mercoledì 17 agosto 2022

UN AMORE, UNA VITA

 Era il più alto della scuola e perciò era notato più degli altri ma non eccelleva certo per competenze scolastiche, giacché le sue attenzioni e i suoi interessi erano dedicati ad altro: scorrazzare nelle campagne, litigare coi compagni che si permettevano, all'uscita da scuola, di espletare i loro impellenti bisogni lungo i muri delle strade. Che cosa potevano pensare le ragazze di fronte a spettacoli così osceni? 

E poi il pallone. Francesco non poteva essere abile come calciatore per via di una lieve imperfezione al piede. Ma tifava vivamente per la sua squadra del cuore, tanto che tutti lo chiamavano Herrera, l'allenatore dell' Inter del 1964.

Quell'anno a scuola le cose erano un po' messe male, tanto che l'anno precedente aveva rischiato la bocciatura e l'aveva spuntata per un pelo. Ma quest'anno c'erano gli esami, pensava, e ripetere la terza media sarebbe stata troppo dura oltre che una grossa perdita di tempo per uno che a 13 anni ne dimostrava già 16, sia fisicamente che mentalmente e infatti si sentiva già un uomo e non gli andava di doversi confrontare ancora una volta con quei ragazzini imberbi che erano i suoi compagni, che addirittura l'avrebbero superato, sia nella scuola che nella vita. 

" Scommettiamo che quest'anno sarò ammesso con tutti 6? ", diceva alla ragazza con cui percorreva parte della strada al ritorno verso casa. 

Miriam, al contrario aveva la media dell'otto e non aveva mai avuto problemi con la scuola, tanto che si era guadagnata una buona nomina all'interno dell'istituto. 

Non che fossero amici, ma Francesco la guardava con un certo interesse mascherato da indifferenza tanto che la mattina, andando a scuola, aspettava che lei passasse per poi superarla con quel passo spavaldo e caratteristicamente claudicante che lei ammirava da dietro senza mai sospettare che fra i due ci potesse essere qualcosa al di là del semplice cameratismo e infatti lei un ragazzo ce l'aveva, procuratole dalle compagne che la ritenevano troppo seria e perfettina e desideravano farla sciogliere un po'. 

In verità c'erano pochi incontri e qualche bigliettino e proprio Francesco faceva da tramite fra i due. 

Un giorno, durante uno di questi scambi di corrispondenza, successe che il bigliettino rimase impigliato tra le due mani, una che non lo voleva cedere e l'altra che tardava a prenderlo. Gli sguardi a questo punto si incontrarono e così Miriam notò le particolarità di quel volto da adolescente pieno di brufoli ma con un'intensità peculiare che ispirava nel contempo simpatia e fiducia. Per la prima volta lo vide bello e così quello fu l'ultimo biglietto che inviò. 

La curiosità e l'interesse cominciarono a crescere proprio nell'imminenza degli esami di terza media tanto che Miriam cominciò a parlare coi professori pregandoli di trattare bene Francesco, ma non fu necessario perché quello scoglio fu superato bene da entrambi. 

Cominciò così una lunga estate di pedinamenti e sguardi rubati. 

Finché non si rividero a settembre, a un matrimonio. 

Affacciati entrambi sulla terrazza che dava sul lago si scambiarono le ultime informazioni sui progetti futuri. 

Lui avrebbe viaggiato con la littorina per frequentare la scuola superiore mentre Miriam sarebbe andata in collegio. 

La vita del collegio non era sgradevole : si stava insieme, si chiacchierava, e si studiava. È vero che non si poteva uscire, però la mattina si andava in una scuola esterna, accompagnate da una suora. 

All'uscita da scuola, tutti i ragazzi del geometra, che uscivano prima, si facevano trovare sul marciapiede di fronte all'uscita per ammirare la sfilata delle collegiali e scegliere o vedere la loro ragazza del cuore. 

Francesco a volte era là e a Miriam veniva un tuffo al cuore, ma lui non era deciso a fare il primo passo perché temeva di essere rifiutato, si sentiva inadeguato verso quella ragazza che, a tredici anni era nel fulgore della sua bellezza e inoltre era conosciuta anche per la sua bravura. Così cercava di non andarci, di toglierla dalla testa. 

Ma fu lei a fare il primo passo : gli scrisse una lettera, senza però dichiararsi, e gliela inviò con una compagna di scuola che viaggiava con la littorina. 

A quella seguirono tante altre lettere e si instaurò una corrispondenza interrotta saltuariamente da qualche sporadico incontro. 

Miriam attendeva con ansia quelle lettere che conservava gelosamente in un cassetto della scrivania. Ma un giorno le suore, sospettando qualcosa, si spinsero a rovistare fra le sue cose e, trovata la prova del misfatto, raccontarono tutto al padre che, pensandola ancora troppo piccola per avere una relazione, intensificó la sorveglianza. 

Ma la cosa tra i due ragazzi durò ancora a lungo, tra alti e bassi, ripensamenti e riappacificazioni, insicurezze di lui e incontri furtivi. 

Ormai il padre era deciso ad ostacolare in ogni modo la relazione forse perché pensava di destinarla a qualcuno più grande che fosse anche un buon partito, mentre Francesco era solo uno studente e non si sapeva che futuro avrebbe avuto, ma il ragazzo, deciso ormai a rendersi degno di quel rapporto, oltre che a realizzare se stesso, si impegnò talmente tanto nello studio che riuscì a diplomarsi col massimo dei voti, ottenendo anche una medaglia d'oro per il suo rendimento e capacità. 

Così, acquisita ormai la fiducia in se stesso, decise di intraprendere la carriera di ingegnere. 

Ma questo passaggio segnò una reciproca interruzione del loro rapporto d'amore: ormai si sentivano maturi e pronti a proseguire per conto proprio il cammino della propria realizzazione. Così le loro strade si divisero anche geograficamente in quanto Francesco decise di continuare gli studi a Milano, mentre Miriam faceva del suo meglio all'università di Catania e inoltre lavorava come insegnante nel suo paese. 

Questa interruzione permise ai due ragazzi di fare altre esperienze e confrontarsi con diverse realtà per poi ritrovarsi dopo qualche anno consapevoli di essere fatti l'uno per l'altra e poter così progettare un lungo percorso di vita assieme che, pur con qualche difficoltà normale della vita, proseguí tutto sommato felice e allietato dalla nascita di tre splendidi figli. 


8 commenti:

Stefania ha detto...

Wow che bellissimo racconto.
È tuo?

Paola D. ha detto...

Certo

Stefania ha detto...

Complimenti scrivi benissimo

Enzo ha detto...

Lessi tempo fa un racconto tuo per certi versi simile a questo, la storia di due adolescenti che incrociano le loro vite e i loro destini in un contesto sociale molto diverso da quello odierno. Il racconto di oggi è più completo e gradevole rispetto all'altro ma resta comunque un ottimo canovaccio per un romanzo più esteso e definitivo. Tu hai il "privilegio" di aver conosciuto quella stagione, quei limiti, quelle dinamiche, ne puoi parlare con cognizione di causa e sincerità proprio per questo e forse, dentro le tue righe, c'è anche una componente autobiografica. Resta il problema della scrittura in rete soprattutto se estesa ma se suddividi il racconto in alcuni capitoli, lo rivedi in alcuni particolari, lo poni su un piano più intimo probabilmente sarai più soddisfatto del tuo lavoro

Giovanni ha detto...

Un detto dice:il primo amore non si scorda mai se poi è coronato da tre figli.

Paola D. ha detto...

Grazie per il lusinghiero giudizio. Purtroppo non ho mai pensato a un romanzo in quanto rifuggo dalle situazioni estese e complesse. Mi andava meglio con i racconti brevi, ma attualmente non ho ispirazione neanche per quelli

Paola D. ha detto...

Grazie

Paola D. ha detto...

Grazie mille