Bruciano, gli alberi,
Lanciando al cielo
Un ultimo anelito
Di pietà.
E mentre un contadino incauto
Fugge,
Portando con sé il peso
Della sua colpa,
La natura freme, implora.
Ormai non è rimasta che una misera
Distesa di cenere
E, dove prima giocavano i fanciulli gioiosi,
Godendo della frescura
E delle tenere gocce di rugiada,
Un cane randagio
Vaga
Contemplando incredulo
L'infausto esito
Della distruzione umana.
Or piove e, nella landa desolata,
Tu scorgi stupito
Un tenero germoglio.
La Natura non si arrende :
E' la vita che, prepotentemente
Ricomincia la sua battaglia
Gloriosa.
(2014)
5 commenti:
Bellissima poesia, dal suono dolce e delicato. Ha un grande significato che può essere interpretato alla lettera o essere una metafora della nostra vita. Complimenti.
Grazie mille, sono contenta che ti sia piaciuta. Sì, in effetti il messaggio, oltre che letterale è metaforico.
Ho letto il tuo profilo, penso che sia una giovane donna molto sensibile e impegnata. Vorrei aggiungerti al mio blog roll ma non so come fare dallo smartphone dato che il mio computer è fuori uso.
Benvenuta
Grazie delle belle parole. Ti ho inserita nel mio blogroll, nel frattempo che hai il computer fuori uso, se ti fa piacere seguirmi, puoi lasciare il mi piace sui "lettori fissi", così posso comparire nel tuo "elenco lettura"quando aggiorno il blog. Ti abbraccio.
Non mi permette nemmeno questo. Ora provo a riabilitare il pc
Poveri alberelli , mi viene da piangere ... contadino cattivonee
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