giovedì 25 agosto 2022

SICILIA

 "Dicono gli atlanti che la Sicilia è un'isola e sarà vero, gli atlanti sono libri d'onore. Si avrebbe però voglia di dubitarne, quando si pensa che al concetto d'isola corrisponde solitamente un grumo compatto di razza e costumi, mentre qui tutto è mischiato, cangiante, contraddittorio, come nel più composito dei continenti. Vero è che le Sicilie sono tante, non finirò di contarle. Vi è la Sicilia verde del carrubbo, quella bianca delle saline, quella gialla dello zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava. 


 

Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell'angoscia della roba, una che recita la vita come un copione di carnevale; una, infine, che si sporge da un crinale di vento in un accesso di abbagliato delirio...


Tante Sicilie, perché? Perché la Sicilia ha avuto la sorte ritrovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione. Soffre, la Sicilia, di un eccesso d'identità, né so se sia un bene o sia un male. Certo per chi ci è nato dura poco l'allegria di sentirsi seduto sull'ombelico del mondo, subentra presto la sofferenza di non sapere districare fra mille curve e intrecci di sangue il filo del proprio destino.


Capire la Sicilia significa dunque per un siciliano capire se stesso, assolversi o condannarsi. Ma significa, insieme, definire il dissidio fondamentale che ci travaglia, l'oscillazione fra claustrofobia e claustrofilia, fra odio e amor di clausura, secondo che ci tenti l'espatrio o ci lusinghi l'intimità di una tana, la seduzione di vivere la vita con un vizio solitario. L'insularità, voglio dire, non è una segregazione solo geografica, ma se ne porta dietro altre: della provincia, della famiglia, della stanza, del proprio cuore. Da qui il nostro orgoglio, la diffidenza, il pudore; e il senso di essere diversi. 


 

Diversi dall'invasore (che è più alto: il normanno non si può prenderlo a pugni, si può solo colpirlo al ventre con un trincetto...); diversi dall'amico che viene a trovarci ma parla una lingua nemica; diversi dagli altri, e diversi anche noi, l'uno dall'altro, e ciascuno da se stesso. Ogni siciliano è, di fatti, una irripetibile ambiguità psicologica e morale. Così come l'isola tutta è una mischia di lutto e di luce. Dove è più nero il lutto, ivi è più flagrante la luce, e fa sembrare incredibile, inaccettabile la morte. Altrove la morte può forse giustificarsi come l'esito naturale d'ogni processo biologico; qui appare come uno scandalo, un'invidia degli dei. 


Da questa soperchieria del morire prende corpo il pessimismo isolano, e con esso il fasto funebre dei riti e delle parole; da qui nascono i sapori cupi di tossico che lascia in bocca l'amore. Si tratta di un pessimismo della ragione, al quale quasi sempre s'accompagna un pessimismo della volontà. Evidentemente la nostra ragione non è quella di Cartesio, ma quella di Gorgia, di Empedocle, di Pirandello. Sempre in bilico tra mito e sofisma, tra calcolo e demenza; sempre pronta a ribaltarsi nel suo contrario, allo stesso modo di un immagine che si rifletta rovesciata nell'ironia di uno specchio. 


 

 Il risultato di tutto questo, quando dall'isola non si riesce o non si voglia fuggire, è un'enfatica solitudine. Si ha un bel dire – io per primo – che la Sicilia si avvia a diventare Italia (se non è più vero, come qualche savio sostiene, il contrario). Per ora l'isola continua ad arricciarsi sul mare come un istrice, coi suoi vini truci, le confetture soavi, i gelsomini d'Arabia, i coltelli, le lupare. Inventandosi i giorni come momenti di perpetuo teatro, farsa, tragedia o Grand-Guignol. Ogni occasione è buona, dal comizio alla partita di calcio, dalla guerra di santi alla briscola in un caffè.


Fino a quella variante perversa della liturgia scenica che è la mafia, la quale fa le sue mille maschere, possiede anche questa: di alleanza simbolica e fraternità rituale, nutrita di tenebra e nello stesso tempo inetta a sopravvivere senza le luci del palcoscenico.


È da questa dimensione tetrale del vivere che ci deriva, altresì, la suscettibilità ai fischi, agli applausi, all'opinione degli altri (il terribile " uocchiu d'e gghenti", l'occhio della gente); e la vergogna dell'onore perduto; e la vergogna di ammalarsi... 


Non è tutto, vi sono altre Sicilie, non finirò mai di contarle." 


#GesualdoBufalino

martedì 23 agosto 2022

IL TEMPORALE

 Ritorno bambina

E le paure incombono

Come banchi di nubi

Sul mio cuore.

Ad ogni lampo

Rintronano le nenie

Minacciose e imploranti

Di mia nonna :

Le sue fobie di allora 

Sono le mie di ora!

Grandine e pioggia

Si abbattono impietose su di me

Che rannicchiata attendo

Trepida e timorosa

Che il cielo si rischiari.

E al primo raggio di sole

Spalanco le finestre in un sorriso. 

venerdì 19 agosto 2022

NOSTALGIA

 Nell'attimo fuggente del tempo

Riaffiorano i fantasmi del passato.

Tristi, fuggevoli lampi

Di una giovinezza ormai perduta. 

A volte lieti momenti 

D'intensa gioia

Sfumati nella nebbia dell'oblio. 

Ah quanto mi è difficile sperare 

Che non tutto è perduto, 

Che tutto l'oggi 

Sarà domani ammantato

Dalla magia del tempo 

Che passa e inesorabilmente 

Sfuma e indora i ricordi. 

mercoledì 17 agosto 2022

UN AMORE, UNA VITA

 Era il più alto della scuola e perciò era notato più degli altri ma non eccelleva certo per competenze scolastiche, giacché le sue attenzioni e i suoi interessi erano dedicati ad altro: scorrazzare nelle campagne, litigare coi compagni che si permettevano, all'uscita da scuola, di espletare i loro impellenti bisogni lungo i muri delle strade. Che cosa potevano pensare le ragazze di fronte a spettacoli così osceni? 

E poi il pallone. Francesco non poteva essere abile come calciatore per via di una lieve imperfezione al piede. Ma tifava vivamente per la sua squadra del cuore, tanto che tutti lo chiamavano Herrera, l'allenatore dell' Inter del 1964.

Quell'anno a scuola le cose erano un po' messe male, tanto che l'anno precedente aveva rischiato la bocciatura e l'aveva spuntata per un pelo. Ma quest'anno c'erano gli esami, pensava, e ripetere la terza media sarebbe stata troppo dura oltre che una grossa perdita di tempo per uno che a 13 anni ne dimostrava già 16, sia fisicamente che mentalmente e infatti si sentiva già un uomo e non gli andava di doversi confrontare ancora una volta con quei ragazzini imberbi che erano i suoi compagni, che addirittura l'avrebbero superato, sia nella scuola che nella vita. 

" Scommettiamo che quest'anno sarò ammesso con tutti 6? ", diceva alla ragazza con cui percorreva parte della strada al ritorno verso casa. 

Miriam, al contrario aveva la media dell'otto e non aveva mai avuto problemi con la scuola, tanto che si era guadagnata una buona nomina all'interno dell'istituto. 

Non che fossero amici, ma Francesco la guardava con un certo interesse mascherato da indifferenza tanto che la mattina, andando a scuola, aspettava che lei passasse per poi superarla con quel passo spavaldo e caratteristicamente claudicante che lei ammirava da dietro senza mai sospettare che fra i due ci potesse essere qualcosa al di là del semplice cameratismo e infatti lei un ragazzo ce l'aveva, procuratole dalle compagne che la ritenevano troppo seria e perfettina e desideravano farla sciogliere un po'. 

In verità c'erano pochi incontri e qualche bigliettino e proprio Francesco faceva da tramite fra i due. 

Un giorno, durante uno di questi scambi di corrispondenza, successe che il bigliettino rimase impigliato tra le due mani, una che non lo voleva cedere e l'altra che tardava a prenderlo. Gli sguardi a questo punto si incontrarono e così Miriam notò le particolarità di quel volto da adolescente pieno di brufoli ma con un'intensità peculiare che ispirava nel contempo simpatia e fiducia. Per la prima volta lo vide bello e così quello fu l'ultimo biglietto che inviò. 

La curiosità e l'interesse cominciarono a crescere proprio nell'imminenza degli esami di terza media tanto che Miriam cominciò a parlare coi professori pregandoli di trattare bene Francesco, ma non fu necessario perché quello scoglio fu superato bene da entrambi. 

Cominciò così una lunga estate di pedinamenti e sguardi rubati. 

Finché non si rividero a settembre, a un matrimonio. 

Affacciati entrambi sulla terrazza che dava sul lago si scambiarono le ultime informazioni sui progetti futuri. 

Lui avrebbe viaggiato con la littorina per frequentare la scuola superiore mentre Miriam sarebbe andata in collegio. 

La vita del collegio non era sgradevole : si stava insieme, si chiacchierava, e si studiava. È vero che non si poteva uscire, però la mattina si andava in una scuola esterna, accompagnate da una suora. 

All'uscita da scuola, tutti i ragazzi del geometra, che uscivano prima, si facevano trovare sul marciapiede di fronte all'uscita per ammirare la sfilata delle collegiali e scegliere o vedere la loro ragazza del cuore. 

Francesco a volte era là e a Miriam veniva un tuffo al cuore, ma lui non era deciso a fare il primo passo perché temeva di essere rifiutato, si sentiva inadeguato verso quella ragazza che, a tredici anni era nel fulgore della sua bellezza e inoltre era conosciuta anche per la sua bravura. Così cercava di non andarci, di toglierla dalla testa. 

Ma fu lei a fare il primo passo : gli scrisse una lettera, senza però dichiararsi, e gliela inviò con una compagna di scuola che viaggiava con la littorina. 

A quella seguirono tante altre lettere e si instaurò una corrispondenza interrotta saltuariamente da qualche sporadico incontro. 

Miriam attendeva con ansia quelle lettere che conservava gelosamente in un cassetto della scrivania. Ma un giorno le suore, sospettando qualcosa, si spinsero a rovistare fra le sue cose e, trovata la prova del misfatto, raccontarono tutto al padre che, pensandola ancora troppo piccola per avere una relazione, intensificó la sorveglianza. 

Ma la cosa tra i due ragazzi durò ancora a lungo, tra alti e bassi, ripensamenti e riappacificazioni, insicurezze di lui e incontri furtivi. 

Ormai il padre era deciso ad ostacolare in ogni modo la relazione forse perché pensava di destinarla a qualcuno più grande che fosse anche un buon partito, mentre Francesco era solo uno studente e non si sapeva che futuro avrebbe avuto, ma il ragazzo, deciso ormai a rendersi degno di quel rapporto, oltre che a realizzare se stesso, si impegnò talmente tanto nello studio che riuscì a diplomarsi col massimo dei voti, ottenendo anche una medaglia d'oro per il suo rendimento e capacità. 

Così, acquisita ormai la fiducia in se stesso, decise di intraprendere la carriera di ingegnere. 

Ma questo passaggio segnò una reciproca interruzione del loro rapporto d'amore: ormai si sentivano maturi e pronti a proseguire per conto proprio il cammino della propria realizzazione. Così le loro strade si divisero anche geograficamente in quanto Francesco decise di continuare gli studi a Milano, mentre Miriam faceva del suo meglio all'università di Catania e inoltre lavorava come insegnante nel suo paese. 

Questa interruzione permise ai due ragazzi di fare altre esperienze e confrontarsi con diverse realtà per poi ritrovarsi dopo qualche anno consapevoli di essere fatti l'uno per l'altra e poter così progettare un lungo percorso di vita assieme che, pur con qualche difficoltà normale della vita, proseguí tutto sommato felice e allietato dalla nascita di tre splendidi figli. 


venerdì 12 agosto 2022

Narcisismo

 Il narcisismo sembra una caratteristica della nostra epoca. I costumi sessuali che paiono essere di gran lunga più liberi, la facilità nel passare da un partner all'altro, l'esibizionismo, la pornografia, la smania di costruirsi un'immagine vincente agli occhi del mondo, tutti questi fattori hanno certamente contribuito allo sviluppo incalzante delle personalità narcisistiche.

Sicuramente è questa eccessiva importanza legata all'immagine un indizio inequivocabile della tendenza al narcisismo e di ciò soffrono soprattutto le donne, per le quali l'immagine di sè è considerata più importante del sè reale. Ed ecco quindi la corsa alla chirurgia estetica, i massaggi, le palestre, i vari make up per valorizzare parti del corpo, l'importanza data ad un abbigliamento ricercato. Tutto questo volto principalmente ad attirare il maschio, ma anche a dimostrare la propria superiorità nei confronti delle altre donne, con le quali si stabilisce un rapporto di rivalità, anzichè di complicità.

C'è da dire comunque che , anche se lo stato narcisistico appartiene principalmente alle donne,oggi, nella cultura dell'immagine, anche molti uomini non ne sono esenti.

I narcisisti dimostrano una mancanza d'interesse per gli altri, ma sono altrettanto indifferenti anche ai propri più veri bisogni. Spesso il loro comportamento è autodistruttivo. Inoltre, quando parliamo dell'amore dei narcisisti per se stessi, dobbiamo operare una distinzione: il narcisismo denota un investimento nell'immagine invece che nel sé. I narcisisti amano la propria immagine non il loro sé reale. Hanno un senso di sé debole, e non è in base ad esso che orientano le loro emozioni. Ciò che fanno è piuttosto diretto ad incrementare l'immagine, spesso a discapito del sé.

D'altra parte l'ammirazione che il narcisista riceve gonfia soltanto il suo io e non fa nulla per il sé. Alla fine allora il narcisista respingerà gli ammiratori nello stesso modo in cui ha respinto il proprio sé autentico.

martedì 9 agosto 2022

Scarpe strette

 Un giorno un signore entrò in un negozio di calzature e chiese di provare un paio di scarpe. La commessa gli chiese che numero calzasse e lui rispose il 42, ma chiese di provare il 39. Trovandolo largo chiese il 35. Al che la commessa chiese perché volesse il 35 se calzava il 42. Al che lui rispose: "La sera, quando tolgo le scarpe, provo un sollievo enorme. È l'unica gioia della giornata".

Questa storiella mi sembra come "La quiete dopo la tempesta "del grande Giacomo Leopardi. 

Mi chiedo perché

 Mi chiedo perché è così difficile trovare un'amica donna. Le donne non ti leggono e non ti commentano.

I commenti al mio blog sono più che altro maschili e così mi sembra di intuire nei commenti dei blog femminili che leggo.

Forse c'è questa abitudine atavica di cercare persone del sesso opposto o forse i post femminili appaiono scontati alle altre donne.

Vi rivolgo un appello : amiche, commentate, così potrò leggere quel che scrivete e commentare a mia volta. 

martedì 2 agosto 2022

IL SESSANTOTTO

 Li vissi di riflesso

Sulla mia pelle

Gli anni in cui tutto

Cambiò 

All'improvviso. 

La guerra dei figli 

Contro i padri 

Non mi toccò che di sbieco. 

Vivevo allora in una

Campana di vetro, 

Protetta e prigioniera. 

La riforma della scuola 

Venne dopo di me. 

I fiori nei cannoni

Io non li misi. 

Perché non potei vivere quegli anni 

Combattendo!