da una porticina con la rete, fungeva da frigorifero, dove trovavano posto i “ bummali ” con il vino e le “ quartare” con l’acqua fresca.

Mio zio era più giovane di mia madre ed io lo ricordo ancora con quell’aria baldanzosa e quell’euforia quasi fanciullesca quando, armato di tutto punto con gli attrezzi che servivano allo scopo, ci conduceva in  giro per i nostri luoghi magici alla ricerca di farfalle di vario tipo di cui era competente collezionista .Cercando di non far rumore che potesse distrarre l’insetto, l’acchiappafarfalle calava con mano sicura, intrappolando nella sua rete quell’arcobaleno di colori , mentre rallentava il suo volo per posarsi sul fiore prescelto. Estratta delicatamente dal cono di rete bianca ,la farfalla che destava maggiormente l’interesse per la peculiarità dei colori veniva poi tenuta cautamente tra le dita per non sciuparne le ali e successivamente infilzata sulla testa con uno spillo che la immobilizzasse per sempre, per venire poi esposta, insieme ad altre, nell’apposito contenitore bianco col coperchio di vetro che mio zio aveva costruito per ospitare i preziosi reperti. Numerose varietà di papilionacee facevano bella mostra nella sua bacheca e, sotto ad ognuna , il nome, scritto in latino, ne visualizzava la classificazione . Io ero percorsa da un brivido , allorquando assistevo alla crudele morte di quelle splendide e innocue creature, infatti, di tutto questo percorso, quello che mi attirava di più era la corsa in mezzo ai fiori  e all’erba alta. A volte , una vegetazione appiccicosa si attaccava ai vestiti ed io, incuriosita, la raccoglievo per farne piccoli cestini ed

altri oggetti che quella strana pianta mi consentiva di modellare e lì, nella mia campagna per buona parte incolta, ce n’era a iosa.

I mie vicini erano quattro ragazzi che, vedendoli nella città dove abitualmente vivevano, non avresti riconosciuto, tanto erano qui sporchi e malvestiti, quanto là lindi e puliti. La campagna li trasformava in tanti piccoli Robinson, pronti ad inventarsi sempre qualcosa per sfruttare appieno le peculiarità che quella natura così rigogliosa offriva. Ed eccoli a scavare tunnel per collegare un angolo particolarmente suggestivo ad un altro altrettanto ameno o a legare corde al ramo di un albero, da cui potersi lanciare, alla maniera di  Tarzan, per scavalcare un piccolo ruscello. Io osservavo, ma difficilmente potevo competere nelle loro acrobazie. Li seguivo invece nelle loro escursioni all’interno di un grande uliveto: lì ci perdevamo, e ci chiamavamo, immaginandoci sperduti in un bosco come Hansel e Gretel.

Di pomeriggio, con mia madre e mio fratello, salivamo nella parte più alta del terreno per raccogliere qualche mandorla, che poi consumavamo dopo averla privata, con una grossa pietra, della scorza spessa e verde scuro e dell’altra , più interna e dura, di colore marrone chiaro. Da lassù si dominava l’ampia vallata verdeggiante e  le colline di fronte e si potevano anche scorgere le case sulla cima della montagna che fronteggiava la nostra e da cui ci separava una considerevole distanza. Lassù abitava mia zia e noi tre a gridare in coro: “Mariaaaa……Mariaaaa……” . Alla fine lei ci sentiva e rispondeva: “Saliteeee”.

Dopo esserci brevemente consultati tra noi tre, decidevamo di compiere l’impresa. Il tragitto si presentava impervio: lungo la camminata, dovevamo tenerci ai rami e alle erbe spontanee per non scivolare. Mia madre si aiutava con un bastone. Attraversavamo terreni  incolti, per lo più mandorleti e uliveti piuttosto trascurati. Numerose erano le erbe spinose, che ci graffiavano le gambe, e le piante di ficodindia, che evitavamo accuratamente. A tre quarti dal percorso, però, un grande gelso ci attendeva per un po’ d’ombra e ristoro con i suoi succosi frutti, che ci imbrattavano le magliette oltremisura. Giunti finalmente in cima, mia madre veniva fatta accomodare per smaltire la stanchezza con una fresca bibita, mentre noi volavamo, con le braccia e con le gambe, fino a toccare i rami degli alberi più alti. La nostra fatica veniva alla fine premiata con il raggiungimento dell’agognato obiettivo: la conquista dell’altalena.

domenica 26 giugno 2022

PERCHÉ IL BLOG È MIGLIORE DEGLI ALTRI SOCIAL

 Quello che dà fastidio negli altri social è secondo me la pubblicità.

Anche in alcuni blog vedo della pubblicità, ma la differenza è che qui essa è scelta e voluta dall'utente, mentre su Facebook e persino su YouTube ti viene imposta senza che tu abbia la possibilità di annullarla. Per la verità, a volte sì ma ne viene di continuo riproposta un'altra e un'altra ancora impedendoti di leggere serenamente un articolo o di vedere o condividere un filmato.

A me dà un gran senso di fastidio, non solo telematicamente ma anche in tv, questa interruzione continua che non serve certo a me ma a chi ci guadagna con questi social network che sono solo illusoriamente gratuiti ma in realtà ci prendono tanto in termini di tempo e di concentrazione. 

giovedì 23 giugno 2022

LA NOIA

 Non voglio parlare del famoso romanzo di Moravia che molti di voi avranno certo letto ma che io non ho mai avuto l'opportunità di leggere anche se da Wikipedia ho ricavato la trama. Lessi " Gli indifferenti" ma poi ho abbandonato questo scrittore anche se seguivo spesso i suoi articoli sul settimanale l'Espresso.

Fu lì che lessi una sua affermazione che mi è rimasta impressa nella memoria, a proposito della guerra fredda. Diceva pressapoco così :

"Non parteciperò alle marce per la pace perché ormai la guerra, a causa del nucleare, diventerà tabù". 

Ci ho creduto fermamente e questa convinzione mi ha liberata da molte paure che avevo a quei tempi.

Adesso le paure pare vogliano rimetterle, perché, secondo me, è più facile mantenere tranquillo un modo di gente che ha paura. Non so, forse è un sospetto infondato. Ma il fatto è che, quando ho la tentazione di avere paura, ripenso sempre a quella frase di Moravia e mi tranquillizzo. Ma mi chiedo : allora perché si continua a fare la guerra?

Non si dovrebbe risolvere tutto in maniera diplomatica?

In questa vicenda c'è qualcosa che non mi quadra : si potrà mai sconfiggere la Russia?

Eppure le parole del nostro presidente del consiglio e gli interventi degli altri senatori, l'altro ieri al senato, mi sono sembrate convincenti. Ma io continuo sempre a pensare che tutte le armi dovrebbero essere abolite per sempre. 

sabato 18 giugno 2022

Mi sta sembrando come fb

 Dopo alcuni anni che non scrivevo ho ripreso questo blog ma sto trovando pochi riscontri rispetto a prima.

In più i commenti sono stringati e non estesi come succedeva prima.

Mi sembrano tutti frettolosi e un po' scocciati. O forse sono io che ho perso il mio smalto di una volta.

Scusate amici, se mi leggete, vi chiedo di lasciare un segno perché non so più chi sono i miei follower e io non ho più accesso al mio blog roll. Solo attraverso i commenti riesco a contattarvi.

Per precisare : scrivo dal telefono


giovedì 16 giugno 2022

IL PRIMO BALLO

La sposa si faceva  attendere, mentre tutti gli invitati cercavano di sistemarsi ai tavoli apparecchiati del ristorante.

Miriam prese posto, insieme ai suoi genitori e suo fratello, in un tavolo per quattro, non molto distante da quello centrale, già predisposto per gli sposi.

Era il matrimonio di una vicina di casa che, quando Miriam era ancora una bambina, amava giocare con lei, portandola a casa loro e prendendosene cura amorevolmente.

A mano a mano presero posto anche gli altri invitati. Si trattava di gente modesta, vestita alla buona, e Miriam si sentiva quasi a disagio in quel suo vestito di lino celeste, a tubino, con la giacchetta in tinta e la borsetta in vernice nera come le scarpe, aperte, col primo tacchetto  che le consentivano i suoi tredici anni.

Non era andata dal parrucchiere perchè, pochi giorni prima, aveva dovuto agghindarsi per un altro matrimonio di ben altro livello. Lì, quasi, l’avevano messa in disparte, tutti presi a guardare e corteggiare le belle ragazze di buona famiglia che mettevano in bella mostra la loro eleganza , la loro avvenenza nonché la loro abbronzatura ( era il periodo dei tre mesi di vacanza al mare, per chi poteva permetterselo) . Miriam ci era rimasta un po’ male. Si sentiva brutta: era troppo alta, per la sua età, il collo troppo lungo, le spalle un po’ piccole, le gambe robuste e la pelle chiara dimostrava senza ombra di dubbio che , nell’estate che già volgeva alla fine,in quei giorni di inizio settembre, la sua vacanza l’aveva trascorsa a casa. 

Portava i capelli corti, alla Rita Pavone, la cantante che in quegli anni faceva letteralmente impazzire tutte le ragazzine, lei compresa, e al collo indossava, per l'occasione, il girocollo d'oro con una grande medaglia della madonna del rosario che le aveva regalato la sua madrina per la cresima. Sembrava decisamente più grande della sua età ,che lei teneva a rimarcare, perché in fondo, dentro, si sentiva ancora una bambina.

Ora , a quel matrimonio, avrebbe voluto rifarsi della brutta figura che credeva di aver fatto in quello precedente 

La sala era lunga e piuttosto stretta, interrotta da pilastri che ne sostenevano il soffitto. I tavolini erano messi di sbieco, in modo da consentire ai camerieri lo spazio necessario per servire agevolmente il pranzo.

 Le pareti, tinteggiate di bianco, volevano dare più luminosità e ampiezza al locale, le cui ampie vetrate, disposte per tutta la lunghezza e sguarnite di tende, si aprivano ad una splendida veduta sul lago.

Quando, giunti gli sposi, i camerieri iniziarono a distribuire le portate, Miriam, da ragazza di buona famiglia, educata alle buone maniere, dispose il tovagliolo sulle gambe, assunse una postura eretta , niente gomiti sul tavolo e, aiutandosi con coltello e forchetta, cercava di darsi da fare per apparire un’esperta di galateo a tavola e non destare quindi alcun dubbio sul fatto che ella a casa propria si comportasse proprio così.

I problemi si presentarono allorquando, nel servire il secondo, i camerieri le posero nel piatto delle anatre arrosto. No, quelle non avrebbe proprio potute mangiarle con coltello e forchetta: avrebbe dovuto sporcarsi le mani per rosicchiare quelle alucce e, se avesse usato le posate, le sarebbero sicuramente saltate via dal piatto. Così ordinò una bistecca.

Tra una portata e l’altra, i rumori provenienti dalla sala discretamente affollata non davano agio ai quattro commensali di interagire fra loro e poi Miriam era tutta presa a guardarsi intorno nel caso scorgesse qualcuno che già conosceva, oltre alla sposa. Suo padre, d’altro canto, era tutto impegnato a godersi serenamente un pasto per cui non aveva dovuto lavorare, per guadagnarselo, e una festa, una delle poche, per cui non aveva dovuto darsi da fare per organizzarla. 

Anche sua madre appariva molto rilassata, mentre suo fratello era occupato a guardarsi intorno. Così Miriam cominciò a sentirsi un po’ frustrata nella sua vana ricerca di persone conosciute, ma rassegnata nel dover assicurare una presenza che era più che altro un dovere, quando ad un tratto, con la coda dell’occhio, quasi distrattamente, si accorse di due strani occhi che trapelavano da due occhialoni da miope con la montatura spessa e nera.

Era seduto al tavolo accanto al suo, ma non lo aveva ancora notato.

Aveva l’apparente età di quattordici anni, quasi buffo nel suo vestito principe di Galles, con la camicia bianca e la cravatta stretta e scura come i capelli tagliati corti come fosse appena uscito dal barbiere.

 Dall’aspetto appariva signorile e qualcosa le disse che, da quando erano seduti lì, non le aveva mai tolto gli occhi di dosso.

 Lei non capiva perché la stava osservando così intensamente. “Forse ho commesso qualche errore nel modo di mangiare?” pensò e nello stesso tempo fu contenta che un quasi coetaneo la ritenesse degna di una qualche attenzione.  Forse avrebbe voluto parlare di dischi e di canzoni, che erano i suoi argomenti preferiti quando stava con le compagne, oppure di scuola!

Cercava di non farci molto caso quando si accorse che lui aveva cambiato posto per poterla osservare meglio e si era messo quasi di fronte a lei.

Miriam cercava di non corrispondere a quello sguardo ma, tutt’a un tratto, quell’ambiente così deprimente, fino ad un attimo prima, le sembrò animarsi di una nuova vitalità e all’improvviso le parve che tutta l’aria profumasse d'amore. 

E le scappò un sorriso.

Più tardi, finito il pranzo, i tavoli in fondo furono scostati e cominciarono i balli. 

I balli?  Ma non usava più ballare ai matrimoni! Pensò Miriam. Quella gente era proprio all’antica! Ma intanto il padre, che cominciava a divertirsi, decise di non salutare per andar via, come la ragazza pensava avesse fatto, e di rimanere un po’ a godersi lo spettacolo.

Gli sposi aprirono le danze e,a seguire, i giovanotti si affrettarono ad invitare le ragazze ( a quei tempi era l’unico modo consentito per tentare qualche approccio). Miriam, scambiata per una sedicenne, fu anch’essa invitata a ballare ed ella, un po’ impacciata, perché non si pensasse che fosse scortese, accettò.

La madre la guardava con attenzione e una punta di gelosia. “ La mia bambina!”, pensava, e non riusciva a rassegnarsi di doverla vedere diventar grande.

L’impaccio finì subito quando si avvicinò il ragazzo notato prima: aveva quasi la sua età, pensava Miriam, e si poteva parlare di canzoni o anche di scuola.

“ Come ti chiami?” – iniziò subito.

“ Sebastian” - rispose.

“Quanti anni hai?”

“Diciassette”

“Che scuola frequenti?”

“Il liceo”

E fu subito amicizia.

La madre si tranquillizzò e il padre continuava ad essere rilassato dal fatto che la propria figlia avesse trovato un coetaneo per divertirsi un po’.

Così quel ballo durò due ore.

Accaparratisi la postazione più vicina al juke box, si divertivano a cambiar canzoni e subito ricominciare a ballare. Il ballo della mattonella era quello che andava più in voga in quell’estate del 1964 e così, tra John Foster, Petula Clark, Rita Pavone, Celentano e Peppino di Capri, trascorsero in fretta due orette, chiacchierando del più e del meno, lui con le mani intorno alla vita di lei e lei con le mani sulle spalle di lui.

Ma quando Sebastian inserì il disco di John Foster “Se questo ballo non finisse mai”, lei gli rispose subito con un’altra canzone : “Non ho l’età, non ho l’età per amarti, non ho l’età…”, infatti gli confessò di avere solo tredici anni.

Il gioco diventava sempre più intrigante e, quando la madre di Miriam decise che era giunta l’ora di andar via, si salutarono con un po’ di magone . Chissà quando si sarebbero rivisti!


Sebastian rimase ancora un po’ nella sala e, pervaso da un senso di smarrimento , non capiva cosa gli stesse succedendo. 

 Più tardi si recò coi genitori a casa della sposa per gli auguri di rito. Sperava di incontrarla ancora lì ma Miriam era già andata a casa sua. Chissà cosa sarebbe successo se avesse saputo che la sua casa era a due passi da quella dei vicini!

 Dopo aver salutato gli sposi, mentre coi suoi si avviava in macchina verso la sua cittadina, fu assalito da una profonda tristezza , come se un senso di vuoto  gli piombasse addosso, aveva la sensazione di aver sfiorato e perduto qualcosa di importante, e una lacrima gli scivolò sulla guancia.

Dietro i vetri gli alberi si rincorrevano sempre più veloci.

Qualche mese dopo, iniziata la scuola, Sebastian la cercò in tutti gli istituti superiori della città e, alla fine, seppe che si trovava in collegio, così le inviò una lettera:

“….. i tuoi occhi sinceri, la tua voce così dolce, mi hanno fatto innamorare follemente di te”.

Ma lei gli scrisse subito: “Ho solo tredici anni”

Sebastian, deciso ad aspettarla, comprò tutti i dischi che avevano ballato a quel matrimonio e, sulla copertina di ognuno, incise le iniziali “M.S.”.

Più volte si recava nella chiesa del collegio ad ascoltar la messa sperando di vederla, ma Miriam, da ligia collegiale, non si girava mai.

Quando le suore, la mattina, facevano il giro col pulmino per accompagnare le collegiali nei vari istituti, Sebastian le attendeva davanti al liceo, sperando, tra le tante ,di vedere Miriam. Ma lei era già scesa.

Certe sere di primavera, Sebastian, con un gruppo di ragazzi, si fermava sotto la finestra del dormitorio delle collegiali e, tutti insieme, col sottofondo del mangiadischi dell’epoca, gridavano a squarciagola i loro canti d’amore.

Le collegiali, eccitate , si accalcavano dietro la finestra, ognuna sperando di vedere il loro ragazzo del cuore.

Ma Miriam dormiva. Quei canti non potevano essere certo per lei: aveva solo tredici anni!

Sebastian intanto collezionava tutte le foto che riusciva a ricavare dai negativi lasciati dal fotografo quando Miriam andava a stampare le sue fotografie e così, dopo alcuni anni, fu in grado di riconoscerla mentre passeggiava per una delle vie di Catania. Subito corse a casa a prendere uno di quei dischi che portava sempre con sé e, sempre correndo, tentò di regalarglielo. Ma Miriam non lo riconobbe: aveva la barba e i capelli lunghi. Come si azzardava quello sconosciuto a volerle regalare un disco? Sarà sicuramente pazzo, pensò. E così lo trattò male. 


Si rividero dopo quasi cinquant'anni. 

Lui era diventato medico e lavorava all'ospedale. Lei una gradevole sessantenne da poco in pensione. Entrambi erano sposati. 

  • Dopo essersi salutati cortesemente, "Ti riconosco" - disse, e rimasero qualche minuto a guardarsi in silenzio sorridendo increduli. A lei venne una strana voglia di ballare ma lui disse che non sapeva farlo. Era molto cambiato, non aveva più i capelli di un tempo e il viso stanco era solcato da impercettibili rughe. 

L'aveva contattata su fb e lei dapprima aveva stentato a riconoscerlo, ma poi ricordò tutto e le sembró di colpo di tornare indietro nel tempo, di ridiventare la ragazzina che era, ma finalmente sicura di sé. 

Si erano parlati qualche volta al telefono e un clima di fiducia reciproca aleggiava fra i due. 

Miriam era contenta di aver ritrovato un vecchio amico a cui si sentiva affine e si rese conto di non aver mai dimenticato quel ballo e come si sentiva serena allora. 

"Siamo figli della stessa cultura e dello stesso sentire", le aveva detto un giorno. 

Poi le regalò il libro che le aveva promesso e si salutarono come se dovessero rivedersi. 

Ma non si rividero mai più. 

Però si sentirono spesso. 


Adesso riposa nella nuda terra, come aveva sempre agognato, in un vecchio cimitero abbandonato, ma i suoi libri e le sue poesie continuano a parlare di lui. 







mercoledì 8 giugno 2022

Il nuovo ordine mondiale che si va delineando

 Cosa pensate di questo nuovo ordine mondiale che si va delineando?

Non più netta distinzione fra oriente e occidente dato che la Cina si è occidentalizzata anzi è diventato il laboratorio dell'occidente, tanto è vero che alla richiesta di mediazione con la Russia xi jnping ha risposto che non è interessato, gli interessa di più il commercio con l'America.

Mentre in Europa esiste una corposa corrente filoputiniana.

Noi ci troviamo in una situazione di ambivalenza nei confronti degli USA perché da un lato si vorrebbe staccarsi dall'ombrello protettivo degli Stati Uniti e fondare un federalismo autonomo. La Russia resterebbe isolata? Non credo.

La situazione è in evoluzione. 

Come pensate che si dipanerà la matassa? 

martedì 7 giugno 2022

AFORISMA

 "Abbiamo bisogno della libertà per impedire che lo Stato abusi del suo potere e abbiamo bisogno dello Stato per impedire l'abuso della libertà. "

Karl Popper, La lezione di questo secolo, Venezia 1992

lunedì 6 giugno 2022

TEST PSICOLOGICO

 Ecco il mio profilo, secondo Jung :


( se volete provare anche voi l'indirizzo è : http://www.altamira.it/html/test_psico/test.asp?cmdG=Q )

"Per questo tipo introverso, è di primaria importanza essere coerente con i valori nei quali crede. Possiede una sorta di senso etico naturale o spontaneo che diventa spesso segretamente comunicativo. In sua presenza le persone tendono a rispettare e seguire i valori nei quali crede. Esercita quindi un effetto positivo sugli altri. È una persona calma e riservata. È sensibile e capace di trattare la gente in maniera molto differenziata. Sa infatti percepire, grazie alle sue ottime qualità intuitive, le differenze e le caratteristiche delle persone che ha di fronte. Malgrado queste doti, può però apparire come un individuo freddo e distaccato a causa della sua introversione che lo porta o non aprirsi facilmente. È difficile da conoscere ed è molto selettivo nelle sue amicizie. Ha tendenza a idealizzare le relazioni che per lui sono importanti con il rischio di subire alcune grosse delusioni. Ha inoltre tendenza a personalizzare molto le situazioni con il risultato di essere facilmente ferito o più semplicemente offeso. Ed essendo introverso tende a non “esternare” i suoi sentimenti quando sono stati feriti: si tiene tutto per sé. La sua funzione inferiore è la sensazione. Non è quindi particolarmente realistico e pragmatico. Rischia di saltare troppo velocemente alle conclusioni, tralasciando l’analisi di fatti e dettagli importanti. Preferisce seguire le sue ispirazioni, rischiando di commettere degli errori che potrebbe evitare. Non ama prendere tempo per essere preciso. È una persona creativa e curiosa. Aperta ed interessata a fare nuove conoscenze ma anche a conoscere nuove idee, libri, iniziative. Ha frequentemente un amore spiccato per l’arte. Può essere un buon comunicatore che si esprime in maniera appassionata. Ha bisogno di periodi di solitudine o di isolamento. Può avere delle forti spinte religiose o interessi spirituali. Sul piano lavorativo può essere attratto da professioni che abbiano una componente umana, relazionale o basata sul linguaggio. È forse il più intellettuale tra i tipi sentimento. È inoltre molto leale nei confronti di una organizzazione capace di essere in sintonia con i suoi valori personali.

domenica 5 giugno 2022

ATTESA

 Che c'è di più dolce che l'attendere

Qualcosa che forse arriverà

Tra un anno, un'ora, un minuto

Qualcosa che, chissà,

Forse è già qui. La speranza

Dà senso ai nostri giorni,

A noi che non sapremo

Mai vivere il presente

Ma viviamo sempre

Nell'attesa di qualcosa

Che è sete di futuro. 

venerdì 3 giugno 2022

GIÙ PER IL SENTIERO DELLE VIOLETTE

Era alto e magro, quasi ossuto, ma con il viso sempre sorridente, quando veniva a trovarmi il pomeriggio alle 5 per portarmi la brioscina e farmi così fare una piacevole pausa dai compiti. 

A volte mi raccontava, a mo' di favola, qualche sua esperienza di guerra nelle retrovie del fronte orientale ai confini con l'Austria Ungheria. 

Faceva il messaggero portando missive con la bicicletta da un punto all'altro delle retrovie. 

Finita la guerra, superò poco dopo un concorso per le ferrovie dello stato e fu assunto come macchinista nella tratta Dittaino Piazza Armerina. 

Aveva frequentato la scuola fino alla sesta elementare ed era quindi in grado di scrivere e parlare correttamente. Memorabili i suoi racconti di storia vissuta ma che non collimavano molto con quello che io leggevo nei libri, per cui gli dicevo : " Ma nonno, non è così la storia, la maestra me l'ha detta in un altro modo". Comunque questi discorsi servivano da stimolo affinché io studiassi con sempre più passione. Bisogna dire che era stato proprio lui ad avviarmi ai primi rudimenti della scrittura quando, sopra il bancone del tabacchino che aveva acquistato dopo che aveva anticipato il pensionamento dalla ferrovia, mi insegnava le parole crociate di cui era appassionato esecutore o quando mi sfogliava le pagine della Domenica del Corriere insegnandomi a leggere prima che io frequentassi la scuola. 

Certe mattine di aprile, nelle belle giornate di primavera, mi portava per mano a scoprire le violette. 

Ci incamminavamo, sempre chiacchierando, giù per la strada che conduceva a Piazza Armerina finché, oltrepassate le cosiddette "grotte di Baldassarre", che in realtà sono delle tombe preistoriche (ma lui non lo sapeva), giungevamo al ponticello e da lì imboccavamo il sentiero delle violette che in realtà era una stradina sterrata che costeggiava la Sciumaredda, un torrente limpido che con la sua umidità consentiva una lussureggiante vegetazione tutt'intorno, e lì ci fermavano a cercare, fra le foglie che ricoprivano la scarpata sulla destra, le violette selvatiche che solo in quel punto pare sbocciassero. Non era facile farne un mazzolino da portare alla mamma o alla nonna, ma intanto eravamo felici di averle trovate. 

martedì 31 maggio 2022

IL RITMO DELLE CANZONI MODERNE

 Ascolto ogni tanto in tv canale 70, solo musica italiana, e mi sorprendo del ritmo delle canzoni di questi giovani cantanti, che è sempre uguale e non capisco di che genere si tratti, rap o cos'altro?

So solo che sono marlellanti e monotone. Inutile dire che non ascolto le parole perché prediligo la musica. A volte penso che questa musica sia computerizzata. Dove sono finite le orchestre di una volta con il canto struggente dei violini e l'armonia dei vari strumenti abilmente diretti da maestri che sapevano fare il loro mestiere e poi i cori che sottolineavano i momenti più emozionanti.

Certo ci sono ogni tanto le eccezioni.

Io preferisco i lenti. Dove sono finiti i lenti di una volta, quelli con cui si poteva fare il ballo della mattonella e che ci facevano sognare?

Certo a volte un po' di allegria non guasta, che ti faccia venire la voglia di ballare, ma non sempre lo stato d'animo è quello giusto.

Penso che dovrei trovare un canale più rilassante o comprarmi una radio. 

sabato 28 maggio 2022

ISOLE

 Siamo isole

Dentro la carne il cuore
Negli occhi il mondo
Estraneo
Senti la vita che scorre
Agita il tuo mare interno
Là fuori altre isole
A volte lontane a volte così vicine
Anche solo per pochi splendidi attimi.

giovedì 26 maggio 2022

CHI HA PAURA DEL TEMPORALE?

 La mia paura si è trasformata in ansia anticipatoria, a causa delle continue e frequenti previsioni del tempo che compaiono in ogni dove, persino sul telefono.

Quello che mi rattrista e mi crea ansia e fastidio è anche la diminuzione della luce, specialmente in questo periodo dell'anno in cui siamo più abituati al sole. 

Non è sempre stato così : prima si scrutavano le nubi e spesso si partiva col rischio di incrociare un fortunale lungo la strada. Ora invece rinuncio in anticipo a eventuali impegni presi e non esco da casa già qualche giorno prima. 

Come si fa a superare questa fobia che mi crea un'ansia specifica? 

martedì 17 maggio 2022

Maggio

Cascate di umida rugiada

Stillano dalle  rose

Che presto sfioriranno,

Come tramonti percepiti in un lampo

Fuggevole ma intenso,

Che sfreccia sulle nostre vite,

Incredule

Di tanta bellezza effimera.


E come il tramonto 

Che presto si ripete,

Tu ritornerai, Amore,

A donarmi la tua 

Meravigliosa essenza,

Che profuma

Del fascino delle rose disfatte,

Che tanto ci hanno dato

In quel tempo febbrile

 inchiodato

Nel ricordo di chi lo ha vissuto.